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     IL NECROLOGIO DEI GIUSTI – IL CINEMA INGLESE PERDE UNA DELLE SUE ATTRICI PIÙ AMATE E LONGEVE, SYLVIA SYMS, 89 ANNI, ATTIVA DAGLI ANNI ’50 A OGGI SENZA MAI PERDERE LA SUA ELEGANZA E LA SUA FORTE PRESENZA SULLA SCENA - UNA DELLE GIOVANI ATTRICI EMERGENTI INGLESI PRONTA PER QUALSIASI RUOLI, LA SUA PRESTIGIOSA CARRIERA INIZIALE NON DEVE NULLA AL CELEBRE DIVANO DEL PRODUTTORE - TRA LA FINE DEGLI ANNI ’60 E ’70 PERDE IL SUO ASPETTO DI RAGAZZA, MA NON LE MANCANO I RUOLI… - VIDEO


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

    Il cinema inglese perde una delle sue attrici più amate e longeve, Sylvia Syms, 89 anni, londinese, attiva dagli anni ’50 a oggi senza mai perdere la sua eleganza e la sua forte presenza sulla scena. Anche se ormai i ruoli che aveva potevano essere quelli di Regina Madre in “The Queen” di Stephen Frears, o di vecchia signora paralitica in “Together” di Paul Duddridge in compagnia di Peter Bowles.

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    “Sono inorridita quando mi guardo nei film ora e vedo una vecchia signora grassa con una faccia spigolosa. Allora ero straordinariamente bella ma non sapevo di esserlo”. Non conturbante come una Diana Dors o una Brigitte Bardot, Sylvia Syms, nata a Londra nel 1934, laureata alla Royal Art of Dramatic Arts, dopo aver debuttato a teatro nel 1954 e essere stata scoperta al cinema dal regista Herbert Wilcox e da sua moglie, l’attrice Anna Neagle con “The Teenage Daughter” nel 1956, diventa presto una delle giovani attrici emergenti inglesi pronta per qualsiasi ruoli.

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    Anche se la sua freschezza, la sua eleganza, la sua duttilità ne fanno qualcosa di più di più di una bionda popolare in mezzo a cast di soli maschi. Recita con tutti i grandi attori inglesi del momento, da Dirk Bogarde a Laurence Harvey, da Anthony Quayle a John Mills, in una serie di film di grande successo in un momento d’oro del cinema inglese.

     

    La troviamo in “L’adultera”(“No Time for Tears”, 1957) di Cyril Frankel dove è la giovane amante dell’uomo sposata Anthony Quayle, nel celebre film di guerra “Birra ghiacciata a Alexandria” di J. Lee Thompson, uno dei suoi registi di fiduciam con John Mills e Quayle, il cappa e spada “La spada di D'Artagnan"di David McDonald, la commedia “Uno straniero a Cambridge” di Wolf Rilla con Hardy Kruger, il mystery “No Trees in the Street” di J. Lee Thompson con Herbert Lom.

     

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    La troviamo nel più importante “Passaggio a Hong Kong” di Lewis Gilbert con Curd Jurgens e Orson Welles,1959, il primo film della Rank in cinemascope, dove Welles litigò talmente tanto con il suo coprotagonista, che da drammatico fece diventare il film una commedia, rendendo il film un totale flop. Mettiamoci anche il buffo musicarello rock’n’roll “Espresso Bongo” di Val Guest con Laurence Harvey e Cliff Richard. Hollywood cercò di lanciarla, pur se in un ruolo da non protagonista, in “Il mondo di Suzie Wong” di Richard Quine con William Holden e Nancy Kwan, girato a Hong Kong.

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    Ugualmente importante fu per lei il ruolo di moglie di un avvocato inglese accusato di omosessualità in “Victim” di Basil Dearden con Dick Bogarde. Un film che apriva ufficialmente il problema dell’omosessualità in un paese che la cataloga fra i crimini. Altro film politicamente importante fu “Flame in the Streets” di Roy Ward Baker con John Mills sulle rivolte razziali delle minoranze giamaicane in Inghilterra.

     

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    Nello stesso anno arriva in Italia come protagonista, nel ruolo di Clelia, del peplum “Le vergini di Roma” iniziato da Vittorio Cottafavi e finito da Carlo Ludovico Bragaglia con Louis Jordan, Ettore Manni e Michel Piccoli, che si ritrova nel film solo perché seguiva una sua misteriosa amante del tempo. Malgrado avesse girato solo questo film in italia, Sylvia Syms venne molto seguita dalle cronache del tempo, dove, prima di lei, aveva così brillato la più esuberante Belinda Lee.

     

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    Di fatto, la prestigiosa carriera iniziale della Syms non deve nulla al celebre divano del produttore né si trovò in situazione scabrose con questo e qull’attore. “A me non è successo”, dirà anni dopo, “in parte perché molti degli uomini con cui ho lavorato avevano percorsi diversi. Non puoi immaginare Anthony Quayle, eroe di guerra, che ci prova. O John Mills che recitava fin da quando era ragazzo. Orson Welles non si sarebbe mai permesso di fare cose del genere. Ero molto ingenua al tempo, ma ero anche una rispettabile donna sposata”.

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    Si permette, come quasi tutti gli attori inglesi, di alternare al cinema, oltre che tanta tv, anche tanto teatro. Nel 1964 è celebre un suo “Peter Pan”, dove interpreta appunto Peter Pan. Se in tv fa ogni genere di serie, più io meno celebre, al cinema va avanti con avventurosi, come “La rivolta del Sudan" di Nathan Juran con Anthony Quayle e una giovanissima Jenny Agutter, spionistici come “Operazione Crossbow” di Michael Anderson con George Peppard, Tom Courtenay e Sophia Loren, film da anni invedibile, al sotto-007 molto amato da Tarantino “La mano che uccide” di Seth Holt con Richard Johnson, Carol Lynley e Barbara Bouchet.

     

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    Tra la fine degli anni ’60 e ’70 perde il suo aspetto di ragazza, ma non le mancano i ruoli. La troviamo assieme al figlio, Benjamin Edney, nel curioso violento western americano girato in Spagna “Non uccidevano mai la domenica” di Henry Levin con Vince Edwards, Jack Palance e George Maharis, che prese il posto di Jeffrey Hunter, morto improvvisamente. E’ decisamente più a suo agio nell’horror a episodi “La morte dietro il cancello” di Roy Ward Baker, 1972, o in “Il seme del tamarindo” di Blake Edwards con Julie Andrews e Omar Sharif.

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    La riporterà al cinema, strappandola a teatro e tv, Julian Temple per il divertente “Absolute Beginners” con David Bowie, dove rivive gli anni della prima Londra sbarazzina. Popolare fu anche la sua versione di Margaret Thatcher nel televisivo “Thatcher: The Final Days” nel 1991. Anche se da anziana signora sarà più visibile in tv che al cinema, non si lascerà mai andare né oserà smettere di lavorare (“Non ho guadagnato abbastanza per farlo”), così la troveremo nel 2006 in “The Queen”, nel 2008 in “Is Anybody There?” con Michael Caine.

     

    Invecchiata, è vero, ma sempre perfetta, sempre sorridente. Si preoccupava solo che la Regina non l'avesse riconosciuta, scambiandola con la moglie di Richard Attenborough, Sheila Sim. “Fu super gentile con me, come se mi conoscesse già, cosa che non era avvenuta, a parte avermi vista come attrice”.

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