Marco Molendini per il Mesaaggero
bacalov
L'argentino Luis Enrique Bacalov, premio Oscar amante del tango e della nostalgia, è stato un maestro del pop italiano. Uno dei maghi che, negli anni 60 e 70, animavano quella grande fabbrica di musica che era la Rca. Lui e Ennio Morricone si dividevano gli arrangiamenti. Entrambi di formazione accademica, musicalmente colti, vestivano di classe le cosiddette canzonette destinate a quello che, allora, veniva chiamato mangiadischi.
E i dischi davvero si vendevano come i panini. Legata a un granello di sabbia di Nico Fidenco, Fatti mandare dalla mamma di Gianni Morandi (che aveva anche firmato come autore), La partita di pallone, Cuore, Il ballo del mattone di Rita Pavone, Io che amo solo te, Era d'estate e Canzone per te di Sergio Endrigo sono state confezionate dal suo estro e dal suo innegabile gusto. Ma la cosa di cui Bacalov sarebbe stato più orgoglioso è, probabilmente, la melodia del Postino, se non fosse stato oggetto di un'odiosa querelle con l'antico amico, Endrigo, che sosteneva di aver scritto lui quel tema.
bacalov
Vinse l'Oscar (era l'anno 1995), ma il premio fu l'origine di una dolorosa rottura personale e di una spiacevole vicenda giudiziaria che si è conclusa dopo anni, con l'aggiunta della firma dell'ex amico fra i crediti. Già, il cinema ha segnato la sua carriera adulta, con il suo nome accanto a quello di grandi registi come Pasolini (Il Vangelo secondo Matteo), come Scola (La congiuntura), come Petri (A ciascuno il suo), come Fellini (La città delle donne), come Monicelli (Panni sporchi), mentre Quentin Tarantino ha riutilizzato sue partiture in Kill Bill e Django unchained.
I GENERI
bacalov
Scriveva molto Bacalov (nel corso di un solo anno, il 73, compose ben otto colonne sonore cinematografiche), spaziava indifferentemente fra i generi, da artigiano di classe sapeva miscelare con sapienza melodie e strumenti, aggiungendo quel tocco che veniva da lontano, dai suoi studi classici e dalle sue origini: famiglia di provenienza bulgara, la nascita argentina, poi l'arrivo da ventenne in Spagna, da dove scappò insofferente del clima franchista.
Quando arrivò in Italia, era il 1959, nel Paese si stava accendendo il periodo felice del boom e Luis, per vivere, trovò la sua strada nelle case discografiche che, allora, stavano vivendo il loro Eldorado. Prima la Fonit Cetra, poi la Rca (dove cominciò firmando gli arrangiamenti come Luis Enrico).
il postino
I CLASSICI
Ma la sua passione profonda è sempre rimasta legata al tango e al suo strumento, il pianoforte che suonava con un tocco sobrio e delicato. In anni recenti si divertiva a suonare con una formula musicale dove accanto a una serie di sue composizioni, rileggeva grandiosi classici come Mi Buenos Aires querido di Carlos Gardel e Libertango o Inverno porteno di Astor Piazzolla (di cui fu forte sostenitore quando il grande maestro tanguero venne in Itailia) illustrando una sorta di breve storia del tango, nel pieno rispetto ma con lo sguardo attuale.
Negli ultimi tempi, Bacalov aveva dovuto rinunciare a questi concerti per motivi di salute. L'assenza di musica lo aveva gettato in una forma di depressione profonda. Ieri pomeriggio il figlio Daniel era andato a fargli visita all'ospedale San Filippo Neri, dove era ricoverato da dieci giorni per un'ischemia, con il pianista napoletano Alberto Pizzo, un allievo a cui il maestro teneva moltissimo. Proprio durante l'incontro le sue condizioni sono peggiorate e un ictus ha spento la sua vita a 84 anni.
Luis Bacalov Luis Bacalov MASSIMO TROISI IL POSTINO Luis Bacalov