Da gazzetta.it
vittorio adorni
È morto, all'età di 85 anni, Vittorio Adorni, grande campione di ciclismo. Nato a San Lazzaro Parmense il 14 novembre 1937, è stato ciclista professionista dal 1961 al 1970 vincendo il Giro d'Italia nel 1965 e laureandosi campione del mondo nel 1968. Quest'ultima impresa, realizzata a Imola, è stata il coronamento di una formidabile carriera, con una fuga a 90 chilometri dal traguardo.
In totale in carriera ha vinto 60 corse professionistiche e vestito complessivamente per 19 giorni la maglia rosa di leader del Giro. In seguito Adorni ha fatto il commentatore tv ed è stato direttore sportivo alla Salvarani e alla Bianchi-Campagnolo. Aveva già iniziato come opinionista, al fianco di Sergio Zavoli nel celebre "Processo alla tappa", quando ancora correva ed è stato il precursore dei commentatori tv ex sportivi, capace di raccontare l'aspetto tecnico degli eventi con una capacità di linguaggio unica. Adorni era stato ricoverato ieri ed è deceduto oggi in ospedale. Ne ha dato notizia Norma Gimondi, figlia di Felice, con un post su Facebook: "Ciao Vittorio, salutami papà".
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ADORNI
Ciro Scognamiglio per gazzetta.it
Se pensate che 85 anni siano troppi per emozionarsi, allora non avete ascoltato ieri sera la voce di Vittorio Adorni: "Al pomeriggio sono andato a una manifestazione al Teatro Regio di Parma. Mi hanno chiamato sul palco e omaggiato per il mio compleanno. Tutti in piedi ad applaudire. E che applausi. Forse neanche per aver vinto il Giro d’Italia e il Mondiale ne avevo ricevuti così…". Resta il piacere di sempre parlare con il campione emiliano, sguardo acuto su quello che è stato e quello che sarà. Con una bussola a guidarne il cammino.
Quale, Vittorio?
"La bici. La bici che fa ancora parte della mia vita. Certo, dopo gli 80 anni ho capito che alcune cose non potevo più farle. Ma in bici ci vado sempre. Non tanti chilometri, ma una decina, sì".
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Il ciclismo ha tanto passato. Almeno altrettanto futuro, dal suo punto di vista?
"Almeno. È lo sport più bello".
Perché?
"Guardate negli occhi l’entusiasmo del pubblico a bordo strada quando passano i corridori. E poi ditemi se non è così".
Come ha festeggiato il compleanno?
"Tutto sommato, niente di particolare. La cena in famiglia con i piatti parmigiani però non poteva mancare. A cominciare dal nostro salame e dalla pasta fresca".
A 85 anni, come si sente?
«Bene, tutto sommato. Fortunato e felice per tutto quello che la vita mi ha dato. Sono tanti 85 anni, ma io non me li sento".
Come si fa?
«Avere sempre qualcosa da fare, in rapporto alle proprie possibilità, è sempre una buona scelta. Anche, “semplicemente”, dando una mano nelle faccende casalinghe".
Segue ancora l’agonismo?
"Sempre. Anzi, non vedo già l’ora che tornino le grandi corse, in primavera. Non vado più troppo in giro. Ma mi informo con i giornali, guardo la televisione".
Sembra l’epoca dei nuovi Merckx. Tadej Pogacar e Remco Evenepoel sono due esempi e…
"La fermo subito. Il nuovo Merckx io non l’ho ancora visto. Aspettiamo almeno un altro paio d’anni. Eddy è stato Eddy per quante stagioni? Tante. Dunque, ne riparleremo".
vittorio adorni nibali
Eddy le è fatto gli auguri?
"Non sono riuscito a rispondere in tempo! L’ho richiamato".
I giovani fenomeni di oggi non le piacciono?
"Mi piace guardare chi fa una grande impresa e non aspetta gli ultimi chilometri per attaccare. Se succede una cosa così, mi entusiasmo. Ma in generale non mi piace che il gruppo sia troppo numeroso, arrivando a 170-200 corridori. Per me 130 sarebbero sufficienti. E i migliori si dovrebbero sfidare sempre negli appuntamenti più importanti".
L’impressione è che preferisca il ciclismo dei suoi tempi.
"Sì, e non impazzisco neppure per le radioline. Ogni limitazione dell’istinto puro, quando si è in gara, fa perdere qualcosa".
Il 14 novembre è diventato, con lei, Hinault, Nibali e non solo, il giorno dei campioni. Che cosa le ispira questa coincidenza?
"Mi sento un pochino più legato a chi è nato nel mio stesso giorno, come anche Davide Boifava e Nakano... A proposito di Nibali, mi dispiace molto che si sia ritirato, come anche Valverde. Un nuovo Nibali, nel ciclismo italiano, non lo vedo. Mi pare che il nostro riferimento, con altre caratteristiche, sia Ganna".
vittorio adorni
I suoi due grandi successi per eccellenza sono il Giro d’Italia 1965 e il Mondiale 1968. Quale sceglie?
"Non scelgo! Perché dovrei? Al Mondiale il distacco che ho dato al secondo, 9’50” a Van Springel, non è stato più neppure avvicinato. Anche al Giro, il secondo, Zilioli, arrivò a 11’26”. Il margine più grande dal 1955. Sono numeri, ma spiegano".
E l’incontro nella vita che è stato più emozionante?
"Va bene se ripropongo una risposta di qualche tempo fa?".
Beh, per gli 85 anni glielo possiamo concedere.
"Ho avuto il privilegio di incrociare Samaranch e il Principe Alberto di Monaco, Grace Kelly e Claudia Cardinale. Ma il brivido più potente l’ho avuto con Papa Francesco, per i 50 anni di matrimonio con Vitaliana: veramente da pelle d’oca".
zavoli adorni