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    CHE DUE MARÒ - IL MINISTERO DELL’INTERNO INDIANO SPOSA LE TESI DELL’AGENZIA INVESTIGATIVA NAZIONALE, E ACCUSA LATORRE E GIRONE DI OMICIDIO - I DUE FUCILIERI SPARARONO AL PESCHERECCIO SENZA PROVOCAZIONE E SENZA LANCIARE UN AVVERTIMENTO


     
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    Francesco Grignetti per “la Stampa”

     

    BAN KI MOON BAN KI MOON

    Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon arriva in India per tre giorni e vi giunge «preoccupato» per la crisi legata ai fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone che da ormai quasi tre anni ha messo in sofferenza le relazioni italo-indiane. Solo qualche giorno fa, il portavoce dell’Onu Stephane Dujarric aveva sottolineato che Ban ritiene «importante per entrambe le parti cercare di raggiungere una soluzione ragionevole e reciprocamente accettabile» in quanto teme fortemente che «la questione potrebbe danneggiare gli sforzi per la pace e la sicurezza internazionale».

     

    LA TESI DELLA NIA INDIANA

    salvatore girone Massimiliano Latorre salvatore girone Massimiliano Latorre

    Il ministero dell’Interno dell’India, però, attraverso la Nia, Agenzia investigativa nazionale, insiste nella sua tesi: i due marò italiani, Latorre e Girone, spararono al peschereccio indiano St Anthony «senza aver subito alcuna provocazione, senza aver lanciato prima alcun segnale di avvertimento e quando ormai l’imbarcazione era a 125 metri di distanza e dunque non poteva certo esser confusa con una lancia di pirati».

     

    Tesi che al momento non sono state recapitate alla Corte suprema indiana, in quanto l’Italia ha contestato la giurisdizione stessa dell’Agenzia poiché l’incidente accadde in acque internazionali e non nazionali. Detto per inciso, la Nia è l’organo antiterrorismo per eccellenza dell’India, e se mai la Corte suprema riconoscesse la sua competenza, per Latorre e Girone si spalancherebbero le porte a un’accusa da pena di morte.

    INDIA MASSIMILIANO LATORRE E SALVATORE GIRONE INDIA MASSIMILIANO LATORRE E SALVATORE GIRONE

     

    «FU OMICIDIO»

    Secondo quanto riferisce il quotidiano «The Economic Times», la Nia è pronta a sostenere davanti alla Corte che i due marò italiani avrebbero commesso un omicidio vero e proprio. «Spararono al peschereccio senza alcuna provocazione e senza alcuna indicazione che potesse fare pensare a una nave pirata. Non furono lanciati colpi di avvertimento né mini-razzi per mettere in guardia i pescatori.

     

    E furono sparati 20 colpi da armi automatiche». Il rapporto finale della Nia, comunque, non è stato ancora depositato. Il rapporto - scrive il quotidiano - contiene anche riferimenti alle presunte violazioni di Latorre e Girone alla linee-guida comportamentali delineate dall’Organizzazione internazionale marittima in materia di lotta alla pirateria, che indicano come si riconosce un’imbarcazione di pirati.

     

    I CADAVERI DEI PESCATORI INDIANI I CADAVERI DEI PESCATORI INDIANI

    «E il peschereccio non aveva quelle caratteristiche». La fonte interpellata dal quotidiano di New Delhi sostiene anche che i due marò fossero alla loro prima missione a bordo della Enrica Lexie, «apparentemente non ben addestrati per fronteggiare questo tipo di emergenze». La Nia lamenta pure le fasi dell’interrogatorio di Latorre e Girone: «Poiché erano stati istruiti a non parlare, non ci hanno dato alcuna risposta».

     

    Ieri Latorre, dopo l’intervento al cuore di lunedì scorso, è stato trasferito in un’altra struttura sanitaria di Milano per proseguire gli accertamenti clinici, mentre si avvicina la data (12 gennaio) in cui dovrebbe far rientro in India.

     

     

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