Stefano Bucci per il Corriere della Sera
isabella gherardi
Il lavoro sulle serre e sui giardini botanici ha segnato il suo esordio nel mondo dell' arte, circa venti anni fa. Un immaginario, fatto (appunto) di serre e di giardini, scaturito da una contaminazione, poetica e virtuosa, tra la fotografia e il disegno. Un immaginario sintetizzato alla perfezione nel lavoro simbolo della mostra Attalea Princeps che la Galleria Pièce Unique di Parigi (galeriepieceunique.com) dedica fino al 13 luglio, nelle sue due sedi, a Isabella Gherardi (Firenze, 1960): un maxi-paravento di 4 metri per 1,80, un pezzo unico in cui si intrecciano fotografia e disegno, ispirato dal giardino giapponese di Brooklyn.
isabella gherardi, michele canonica e bagatelle
Un lavoro che continua un percorso già segnato da cicli come Greenhouses, sul tema della natura all' interno dell' architettura; Bilder, sul nudo femminile e il disegno; Selfportraits, acquerelli su carta di volti e corpi femminili; Still Lifes, opere fotografiche dove predomina la ricerca sul colore.
isabella gherardi di fronte a una sua opera
«Questo giardino giapponese si trova nel giardino di Brooklyn che frequento da circa 25 anni ed è sempre per me fonte di grandi emozioni - spiega Gherardi -. La scorsa estate ho scoperto che anche Truman Capote amava molto questo luogo e ha scritto alcune pagine su di esso. In questo giardino molto grande ci sono tre enormi serre e un giardino giapponese, conosciuto e frequentato soprattutto tra aprile e maggio per la fioritura dei ciliegi.
isabella gherardi davanti al paravento
Ecco, con il mio paravento, un oggetto tipico dell' arte giapponese, ho voluto ricreare queste sensazioni, circondare lo spettatore e immergerlo nella "fragranza delle mille nuance dei verdi" e nella quiete del lago».
Ma perché proprio serre e giardini? «Perché sono microcosmi dove coltivare l' interiorità». Soggetti prima catturati da Isabella Gherardi con la sua Hasselblad, poi rielaborati nel suo studio «combinando collage, disegni e leggerissime velature di colore per trasfigurare la realtà in una atmosfera fuori dal tempo».
isabella gherardi e michele canonica attalea princeps 2
D' altra parte, giardini e serre hanno costantemente ispirato la sensibilità di molti artisti soprattutto dell' Ottocento in poi. Da Monet, che amava dire: «A parte la pittura e il giardinaggio non so fare altro», a Caillebotte, appassionato del «verde», proprio come Monet, con cui si scambiava piante e fiori rari. Da Voltaire, che fa dire a uno dei suoi personaggi che «occorre coltivare il proprio giardino», a Wagner, che assicura che un artista «è come un fiore esotico all' interno di una serra dove deve trovare il suo habitat per vivere e creare». Fino a Cecil Beaton, grande fotografo e grande dandy, cultore dei giardini e, in particolare, di una serra nella sua mitica casa di campagna, la stessa dove Peter Schlesinger l' avrebbe fermato, accanto a David Hockney, in una foto-mito del 1970.
francesca rizzo campello di fronte alla galleria piece unique due visitatrici all'opening di piece unique
esterno della galleria isabella gherardi Isabella Gherardi sul set de "La grande bellezza" Sartori e la moglie Isabella Gherardi Giovanni Sartori e Isabella Gherardi Isabella Gherardi Isabella Gherardi Isabella Gherardi marussa gravagnuolo, proprietaria insieme a christine lahud della galleria piece unique