Marco Giusti per Dagospia
Ira von Furstenberg 2
Certo, fece colpo nell’estate del 1966 quando leggemmo che la bellissima, ricchissima, blasonata Ira von Furstenberg, 26 anni, già star del jet set internazionale, figlia del principe Tassilo Furstenberg e di Clara Agnelli, sorella di Gianni, con due matrimoni alle spalle, il primo a quindici anni con un nobile, Alfonso Hoenhole, il secondo a ventuno con un miliardario brasiliano, Baby Pignatari, e ben due figli, stava mollando tutto e avrebbe girato per 250 dollari a settimana uno stravagante eurospy prodotto da Dino De Laurentiis e diretto da Alberto Lattuada, “Matchless”.
ira von furstenberg matchless
Un film divertente. Ma senza capo né coda. Dove era protagonista l’americano Patrick O’Neal nei panni di un agente segreto invisibile e co-protagonista con Ira Furstenberg, che passando al cinema aveva perso il von, l’altrettanto bella e nobile, ma decisamente meno fortunata, Nicoletta Machiavelli. Dino De Laurentiis le aveva messe sotto contratto. Ira dopo averla provinata per “Barbarella”, ruolo che avrà Jane Fonda, e la seconda, Nicoletta, dopo averla provinata come Eva per il kolossal “La Bibbia” di John Huston, ruolo che andrà alla svedese Ulla Bergryd.
ira von furstenberg Karl Lagerfeld
“Penso che la maggior parte delle giovani donne”, disse ai giornali americani Ira, ha bisogno di un lavoro che abbia senso. Io credo di averlo trovato nel cinema. Proverò a diventare una buona attrice o una star del cinema”. Purtroppo, Ira, malgrado i 29 film che girà dal 1966 al 1982, non diventerà né una buona attrice né una vera e propria star del cinema. E una delle sue partecipazioni migliori, quella della prostituta in “Fratello sole, sorella luna” le venne tagliata al montaggio da Franco Zeffirelli. Ma si era sempre molto divertita negli anni del cinema, mi disse quando la invitai a Stracult una decina d’anni fa.
ira von furstenberg foto di bacco (2)
E proprio nei vecchi studi della Dear aveva girato “Matchless”, il suo primo film, quello da 250 dollari a settimana. Aveva provato a diventare una giornalista di moda, a scrivere su Vogue o su Harper’s Bazar, rivelava nelle sue interviste americane, ma non aveva il background giusto, non aveva studiato da giornalista. Per il cinema, visto che andavano di moda le principesse, come Soraya, che Dino De Laurentiis cercò inutilmente di lanciare qualche anno prima con “I tre volti”, film a episodi firmati Antonioni-Bolognini-Indovina.
ira furstenberg cinque bambole per la luna d'agosto
De Laurentiis si sentiva già un produttore americano alla Howard Hughes. Un contratto a quella un altro a quell’altra. Se non funzionavi nei suoi film, però, ti affittava. Come un calciatore. Per un film minore. Più o meno assieme a “Matchless” vedemmo così nel 1967 il curioso “Addio Lara” di Robert Hossein con Geraldine Chaplin, non un sequel del “Dottor Zivago”, ma la storia di Rasputin, interpretato da Gert Froebe, dove Ira Furstenberg era la principessa Irina Yusupov. Per Barbarella era sbagliata, ma come nobile russa funzionava.
La troviamo poi in “Segreti che scottano”, eurospy di Chistian-Jacque tratto da un racconto di Robert Sheckley con Peter Lawford e Maria Grazia Buccella. Ma le era stato promesso come partner il più affascinante George Hamilton. Tutti film con protagonisti maschili deboli, come “Matchless”, ma non si puntava con decisione nemmeno a una protagonista donna forte. Nella marea di film che vidi a quel tempo, non me ne perdevo uno, ricordo bene la carriera lampo di Ira Furstenberg, passata da giovane promessa da lanciare sui giornali a bel nome da unire a altre bellezze del tempo un po’ come riempitivo delle coproduzioni.
ljuba rizzoli e ira furstenberg
“Mia madre mi ha detto che avrei dovuto iniziare il cinema prima, invece di sposarmi a quindici anni”, disse ai giornali americani (“The Miami Herald”, 1967), “ma si sbaglia. Non mi sono mai pentita di essermi sposata a quindici anni. E dopo tutto si impara solo dalle cattive esperienze, non da quelle buone”. La troviamo in film del tutto diversi. Un episodio di “Capriccio all’italiana”, costruito da Dino De Laurentiis per la moglie Silvana Mangano, un ruolo maggiore nel vietato “Una donna tutta nuda” di Klaus Lemke, poi nome di prestigio del nuovo cinema tedesco, con Gerard Blain, Serge Marquand e la partecipazione di Errol Garner, “A qualsiasi prezzo” di Elio P. Miraglia con Walter Pidgeon e Klaus Kinski dove si tenta un colpo a San Pietro, “La battaglia di El Alamein” di Giorgio Ferroni con Frederick Stafford e George Hilton, “Playgirl 70” di Federico Chentrens con Luciana Paluzzi.
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Una marea di titoli dove Ira Furstenberg era più o meno posteggiata e faceva più nome sui titoli che scena sullo schermo. Ben vestita, elegante, qualcosa aggiungeva, ma nessuna alla fine se la ricordava davvero. Ma ha sempre sostenuto che si annoiava a non far niente da ricca. “E non scordate che anche essere social è un lavoro. Devi sempre sapere dove conviene stare, a Parigi o a Roma. Comporta un sacco di organizzazione”. Come attrice pensava invece che l’unico modo per migliorare fosse fare tanti film. E infatti non dice di no a nulla.
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Funzionarono decisamente meglio le sue apparizioni nella commedia di Luciano Salce “Il professor Dottor Guido Tersilli…” con Alberto Sordi assieme al conte Giovanni Nuvoletti per non parlare del gran thriller di Mario Bava “Cinque bambole per la luna d’agosto” dove divide la scena con Edwige Fenech, Ely Galleani e William Berger, che sono fose i film più importanti della sua filmografia. Meglio precipitare nella commedia, che presto diventerà scollacciata o sexy, con tanto di nudi, che fare la bella statuina da coproduzione.
Un ruolo nel parodistico basso “Nel giorno del signore” di Bruno Corbucci assieme a Lando Buzzanca e alla nipote di Sofia Loren, Igli Villani, un altro in “Hello, Goodbye”, il regalo che il vecchio Darryl F. Zanuck fa alla sua ultima amante, la modella Genevieve Gilles, incapace di recitare, che non va col suo regista, Ronald Neame, e viene sostituito addirittura dal vecchio Jean Negulesco. E’ all’inizio degli anni ’70 che Ira scivola nella commedia sexy assieme a attrici come Edwige Fenech, Karin Schubert, Barbara Bouchet. Pronta a tutti. Non per soldi. Ma per divertimento. Raccontano tutti che si trovava benissimo nei set dei nostri film più sgangherati. Si sentiva libera. Del resto non si era mai sentita davvero una principessa.
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Però non si piace nei film che fa. Si trova più vecchia, più grassa. E si massacra di diete. O non mangia e finisce all’ospedale. “Mi piacerebbe essere come Raquel Welch. Lei non ha mai fatto un brutto film”. Non riesce a stare ferma in un posto. Passa dalla sua casa a Roma a quella a Parigi a quella in Sardegna. E’ come una droga, dice, una mania che ha preso dal padre. Inizia così un filone di film in Spagna. Non capolavori. Eccola in “Due ragazzi da marciapiede”, commedia con vizietto di Ramon Fernandez con Alfredo Lande e Jean Sorel, “La prima notte del Dottor Danieli, industriale col complesso del giocattolo” di Gianni Grimaldi con Lando Buzzanca, “Le calde notti di Don Giovanni” di Alfonso Brescia con Robert Hoffman, Barbara Bouchet e Edwige Fenech.
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“Le belve” di Grimaldi con Lando, terribile. Un po’p meglio il thriller “Giornata nera per l’ariete” o “Homo eroticus” di Marco Vicario con Lando Buzzanca. Peggio lo spagnolo “La strana legge del Dottor Menga” di Ferdinando Merino con Alfredo Lande e Sylva Koscina. La Furstenberg alterna questi capolavori del cinema alla frequentazione, mai abbandonata del jet set, storie di ogni tipo, come quella col Conte Paolo Marinotti. La moglie del conte la manderà in galera accusandola di “concubinaggio”. Ma i suoi amanti, ammette, sono solo i ricchi.
“Per me è fondamentale che uno abbia i soldi. Semplicemente perché è troppo difficile se stai con uno che non li ha”. Leggiamo su un giornale americano (“The Lincoln Star” del 1973) che si è rifatta il sedere col lifting per 2000 dollari. Mentre sullo schermo passano i suoi film più assurdi, alterna modelli esclusivi di Karl Lagerfeld e di Yves Saint-Laurent. I giornali la descrivono come “una noce ricoperta di cioccolata in mezzo a un sacchetto di caramelle” (Eugenia Sheppard). Lei va a pranzo col suo vecchio amico, il Colonnello Serge Obolensky a Le Gremouille a New York e poi fa shopping con la Duchessa d’Uzes, mentre in Europa passa da un film all’altro.
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In un articolo del 1970 leggiamo che ha costruito la sua casa a Roma come la dimora di una star del cinema degli anni ’30. Nel living room ha ricostruito una scala a chiocciola del Normandie, ha uno spogliatoio tutto specchi e un bagno ricoperto di marmo bianco. Tra tanti titoli dimenticabili, gira pure due film più ricchi e interessanti del solito. “Los amigos” di Paolo Cavara con Anthony Quinn e Franco Nero e il politico “Processo per direttissima” di Lucio De Caro con Michele Placido come simil-Pinelli.
Lei ha il ruolo, addirittura, di simil-Camilla Cederna. Fu allora, il film fu un fiasco, che capì che la sua carriera nel cinema stava finendo. La troviamo in altri film, piuttosto modesti, la commedia siciliana “I baroni” di Giampaolo Lomi con Turi Ferro e Andréa Ferreol, il boccaccesco spagnolo “Metti la donna altrui ne lo mio letto” di Ramon Fernandez con Karin Schubert e Claudine Auger.
donald pleasence, patrick o'neal, e ira von furstenberg in matchless
Finisce la sua carriera alla fine degli anni ’70 fuori dall’Italia, con film come lo spagnolo “Requiem por un empleado” di Merino, i brasiliani “O amante de minha mulher” di Alberto Pieralisi e “Desejo selvagem” di David Cardoso, la commedia francese “Plus beau que moi, tu meurs” di Philippe Clair con Aldo Maccione. Non un grande titolo per chiudere una carriera, di fatto mai iniziata. Eppure credo che si fosse davvero divertita su quei set a fare ruoli sicuramente non da principessa.
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