Marco Giusti per Dagospia
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Se ne va anche Giuliana Calandra, 82 anni, signora dello spettacolo italiano, fra cinema, teatro e tv. Adorata da Sergio Corbucci, Lina Wertmuller, Marco Ferreri, Pasquale Festa Campanile, Federico Fellini, si adatto a qualsiasi richiesta dei suoi registi. Lino Banfi la ebbe come moglie, Mara Cana', nello stracult “L'allenatore nel pallone” e nel sequel, Dario Argento la affogò nella vasca da bagno in “Profondo rosso” nel ruolo di Amanda Righetti, forse la sua apparizione più celebre.
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Nata a Moncalieri nel 1936, presentò nel 1961 assieme a Lilli Lembo il Festival di Sanremo, e una decina d'anni dopo esordì al cinema tra la Wertmuller di “Film d'amore e d'anarchia” e il Pasquale Festa Campanile di “La calandria”, uno dei primi boccacceschi di Lando Buzzanca.
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impatica, brillante, pronta a ogni ruolo, si divise tra ogni genere di film e di ruoli. Nel “Bestione” di Sergio Corbucci interpreta Amalia, l'amante di Giancarlo Giannini, mentre Mario Monicelli la volle in “Caro Michele”.
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Corbucci la chiamò più volte sui suoi set, da “Di che segno sei?” a “Ecco noi per esempio”, da “A tu per tu a “Rimini Rimini”, Festa Campanile la richiamò per “Il petomane” e “il corpo della ragazza2, Alberto Lattuada per “Così come sei”, Dino Risi per “Sesso e volentieri".
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Adatta a fare la sciura milanese o nordica, ma anche la tardona, come si diceva allora, fu moglie di Gigi Reder ne Il Belpaese, tenente di polizia in Squadra antifurto con Tomas Milan ma non si negò al cinema d'impegno del tempo, dal femminista “Occhio nero, occhio biondo” di Muzzi Loffredo a “Difficile morire” di Umberto Silva all'erotismo al femminile di Giuliana Gamba, “La cintura”.
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Fu molto attiva anche in tv, da La Cittadella nei primi anni 60 ai seriali come Incantesimo e Commesse fino alle commedie di Eduardo. Non si fece davvero mancare niente.
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