Marco Giusti per Dagospia
stella stevens
Ecco. Perdiamo pure Stella Stevens, una delle star più sexy che il cinema di Hollywood abbia mai avuto. Spiritosa, intelligente, bellissima, capace di tenere testa a Jerry Lewis in “The Nutty Professor” come a Dean Martin in “Matt Helm”, a Elvis Presley in “Girls! Girls! Girls!” e a Jason Robards nel suo film che più amiamo, “La ballata di Cable Hogue” di Sam Peckinpah. Bionda (non naturale) come Marilyn, occhi azzurri, con un corpo perfetto e spregiudicata, nel gennaio del 1960 ottiene il paginone centrale di “Playboy” e verrà ricordata come una delle 100 donne più sexy d’America.
La adora il pubblico più popolare e quello più sofisticato. Nata come Estelle Caro Egglestone a Yazoo nel Mississipi nel 1938 da padre assicuratore e madre infermiera, si sposta con la famiglia a Memphis quando ha solo 3 anni. A 15 anni si sposa con un aspirante elettricista e rimane incinta. Il figlio, Andrew Stevens, che verrà lanciato in “Fury” di Brian De Palma, le nasce quando ha ancora 16 anni. Divorzia l’anno dopo a 17 anni. E a 18 anni si fa biondo platino (“Lo sono sempre stata col cuore”).
stella stevens jerry lewis
Quando è ancora studentessa, la scelgono per interpretare a teatro in “Bus Stop” il ruolo di Chérie, lo stesso che aveva Marilyn al cinema. Si sposta alla fine degli anni ’50 col figlio a Los Angeles per fare il cinema. La Fox la mette sotto contratto per tre anni, e Frank Tashlin la lancia in “Dinne una per me” con Debbie Reynolds e Bing Crosby, mentre ha un ruolino in “L’angelo azzurro”, versione americana, diretta da Edward Dmytryk con May Britt del capolavoro tedesco di Sternberg.
Nel 1960, scaduto il contratto con la Fox, ritrovandosi sola con un figlio accetta la proposta di Hugh Hefner di posare nuda per il paginone centrale di “Playboy”. Se ne accorgeranno tutti gli americani. Viene così messa sotto contratto alla Paramount, che la inserisce nel confuso “Lil Abner”, versione cinematografica della celebre striscia di Al Capp, dove ha il ruolo di Appassionata von Climax.
stella stevens servizio per playboy 2
Gira parecchie serie per la tv e ottiene i primi ruoli da protagonista in “Man Trap” di Edmond O’Brien, che la descrive come “il sogno di ogni regista, un’attrice completamente istintiva” e nel più interessante “Too Late Blues”/“Blues di mezzanotte” diretta da John Cassavetes dove fa coppia con Bobby Darin.
E’ allora che diventa davvero hot per Hollywood. E nel celebre gioco dei produttori 1. Chi è Stella Stevens? 2. Portatemi Stella Stevens. 3. Portatemi un tipo alla Stella Stevens. 4. Chi è Stella Stevens? ottiene ormai il numero 2. Cioè Portatemi Stella Stevens. La Paramount le propone un film con Elvis Presley “Cento marinai e una ragazza” diretto da Norman Taurog.
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Le piace l’idea di recitare con Elvis, cresciuto a Memphis come lei, ma giudica il copione “un pezzo di merda” e quasi la cacciano dalla Paramount. La obbligano a girarlo e non si trova per nulla bene con Elvis. Non vedrà mai il film finito, anche se il regista, Norman Taurog, la considera, nelle interviste del tempo, “La più naturale commediante arrivata a Hollywood negli ultimi dieci anni. E’ nata coi tempi comici che gli artisti di vaudeville ottenevano solo dopo anni di lavoro”. E’ per questo che la vuole un regista come Vincente Minnelli in “Una fidanzata per papà”, che lei ricordava come “il più grande genio che abbia mai incontrato sul lavoro”, con Glenn Ford protagonista e il piccolo Ron Howard.
stella stevens elvis presley
Gira subito dopo uno dei capolavori di Jerry Lewis, “The Nutty Professor”, noto da noi come “Le folli notti del Dottor Jerryl”. Ritrova Glenn Ford sia nella commedia western di George Marshall “Compagnia di codardi” che nel drammatico “48 ore per non morire” del messicano Gilberto Gazcon. Serio anche il suo ruolo in “Syanon” di Richard Quine con Chuck Connors, mai arrivato in Italia.
E’ perfetta per il cinema comico fumettistico di Tashlin, Marshall, Quine e Lewis, ma è perfetta anche nel primo film della serie Matt Helm a fianco di Dean Martin, “Matt Helm Il silenziatore”, nel 1966. Ritrova Dean Martin in “Come salvare un matrimonio e rovinare la propria vita” di Fielder Cook, dove ricostruisce un personaggio alla Marilyn Monroe. La troviamo poi nel quasi televisivo “Con le spalle al muro” di Brian G. Hutton con David McCallum nel ruolo di Sol Madrid, celebre in coppia con Robert Vaughn nella serie tv “Uomo dell’U.N.C.L.E”.
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Forma una bella coppia di suore con Rosalind Russell in “Where Angels Go Trouble Follows” di James Neilson. Esplode nel culto dei cinefili del tempo sia con “La ballata di Cable Hogue” di Sam Peckinpah, dove ha scene di nudo, e dove riesce a mantenersi in equilibrio tra dramma e commedia, e nel successivo folle western girato in Almeria “Una città chiamata bastarda” di Robert Parrish con Robert Shaw e Telly Savalas. Gira di tutto, anche film più piccoli e impegnati. Non è affatto una sprovveduta come mostra nei suoi ruoli.
Negli anni ’70 la troviamo in molti altri film di genere, da “Slaughter uomo mitra”, 1972, a “L’avventura del Poseidon” di Ronald Neame. Fa coppia con Tamara Dobson in “Cleopatra Jones and the Casino of Gold” di Charles Bail, scritto dal militante nero Max Julien. Peter Bogdanovich la vuole a fianco di Ryan O’Neil e Burt Reynolds in “Nickelodeon”.
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Ma di tutto quello che girerà dopo non salverei molto, tra piccoli horror indipendenti e vagonate di serie tv e film tv. Gira anche due documentari. Ammalata di Alzheimer, era scomparsa da una decina d’anni dal cinema e dalla tv, quando se ne è andata per sempre in un istituto di Los Angeles.
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