Ivan Zazzaroni per il Corriere dello Sport
ancelotti e il figlio davide
Lucio Dalla, lui sì, sarebbe riuscito a descrivere perfettamente quello che abbiamo visto ieri sera al Bernabeu: avrebbe scritto di luna e di magie e di cielo e di stelle. Ma il poeta moderno purtroppo non c’è più e allora - banalmente - sia benedetto il calcio che ci regala partite come City-Real e si permette addirittura di ripetersi a distanza di una sola settimana.
Spettacoli favolosi, indimenticabili. Continue sliding doors, porte girevoli. Penso - come è naturale - al salvataggio di Mendy sull’1-0 per gli inglesi che con il raddoppio avrebbero chiuso definitivamente i conti. E poco più tardi alla straordinaria doppietta di Rodrygo che ha tirato giù il Bernabeu e riaperto improvvisamente il cuore.
guardiola
I supplementari “impossibili” li ho vissuti come un ultrà madridista e dovete perdonarmi se ho tifato sfacciatamente, spudoratamente, per Carlo l’Italiano, urlando come un pazzo al 3-1 di Benzema. Di parte, sì, e fino in fondo.
Raramente ho assistito a partite del genere, provando emozioni che pensavo assorbite dal tempo, di nuovo appassionato dello sport più eccitante e coinvolgente del mondo.
Una settimana fa a Manchester, al gol del 4-2 Ancelotti, rivolto al figlio Davide, con l’ormai leggendaria leggerezza che gli è propria soprattutto nei momenti più complicati, disse «speramo che se fermano», tra l’amato romanesco, il sospiro e la speranza. A sorpresa arrivò però il 4-3 su rigore che ha tenuto in vita il Real. Altra sliding door. Altro segnale.
LELE ADANI
Dopo aver eliminato i più ricchi del mondo, il Psg, e i campioni in carica, il Chelsea, Carlo ha fatto fuori il City di Guardiola (altro fallimento) ed è stato perfetto tatticamente, mentalmente, e nei cambi: non ha sbagliato nulla.
Grazie, Carlo, di esistere e di essere così autentico, spontaneo, vero e vincente. La fortuna non c’entra più quando conquisti tutti i campionati che contano e ti guadagni il diritto di puntare alla quarta Champions della carriera. Unico sempre. Sincero anche nell’abbraccio.
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