Marco Giusti per Dagospia
robert blake nel 2020
Se ne va, con tutti i suoi misteri, la sua incredibile carriera di attore bambino nella Hollywood degli anni ’40, un successo ottenuto con il ruolo ultrarealistico di un celebre assassino, il Perry Smith di “A sangue freddo” di Richard Brooks che ne riattivò la carriera, la sua presenza sulfurea mediata da David Lynch in “Strade perdute” dove era il Mystery Man, il suo ultimo film, che contribuirà non poco a accusarlo dell’omicidio della moglie vent’anni fa, Robert Blake, detto Bobby Blake, 89 anni, ma noto anche da bambino come Mickey Gubitosi nella serie “Our Gang” o Little Beaver nei piccoli western del Lone Texas Ranger.
robert blake a sangue freddo.
Piccolo o, se volete, mai cresciuto, specializzato fin da bambino nei ruoli di messicano o latino o indiano o italiano, viene massacrato da Hollywood che lo utilizza in una quantità incredibile di film dal 1939 ai primi anni ’60. Secondo il critico Roger Ebert “per tutta la sua carriera professionale è stato segnato dal risentimento per come gli Studios di Hollywood e i suoi genitori lo avevano trattato da attore bambino”.
La sua carriera è segnata da alti e bassi, non escludendo anni di gloria, che lo porteranno dopo il successo di “A sangue freddo” a fare il protagonista di film clamorosi come “Ucciderò Willie Kid” di Abraham Polonsky assieme a Robert Redford nel 1969 o il cult di una generazione “Electra Glide in Blue”, unico film del produttore musicale James William Guercio, dove la sua moto era quasi più alta di lui o la serie “Baretta”, più di 80 episodi tra il 1975 e il 1978, mentre i bassi sono segnati da anni di crisi profonda, che lo vedono eroinomane e violento, ricuperabile nella sua caduta solo dallo sguardo pietoso di David Lynch.
humphrey bogart robert blake the treasure of the sierra madre
“Se non fosse stato per la recitazione sarei già morto a trent’anni o avrei un fucile in mano” dice già ai tempi del film di Brooks. Per concludere anni dopo che quanto a autodistruzione ne sapeva talmente tanto da poterci scrivere un libro.
Robert Blake era nato nel 1933 da genitori italiani che lavoravano nel vaudeville nel 1933 come Michael James Gubitosi. Sono loro che lo portano in cerca di fortuna a Los Angeles alla fine degli anni ’30 e lo spingono al cinema. Il piccolo Mickey fa il suo esordio nel 1939 in “Bridal Suite”, un film con Robert Young e Annabella, ma contemporaneamente gira, come Mickey Gubitosi, il primo episodio, "Joy Scouts", della lunga e fortunata serie “Our Gang”, con tutti attori bambini.
robert bobby blake mistery man in strade perdute
Girerà da piccolo protagonista tra il 1939 e il 1944 qualcosa come 40 episodi della serie, senza per questo non comparire, spesso anonimamente in tanti film di Hollywood. Lo troviamo così in “Lone Texas Ranger”, 1945, “I Love Again” con Mirna Loy, “La donna del ritratto”, ma soprattutto come il piccolo messicano del capolavoro di John Huston “Il tesoro della Sierra Madre” nel 1948. Negli anni successivi, rimasto piccolo di statura, seguiterà a alternarsi tra ruoli di messicano e di piccolo indiano in decine di film.
robert bobby blake
“La rosa nera”, 1950, “Apache War Smoke”, 1952, “Screaming Eagles”, “The Tijuana Story”, 1956. Durante la lavorazione di un western rifila un pugno al regista e non si rende conto di aver compromesso la sua carriera. Recita in ben 26 dei 32 show prodotti e interpretati da Richard Boone per la tv. Forse ve li ricordate.
Torna al cinema nei primi anni ’60, in “PT109” con Cliff Robertson, “La più grande storia mai raccontata” di George Stevens dove è Simone lo Zelota, “Questa ragazza è di tutti” di Sydney Pollack. Sarà però “A sangue freddo”, clamorosa versione cinematografica di Richard Brooks del libro di Truman Capote, dove è uno dei due assassini, Perry Smith, assieme a Scott Wilson, a rilanciarlo. In un primo tempo pensavamo che questo magistrale Robert Blake, così realistico, così crudele sulla scena, fosse un esordiente. O forse cercava la Columbia di farcelo passare per tale.
robert bobby blake 2
Nessuno avrebbe sospettato che nella sua carriera, ancora trentenne, ci fosse un elenco sterminato di film e episodi di serie tv. Nelle interviste e nei servizi su di lui si punta sempre a farne un tipo pericoloso e border line. Come probabilmente era. ”Se non fosse stato per Quinn Martin, Lewis Milestone, Sydney Pollack e Dick Boone sarei probabilmente in galera”, dice a più riprese. Rifiuta una nuova commedia a teatro di Tennesse Williams, rifiuta contratti con le majors per sei film. “Per la maggior parte della mia vita sono stato uno spostato”, dice incontrando i critici a Londra, “Anche adesso non credo di essere cambiato molto rispetto a come ero sei mesi fa”.
robert bobby blake nel film mokey
L’impatto di “A sangue freddo”, del suo bianco e nero magistrale e del suo freddo realismo sul mondo del cinema fu tale che Anthony Hopkins, cercando di trovare qualche ispirazione per Hannibal Lecter se lo studierà prima di girare “Il silenzio degli innocenti”.
“E’ un originale”, scrive di lui Roger Ebert che ne rimase, come tutto, profondamente colpito. Dal successo del film di Brooks, Robert Blake inizia una carriera davvero interessante nella New Hollywood. E’ il protagonista nel ruolo dell’indiano inseguito dalla posse bianca in “Ucciderò Willie Kid” di Abraham Polonsky. Il cinema italiano lo chiama protagonista del curioso “Un uomo dalla pelle dura” di Franco Prosperi dove si tenta di farne un nuovo Charles Bronson.
Assieme a lui recitano Tomas Milian, Catherine Spaak, Ernest Borgnine. James William Guercio e il direttore della fotografia Conrad Hall ne fanno l’eroe di “Electra Glide in Blue”, dove gira per l’Arizona sulla sua incredibile moto la Electra Glide dell’Harley Davidson.
bonny lee bakley
Guercio, che non aveva mai fatto un film in vita sua e era il produttore musicale dei Chicago, entrò nel film a dieci giorni dall’inizio delle riprese, ma chiese a tutti i costi la presenza dell’esperto Conrad Hall alla fotografia. Di fatto, ricordava Blake, il film lo girò Conrad Hall. E’ grazie a questo ruolo che ritroviamo Robert Blake prima poliziotto in coppia con Elliott Gould in “Mani sporche sulla città” di Peter Hyams, poi protagonista della lunga serie, 80 episodi, “Baretta” prodotta da Stephen J. Cannell.
Dopo l’uscita di Tony Musante dalla serie poliziesca “Toma”, il produttore cercava un altro italo-americano adatta a fare il poliziotto e trovò appunto Blake. Così nacque “Baretta”. Lo troviamo in qualche film degli anni ’80 ormai in ruoli di gangster, come il Jimmy Hoffa di “Blood Feud" nel 1983, ma sarà David Lynch a rispolverarlo, ormai irriconoscibile, per il Mystery Man di “Strade perdute”, uscito nel 1997.
robert blake money train
L’omicidio della sua terza moglie, Bonny Lee Blake, che aveva sposato nel 2000, e che gli aveva dato un a figlia, porterà alla rovina della sua carriera sotto tutti i punti di vista. Ritenuto colpevole di omicidio, Bonny Lee era stata uccisa nella sua macchina nel parcheggio del ristorante italiano dove erano andati a mangiare a Los Angeles, il Vitello’s, a Blake sonostati chiesti 30 milioni dollari da dared alla figlia. Cosa che lo ha ridotto sul lastrico. “Se non fossi stato così malato e turbato, mai avrei sentito il bisogno di fare l’attore”, dirà. E’ morto però nella sua casa di Los Angeles di un attacco di cuore.
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