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    IL MONDO DEL JAZZ PIANGE WAYNE SHORTER, MAESTRO DEL SAX PRIMA NEL QUINTETTO DI MILES DAVIS E POI NEI WEATHER REPORT, MORTO A 89 ANNI - CON IL TASTIERISTA JOE ZAWINUL RIUSCÌ A UNIRE IL JAZZ CON IL ROCK’N’ROLL. NUMEROSISSIME LE COLLABORAZIONI DISCOGRAFICHE, DAGLI STEELY DAN A PINO DANIELE FINO AI ROLLING STONES, IN CUI BASTA SENTIRE ANCHE SOLO DUE NOTE PER CAPIRE QUEL SUONO PIENO DI SILENZI - VIDEO


     
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    Estratto dell’articolo di Giorgio Li Calzi per la Stampa

     

     

     

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    Si è spento a 89 anni Wayne Shorter, gigante della musica afroamericana e del XX secolo. Sassofonista, da sempre ideatore e compositore dei linguaggi su cui improvvisavano lui e le sue band sin dagli anni ‘60 quando militava nei Jazz Messanger di Art Blakey.

     

    Musicista discreto e al servizio della musica, ma anche di grande carisma e talento, veniva invitato a suonare nei gruppi dei grandi jazzisti come Art Blakey e Miles Davis, firmandone la progettualità musicale, nonostante nel frattempo producesse a suo nome, dalla metà degli anni ’60, una serie di album fondamentali di jazz per la Blue Note (come JuJu, Speak no evil, Adam’s Apple), lavori a metà strada tra l’impressionismo, il minimalismo e il beat pulsante dei sixties, grazie alla collaborazione con musicisti straordinari come McCoy Tyner, Elvin Jones, Freddie Hubbard e Herbie Hancock.

     

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    Nel frattempo, nella seconda metà degli anni ’60, nel quintetto di Miles Davis, Shorter firma i percorsi musicali progettati con Miles, oltre a pezzi straordinari come E.S.P., Prince of darkness, Pinocchio, Nefertiti. Fino ad arrivare all’album “elettrico" di Miles, In a silent way in cui Shorter incontra un altro genio della musica del ‘900, Joe Zawinul, con cui fonda nel 1971 i Weather Report, gruppo di svolta tra jazz, rock ed elettronica, un vero scontro di titani musicali in cui si inserirà, tra Shorter e Zawinul, un altro straordinario talento della musica, Jaco Pastorius. Il gruppo abbatte i generi e, seguendo la strada di Miles, sdogana una musica di matrice strumentale e jazzistica presso il pubblico del rock.

     

    Altro passo fondamentale di Shorter è la collaborazione con un grande artista della musica brasiliana come Milton Nascimento in Native Dancer (1975) un album extra-genere di musica crossover e world che apre la strada a nuove generazioni di musicisti.

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    Esattamente come sono importanti gli album elettrici nella seconda metà degli anni ’80 (Atlantis, Phantom navigator, Joy ryder), la sua collaborazione in numerosi album di Herbie Hancock e di Joni Mitchell (citiamo anche un solo brano, perfetto, in uno degli ultimi album della Mitchell, Both sides now) e le numerosissime collaborazioni discografiche, dagli Steely Dan a Pino Daniele e ai Rolling Stones, in cui basta sentire anche solo due note per capire che quello è il suono del grande Wayne Shorter.

     

    Ma non è facile riuscire a riassumere in poche righe un mondo di musica così complesso. Il suo suono pieno di silenzi è stato fondamentale per la musica del XX secolo e per il popolo del jazz. Per fortuna la sua musica resta qui con noi.

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