1 - TRIA: MANOVRA PREMATURA MA "BALLANO" 4-5 MILIARDI
Luca Cifoni per “il Messaggero”
conte tria moavero 1
Una manovra correttiva? Per il governo è «prematuro» parlarne. È stato lo stesso Giovanni Tria a esporre in Parlamento la linea dell' esecutivo, rispondendo ai quesiti posti da alcuni deputati del Pd. Il ministro ha innanzitutto confermato che il Documento di economia e finanza sarà presentato nei termini previsti dalla legge ossia entro il prossimo 10 aprile.
In quel testo l'esecutivo rivedrà la stima di crescita per il 2019, oltre a impostare il quadro macroeconomico e di finanza pubblica per gli anni successivi. Si parte da quell' 1 per cento di incremento del Pil che appare già poco realistico rispetto alle valutazioni dei principali previsori italiani e mondiali. Per avere un'idea di come a livello internazionale sia valutata la situazione del nostro Paese sono sufficienti le parole pronunciate ieri da Bruno Le Maire, ministro delle Finanze francese.
luigi di maio giuseppe conte matteo salvini giovanni tria
«Non bisogna sottovalutare l'impatto della recessione in Italia - ha detto - parliamo tanto di Brexit ma non abbastanza della recessione in Italia, che avrà un impatto significativo sulla crescita nell' Eurozona e potrà pesare sulla Francia perché è uno dei nostri principali partner commerciali». I due ministri si incontreranno la settimana prossima a Parigi.
IL DEFICIT
Ieri però Tria ha spiegato di «augurarsi» che non ci sia bisogno di rivedere il numero usato come base per la legge di Bilancio, che già era stato corretto rispetto alla più ottimistica assunzione di un tasso di crescita dell'1,5 per cento. La domanda naturalmente è se ciò comporterà la necessità di compensare il peggioramento del disavanzo. Secondo il ministro, questo potrebbe non essere necessario perché «gli obiettivi di finanza pubblica sono definiti in termini di variazione del saldo netto strutturale, depurato cioè dagli effetti del ciclo e delle misure una tantum».
GIUSEPPE CONTE E GIOVANNI TRIA
In altre parole, siccome il saldo strutturale (che l'Italia si è impegnata a mantenere sostanzialmente stabile) incorpora già per definizione l'effetto della congiuntura economica negativa, allora non ci sarebbe bisogno di fare uno sforzo aggiuntivo; che anzi avrebbe conseguenze negative andando a peggiorare ulteriormente la situazione. Fin qui la teoria. Lo stesso Tria però non ha escluso che possa essere rivista «la proiezione del saldo di bilancio», ovvero il deficit.
Ma solo se ciò dovrà avvenire per altri motivi, indipendenti dall' andamento dell' economia.
Il governo si impegna insomma a contenere eventuali sforamenti derivanti ad esempio da maggiori spese connesse alle misure adottate. Per questo tra l'altro esiste una «riserva» di due miliardi, gli stanziamenti dei ministeri già congelati. Secondo il ministro questi margini appaiono al momento «più che sufficienti». Il prossimo appuntamento di verifica con la commissione europea è fissato nel mese di maggio, ovvero immediatamente a ridosso del voto per il Parlamento europeo.
conte e tria
I MERCATI
In questo contesto è improbabile che la richiesta di manovra correttiva venga in forma pressanti da Bruxelles; il governo italiano potrebbe anche decidere di attendere, puntando sull' effetto degli investimenti in programma (proprio ieri il presidente del Consiglio ha annunciato di aver firmato i decreti per il piano nazionale contro il rischio idrogeologico e per l' avvio delle cabine di regia Strategia Italia e Investitalia). La situazione sarebbe diversa però in caso di rendimenti dei titoli di Stato in forte crescita e conseguenti turbolenze sui mercati.
In quel caso mantenere il deficit nominale al 2 per cento del Pil potrebbe essere una necessità. Una crescita effettiva dello 0,2% (è la stima della Ue) comporterebbe sulla carta un maggior disavanzo pari a circa 7 miliardi: anche ipotizzando il ricorso al cuscinetto evocato da Tria, resterebbero in ballo almeno altri 4-5 miliardi.
LUIGI DI MAIO GIOVANNI TRIA GIUSEPPE CONTE
2 - SALE LA TENSIONE M5S-TESORO: ALIMENTARI -4,6 CORREZIONE DOPO LE EUROPEE
Marco Conti per “il Messaggero”
L'unica cosa che sembra riuscire ancora bene al governo è piazzare altro debito. Le aste dei titoli di Stato vanno infatti a gonfie vele anche se i rendimenti si sono alzati e sfiorano il tre per cento. Il resto è recessione. Con i cantieri bloccati e la Tav che rischia di diventare il manifesto del non investire in Italia «perché poi cambiano le regole e fanno saltare i contratti». Il vicepremier Salvini ieri ha nuovamente promesso di voler «sbloccare i cantieri». Ha anche annunciato che la prossima settimana vedrà il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia mentre in aula la Lega voterà con il M5S una mozione con la qual si cerca di rimandare a dopo le elezioni la decisione sulla Tav. Francia permettendo.
IL SANGUE
giovanni tria e claudio borghi
Il crollo della produzione industriale e degli ordinativi - ufficializzato dall' Istat - segnalano un Paese fermo e a palazzo Chigi, come al Mef, si avverte preoccupazione per la situazione di stallo politico. Il rischio è di ritrovarsi a fine marzo con il terzo trimestre di crescita vicino alla zero e la necessità di una manovra correttiva. Ieri alla Camera il ministro dell' Economia Giovanni Tria, rispondendo a Francesco Boccia (Pd), non ha escluso l' eventualità prospettata ieri l' altro anche dal sottosegretario leghista a palazzo Chigi Giancarlo Giorgetti.
Al Mef si incrociano le dita e si conta non tanto sugli effetti che produrrà il Reddito una volta distribuito, quanto sul più classico mal comune mezzo gaudio che potrebbe evitare all' Italia una manovra correttiva lacrime e sangue e nella fase di transizione che dopo le elezioni ci sarà anche nella Commissione. In effetti nell' eurozona molti altri paesi non se la passano bene e il ciclo economico volge al peggio.
LUIGI DI MAIO GIOVANNI TRIA GIUSEPPE CONTE
Non va bene la Francia che sfora da dieci anni il 3%, la Spagna che ad aprile torna al voto per la terza volta in quattro anni, arrivando alla Germania che sta duramente risentendo della minor crescita cinese.
L' Italia va peggio di tutti, ma obbligare il governo a metter mano ad una manovra correttiva da sei-sette miliardi con la prospettiva di dover trovare entro dicembre un' altra trentina di miliardi, rischia di travolgere l' economia e il risparmio degli italiani e di creare al tempo stesso quei pericolosi contagi paventati ieri dal ministro dell' economia francese Le Marie.
Fatto sta che ieri, malgrado il ministro Tria abbia espressamente detto che comunque ogni decisione «è prematura», i deputati M5S della commissione Finanze guidati da Carla Ruocco, hanno subito preso carta e penna per definire l'ipotesi «fantascienza» da «malati mentali». Una reazione non propriamente soft che segnala nervosismo, mentre a palazzo Chigi si prova a battere un colpo sbloccando il piano contro il rischio idrogeologico che dovrebbero accelerare la riapertura di qualche cantiere.
salvini di maio
Il timore è che le due misure più importanti della legge di Bilancio, Quota100 e Reddito, abbiano un impatto molto relativo sulla crescita che ora veleggia intorno allo zero.
La preoccupazione che da qualche giorno assedia Salvini è dovuta al rischio che la situazione possa precipitare prima di fine maggio. Le tensioni dentro i Cinquestelle, seguite al voto sulla Diciotti, obbligano Salvini a non spingere il piede sull' acceleratore per non creare ulteriori difficoltà a Luigi Di Maio che domenica in Sardegna collezionerà un' altra sconfitta. Il ministro dell' Interno continua a considerare il leader M5S «il miglior alleato possibile».
Ed in effetti i due sinora sono sempre riusciti a trovare l' intesa. Il problema di Salvini è che l' alleato ora è molto fragile con il M5S che si sta sgonfiando e che alle Europee rischia di mancare anche il 20% del 2013. «Il M5S sta avendo la stessa parabola dell' Uomo Qualunque», sosteneva ieri l' ex premier Paolo Gentiloni. Aver salvato Salvini dal processo - ritrovandosi sul tema della giustizia insieme a FI - schiaccia a destra il Movimento lasciando al pur malconcio Pd spazi inaspettati.
Salvini Di Maio
Un problema che ad aprile potrebbe avere anche la Lega qualora non riuscisse a convincere imprenditori e partite iva di non essere stato contaminato dalla decrescita felice. Berlusconi, parlando ieri ai suoi parlamentari riuniti al Senato, proprio su questo conta quando dice che «saranno i fatti a far cadere il governo» e a «fa venir giù» anche lo stretto rapporto Salvini-Di Maio che ora sembra essere il principale collante della coalizione.