Marco Giusti per Dagospia
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Se ne va anche Maria Rosaria Omaggio, 67 anni, stella del cinema italiano e spagnolo degli anni ’70 - ‘80, ma attivissima anche in teatro, in tv, in radio. In questi ultimi anni fu una eccellente Oriana Fallaci per “Walesa” di Andrej Wajda, ma fu anche una Elsa Morante per “Guido l’uomo che sfidò le Brigate Rosse” di Giuseppe Ferrara, una Golda Meir a teatro, non perdendo mai né il successo né la vitalità che l’aveva segnata negli anni precedenti.
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Il primo successo l’aveva ottenuto in tv nei primi anni ’70 con Pippo Baudo a “Canzonissima”, con tanto di celebri copertine su “Playboy” e “Playmen” per poi dividersi da subito, con accortezza, tra il cinema di genere italiano e quello spagnolo. La troviamo così in “Roma a mano armata” di Umberto Lenzi con Maurizio merli e Tomas Milian, in “Squadra antiscippo” di Bruno Corbucci con Tomas-Monnezza, in “La malavita attacca, la polizia risponde” di Mario Caiano con Leonard Mann, nella commedia sexy “La segretaria privata di mio padre” con Renzo Montagnani, ma anche in una serie di film spagnoli di Vicente Escrivà che le dettero enorme popolarità in Spagna, “La lozana andalusa”, “El virgo de Visantesa” e “Visantesa, estate quieta”.
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In Spagna, Maria Rosaria trovò il modo giusto di concedere un po’ di erotismo e di poter recitare in un cinema un po’ più acculturato del nostro, anche se poi anche lì la troviamo nella commedia sexy “La moglie dell’amico è sempre più… buona” di Juan Bosch con Sydne Rome. Nel curioso, stracultissimo “Culo e. Camicia” di Pasquale Festa Campanile un Renato Pozzetto in versione gay compagno di Mastelloni si trova a scegliere tra lei e Mastelloni.
Mentre il cinema horror/fantascientifico all’italiana di Umberto Lenzi, in Incubo sulla città contaminata” le offre il ruolo di protagonista. Negli anni ’80, con la fine del cinema di genere, Maria Rosaria Omaggio cambia un po’ genere. Quel cinema lì può ormai offrire poco, penso allo scivolamento nei musicarelli di Ninì Grassia, “L’ave Maria” con Nino D’Angelo. Si butta così nel teatro e nella tv. Con risultati alterni.
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La troviamo in uno dei primi film sperimentali femministi, “Occhio nero occhio biondo occhio felino” di Muzzi Loffredo, ma anche in prodotti curiosi come “Hercules” di Luigi Cozzi con Lou Ferrigno, dove è Hera, in “Rimini Rimini un anno dopo” di Bruno Corbucci con Maurizio Micheli.
Ma fin dagli anni ’80 capisce che è più adatto a lei il teatro e la tv seriale, pur rimanendo fedelissima al cinema al femminile del tempo. La troviamo infatti in “Un paradiso di bugie” di Stefania Casini, “Mia dolce Gertrude” di Adriana Zanese. Intelligente, simpatica, pronta a qualsiasi sperimentazione, ma anche al cinema popolare, Maria Rosaria è riuscita a superare anni non sempre facile nel mondo dello spettacolo. Sempre con un atteggiamento sano, positivo, pieno di vita.
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