L'INTERVISTA DI MALCOM PAGANI A GIULIANO MONTALDO
Estratto da repubblica.it
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Si è spento nella sua casa di Roma il regista Giuliano Montaldo. Nato a Genova nel 1930 avrebbe compiuto 94 anni il prossimo 22 febbraio. Vicini a lui sua moglie Vera Pescarolo, la figlia Elisabetta e i suoi due nipoti Inti e Jana Carboni. Per scelta della famiglia non si terranno esequie pubbliche.
Regista, sceneggiatore e attore, diresse oltre 20 film. Tra questi Gli intoccabili (1969); Sacco e Vanzetti (1970); Giordano Bruno (1973); L'Agnese va a morire (1976); Gli occhiali d'oro (1987). Montaldo fu molto attivo anche nella produzione di grandi opere televisive come il kolossal in otto puntate Marco Polo.
GIULIANO MONTALDO
La storia raccontata da Giorgio Dell’Arti - https://www.cinquantamila.it/ - Estratti
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Giuliano Montaldo, nato a Genova il 22 febbraio 1930 (92 anni). Regista. Sceneggiatore. Attore. Vincitore, tra l’altro, di due David di Donatello: uno alla carriera (2007), l’altro quale miglior attore non protagonista (2018, per Tutto quello che vuoi di Francesco Bruni). «I film più belli sono quelli che non sei riuscito a girare davvero, però li hai immaginati proprio come li volevi tu, senza risparmi e senza restrizioni» (a Fulvia Caprara)
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• «Quando sono nato pesavo 5,2 kg: sulla culla scrissero “Maciste”» (a Giuseppe Fantasia). «Una vita di miracoli. Piccoli e grandi, seri e buffi, come quello della gatta Giulia, che sembrava muta e invece salvò con un potente “miao” la vita di un neonato “molto inquieto. Ero scivolato, finendo sotto le coperte: il miagolio servì ad avvertire mia madre”» (Caprara).
«Gli anni della scuola? “Ero in perenne imbarazzo: gli altri si tiravano le palline di carta, io sembravo già un uomo. Marinavo, e quando il preside lo scoprì mi convocò. ‘Hai falsificato il certificato medico: dovrei buttarti fuori da tutte le scuole d’Italia’. Il mio atteggiamento da maschio forte è crollato. Lui: ‘Ti posso venire incontro: l’anno, lo finisci con me, in questa stanza’. Un periodo straordinario, in cui abbiamo parlato di tutto”» (Arianna Finos). «“Prima dell’inizio della guerra, anche io, ovviamente, ero un balilla”.
(…) Che anno era? “Arrivai a Roma alla fine del 1950”» (Gnoli). «Andai incontro a difficoltà economiche, ma non mi scoraggiai. Il primo anno romano in pratica mangiavo solo supplì». «“La città brulicava di pellegrini. Pensavo a mia madre che voleva che mi facessi prete. Ma la città, al di là della patina di sacro, era un luogo di tentazioni continue. Passavo da una pensione all’altra. Ma costavano troppo.
Alla fine, Lizzani mi suggerì di rivolgermi a una signora che affittava le camere. ‘Giulià, se sei carino con lei, quella te fa dormì gratis’, disse, strizzando l’occhio”. Andò? “Andai. Era alta un metro e trenta. Cattivissima e arrapatissima. Dovetti scappare di notte, dopo un assedio durato qualche giorno. Finii nell’appartamento di Gillo Pontecorvo. Un porto di mare. Intanto, Lizzani mi chiamò per interpretare Cronache di poveri amanti. Mi attaccai a lui perché volevo capire com’era il mestiere di regista.
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Fu molto generoso. E, quando Gillo cominciò a girare i suoi film, mi prese prima come segretario di edizione e poi aiuto regista». «Una volta Fellini mi disse: “Carissimo, vieni, ché ti faccio fare l’aiuto regista”. Mi presentai, ma di aiuto regista ce n’erano venti. Stessa cosa un mese dopo. Alla fine lo incontrai in via Veneto, e gli dissi: “Federico, ho appena firmato un contratto che mi vieta di lavorare con te”. Che adorabile mentitore che era Fellini».
(…)
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Con Klaus Kinski. “Bravo, ma un rompiscatole terrificante. Ne combinò una che non scorderò mai. Finisce la scena, va dal capo macchinista: ‘Fai flic floc con me? Dammi il dito’. Quello non capisce, glielo dà, e lui, ‘tac’, glielo rompe. Ho dovuto farlo scortare, perché il macchinista ogni giorno mi diceva ‘L’ultimo giorno di set, dotto’, mi devo vendicare’. Fu un successo: gli americani mi offrirono Gli intoccabili”. […] Tumultuoso il rapporto con Cassavetes. “La prima settimana, sì. Metteva bocca su tutto: ‘Hai cambiato obiettivo? Quale hai messo? Perché il carrello?’.
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A un certo punto l’ho messo spalle al muro: ha bofonchiato qualche scusa. Il giorno dopo, busso alla roulotte: ‘Sono io che lascio il film’. Salta giù e mi abbraccia. Siamo diventati amici”. Nei Settanta è arrivato Dio è con noi. “Storia vera che Andrea Barbato lesse sul Der Spiegel: due ragazzi buttano la divisa tedesca, finiscono in un ex lager trasformato in campo di prigionia canadese. I tedeschi li vogliono processare come disertori: verranno fucilati dai tedeschi con i fucili dei canadesi nel quinto giorno di pace. Un film troppo duro da digerire per il pubblico”. Sacco e Vanzetti ha avuto un pubblico mondiale. “In Italia molti non sapevano chi fossero: con il fascismo in corso si era parlato poco delle manifestazioni per Nick e Bart. Un produttore mi chiese: ‘È il nome di una ditta di import-export?’”» (Finos).
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«Con Ennio Morricone pensammo alla colonna sonora: lui voleva una ballata, e l’unica che poteva eseguirla era Joan Baez. Sapevamo che era amica di Furio Colombo. Le mandammo attraverso di lui la sceneggiatura, e lei mi telefonò il mattino seguente, dicendomi: “Ci sto!”. Grazie al nostro film, gli studenti di diritto di Boston ricostruirono il processo in tempo reale, e dopo sette anni il governatore Michael Dukakis riabilitò i due italiani nel corso di una cerimonia cui fui invitato» (a Barbara Palombelli).
«Giordano Bruno, altra storia di intolleranza. “Una sera Vera e io, in Campo de’ Fiori a Roma, ascoltiamo un professore che spiega agli studenti, sotto la statua, chi è Giordano Bruno. È scattata la scintilla. Volonté era meraviglioso e ossessionato. Nella notte, non so come, entra nella nostra stanza d’albergo urlando: ‘Ma come fate a dormire, ché domani me bruciano vivo?’. Si infilò nel lettone e dormì tra me e Vera”. […]
GIAN MARIA VOLONTE
(…) «Un comunista, Montaldo, ma senza tessera, e ci tiene a dirlo. […] “Credo che la libertà sia anche quella di avere delle idee senza mettersi le manette. A questo proposito Cesare Zavattini una volta mi disse: ‘Non iscriverti mai a nulla, perché hai il diritto di cambiare il tuo pensiero’. Io, il mio pensiero, non l’ho mai cambiato, ma l’idea di poterlo fare mi ha sempre aiutato a rimanere fedele”» (Cristina Piccino) • Ha definito Genova «la mia città, il luogo in cui sono nato e che continuo ad amare, anche se da molto tempo vivo a Roma. Ma forse proprio per questo, perché sono lontano, l’amore che provo per Genova è ancora più forte» (ad Andrea Plebe)
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• «Come sei diventato tifoso del Genoa? “Avevo otto anni quando mio zio, un tipo all’antica con un bastoncino con la testa di avorio, mi portò la prima volta allo stadio. Era sempre elegantissimo, un genoano sfegatato. Andammo a Marassi. Il Genoa perde, e mio zio comincia a litigare: se ne va e mi dimentica allo stadio. Allora non c’erano i telefonini… Poi eravamo dei soldatini, in quel tempo, all’età di otto anni. Restai immobile lì. Ero smarrito e mi stavo congelando.
(…) «“Un film su Allende è uno dei miei due sogni mai realizzati”. Qual è l’altro? “Avrei voluto fare un film sul rogo del Reichstag. Ma poi cadde il Muro di Berlino, e il mondo cambiò”» (Scorranese)
GIULIANO MONTALDO
• «Quella del regista non è stata una vita facile, ma non la cambierei con nessun altro mestiere» • «L’età è un dato oggettivo, ma la combatto. Se non mi ricordo il nome di una persona incontrata per strada, a costo di scervellarmi fino alle 3 di notte, non vado a dormire fino a quando non ho risolto l’enigma. È uno sforzo che i vecchi devono compiere». «Invecchiare è assistere al proprio cedimento. Questo mi provoca un po’ d’ansia. Eppure, da un po’ di tempo, sento crescere in me una specie di tranquilla sicurezza. Non vorrei che fosse una forma di rincoglionimento».
MONTALDO LIZZANI FELLINI
«Montaldo, di che cosa ha maggiormente paura oggi? “Di dimenticare le cose che ho vissuto. Oggi rivivo i ricordi proprio come se ogni giorno girassi un film solo per me”» (Scorranese) • «Se penso che il destino mi aveva riservato un posto da facchino al porto di Genova, se mi passa la licenza, direi che ho avuto un gran culo».
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