Marco Antonellis per Dagospia
luigi di maio giuseppe conte matteo salvini giovanni tria
Le interviste del Premier Conte, perennemente blindato da Rocco Casalino e dal fidato braccio destro Maria Chiara Ricciuti, sono sempre molto interessanti. Però come tutte le interviste molto spesso sono più le cose che non si dicono che quelle che si dicono oppure vengono sapientemente celate le cose più importanti. Ad esempio nelle ultime interviste il mite Presidente del Consiglio italiano (che all'occorrenza però tanto mite non è) si è ben guardato dal muovere rilievi al suo Ministro dell'Economia Giovanni Tria.
conte e tria
C'è da capirlo, perché inevitabilmente scoppierebbe un putiferio a fronte di un Ministro già fortemente indebolito. Perché chi lo conosce sa bene quanto ci sia rimasto male da quando domenica sera con tanto di comunicazione ufficiale da parte dei dioscuri di Lega e 5Stelle gli è stata sfilata la "pratica" Bruxelles. Ma non sono stati solo Luigi Di Maio e Matteo Salvini a volerlo fuori dalle trattative con l'Europa.
Anche il Presidente del Consiglio, anzi soprattutto lui, ha spinto per sottrarre le chiavi del dialogo con Bruxelles al professore di Tor Vergata ed intestarsi in toto il dialogo con Juncker e Moscovici.
di maio conte salvini tria 1
Uno dei motivi principali di tutto ciò, spiega senza mezzi termini chi ha avuto modo di parlare con il premier Conte appena tornato dal viaggio in Argentina, sta nell'"eccesso di accondiscendenza che Tria ha avuto nei confronti di Bruxelles" soprattutto nelle fasi iniziali e preparatorie della trattativa quando, forse con troppa fretta, ci si accomodò ai desiderata della coppia Juncker-Moscovici (che volevano il rapporto Deficit/Pil per l'Italia al massimo all'1,8%) senza minimamente preoccuparsi dei provvedimenti bandiera di 5Stelle e Lega che avrebbero richiesto molto più denaro: "Abbiamo cominciato a discutere con l'Europa partendo dall'1,6% quando invece andava messo subito in chiaro che puntavamo al 2,4. Anche le prime interviste rilasciate dal Ministro Tria non hanno affatto aiutato in questo senso" rivelano fonti vicinissime al Presidente del Consiglio.
LUIGI DI MAIO GIOVANNI TRIA GIUSEPPE CONTE
Insomma, il Premier Conte avrebbe voluto mettere in chiaro sin dall'inizio che l'Italia puntava al 2,4% per poi magari scendere in sede di trattativa. Guarda caso proprio quello che sta accadendo in questi ultimi giorni, da quando Conte se ne sta occupando in prima persona.
In poche parole, la mossa dei dioscuri Di Maio e Salvini verrà prima di tutto ricordata come la sconfessione del Ministro dell’Economia. E poi se le cose con l'Europa dovessero andar male e scattassero comunque le sanzioni ciò consentirebbe ai leader di Lega e 5Stelle di tenersi le mani libere per andare allo scontro con l’Europa non senza prima aver trovato un capro espiatorio, Giuseppe Conte: sarà Conte che tratterà la resa in Europa se l'Italia dovesse cedere oppure sarà sempre colpa di Conte se la trattativa dovesse fallire e si arrivasse alle sanzioni.
LUIGI DI MAIO GIOVANNI TRIA GIUSEPPE CONTE
Non è affatto un caso, spiegano fonti di Palazzo Chigi, che i provvedimenti chiave, il Reddito di cittadinanza e Quota 100 per le pensioni siano stati ancora rinviati: "Prima bisognerà aspettare il 19 dicembre e capire se l'Europa procederà o meno con le sanzioni. Anche se Conte spera di avere una risposta dall'Europa già qualche giorno prima, intorno al 13.
VERTICE DEL GOVERNO SUL DEF
Solo dopo Di Maio e Salvini prenderanno la decisione definitiva su Reddito di cittadinanza e riforma della legge Fornero" spiegano fonti di governo. Perché se l'Europa si metterà di traverso e non consentisse a Lega e 5Stelle di realizzare i provvedimenti sui quali hanno vinto le elezioni allora sarà guerra aperta contro Bruxelles e l'Europa matrigna in vista delle prossime elezioni. Ecco svelato il mistero della mancata inclusione dei provvedimenti chiave nella discussione alla Camera.