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    IL MISTERO DEL PAZIENTE ZERO DEL CORONAVIRUS: E’ RIENTRATO DALLA CINA IL 21 GENNAIO E HA INCONTRATO IL 38ENNE DI CODOGNO (ORA RICOVERATO IN GRAVI CONDIZIONI) MA È RISULTATO NEGATIVO AI TEST: “NON MI HANNO TROVATO NULLA”  - POTREBBE ESSERE UN MALATO GIÀ GUARITO, L’ INFETTIVOLOGO: “È COME RIAVVOLGERE UN GOMITOLO. NON SI RIESCE A RISALIRE AL CAPO DEL FILO”


     
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    Claudia Guasco per il Messaggero

     

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    Spiega un infettivologo: «È come riavvolgere un gomitolo. Si sa chi è stato contagiato, ma non si riesce a risalire al capo del filo». Cioè alla persona infettata dal coronavirus che nel lodigiano ha fatto strage di pazienti positivi. Ed è un grosso problema, perché significa che è ancora in circolazione e potrebbe allungare a dismisura la lista dei malati.

     

    DOPPIO TEST L'uomo indicato come il possibile «paziente zero», rientrato dalla Cina il 21 gennaio con un volo dell'Air China, è risultato infatti negativo ai test effettuati all'ospedale Sacco di Milano. I suoi campioni sono stati inviati all'Istituto superiore di sanità di Roma per cercare gli anticorpi al virus, che si formano in caso di guarigione.

     

    Potrebbe essere stato malato e poi guarito, ma se anche questa seconda verifica dovesse risultare negativa, bisognerà ricominciare tutto da capo. Il cosiddetto «caso indice», cioè il contagiato che permette di individuare la malattia, è M.Y.M, trentottenne atletico, in terapia intensiva all'ospedale di Codogno dal 19 febbraio.

     

    Di fronte alle domande degli anestesisti, spiega l'assessore lombardo al Welfare Giulio Gallera, «la moglie, anche lei positiva al virus, ha ricordato che ai primi di febbraio il marito si è incontrato con un amico tornato di recente da un viaggio in Cina». È il presunto «paziente zero» che avrebbe contagiato il «caso indice», è un dipendente di un'azienda di Fiorenzuola d'Arda, in provincia di Piacenza, ora isolato al Sacco. 

     

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    TESTIMONIANZA «Dicono che sono il paziente zero, ma non mi trovano niente. Non è detto che, perché sono stato in Cina, devo aver preso io il coronavirus». Così il manager tornato dalla Cina lo scorso 21 gennaio e indicato come possibile causa del contagio del 38enne ricoverato in gravi condizioni a Codogno. «Con M. abbiamo fatto due cene e abbiamo preso una birretta - ricorda l'uomo a Milanotoday - ma sono sempre stato bene, solo un accenno di raffreddore che non è sfociato in influenza.

     

    Fino a ieri sera alle 11 mangiavo e bevevo, non sapevo niente di questo virus». È stato proprio l'amico 38enne a dare ai medici il nome e il numero di telefono del manager. «Nella notte sono venuti a prelevarmi e mi hanno portato al Sacco». Il test, a cui è stato subito sottoposto, è risultato negativo. «Come me lo spiego? Non mi spiego niente - dice ancora - Parlo con i medici per telefono, ma ho più notizie dalla tv. Il mio stato d'animo? C'è un mio amico che rischia di morire Voglio sapere il responso del tampone sui miei genitori».

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    L'esame è stato fatto anche dalle due sorelle e dal nipote.Lo stesso assessore Gallera è stato chiaro: «Ancora non sappiamo da chi si è diffuso il virus, potrebbe non essere dal paziente zero, o potrebbe darsi anche che questi sia guarito. Non abbiamo la certezza di quale sia il caso da cui è partito il contagio».

     

    E non si sa nemmeno fino a dove sia arrivato, considerata la vita di M.Y.: sabato scorso ha giocato con la sua squadra di calcio Picchio Somaglia, e i giocatori sono tutti a casa, ha disputato due gare di corsa, a Santa Margherita Ligure e a Sant'Angelo Lodigiano, e gli oltre trenta amici del gruppo podistico Codogno 82 sono in quarantena. Tutti i colleghi della società in cui lavora sono stati sottoposti al tampone, il suo medico di base ha la polmonite, un amico il cui padre ha un bar e tre anziani clienti sono positivi al virus. Altrettanto pericoloso potrebbe essere l'ignoto «caso indice».

     

    «La mancanza di certezza è la difficoltà maggiore che stiamo affrontando», sottolinea Maria Gramegna, della direzione generale Welfare. «Il problema che questa persona sia risultata negativa potrebbe dipendere dal fatto che quando si guarisce, il virus viene eliminato. Il test quindi potrebbe non trovarlo più».

     

    Perciò i campioni sono stati inviati all'Istituto superiore di sanità (Iss), dove i ricercatori cercheranno gli anticorpi al virus. I risultati, anticipa, l'epidemiologo dell'Iss Gianni Rezza, saranno pronti oggi. «Se dovessero essere negativi anche questi, significa che il contagio è partito da un'altra persona e si dovrebbe ricominciare da capo».

     

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