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Marco Giusti per Dagospia
Ecco! Se ne va un altro celebre forzuto del cinema peplum, protagonista di ben tre film di Ursus. Ed Fury, 94 anni, nato a Long Island, New York, nel 1928 come Rupert Edmund Holovchik, biondo, belloccio, gran fisico da culturista diventò noto sulla scena dei bodybuilder della West Coast e dei giornaletti già negli anni ’40, subito dopo la guerra, dove venne ribattezzato Adonis e diventò indossatore e modello di celebri fotografi come Bob Mizer e Bruce Bellas.
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Fa già qualche particina non accreditato in film come "Because of Him" (1946), "Abbott and Costello Go to Mars" (1953), “Nebbia sulla Manica” con Esther Williams, dove è Hercules, "Gli uomini preferiscono le bionde" (1953), “Athena e le sette sorelle”, “Il marchio del bruto”, "Fermata d’autobus" (1956), dove ovviamente non ha battute, ma mostra i muscoli. Qualcosa di meglio lo ottiene in "The Wild Women of Wongo"di James L. Woilcott (1958). Passa qualche piccolo guaio con la legge, sia nel 1954, dove deve scegliere se pagare 150 dollari o farsi 30 giorni di prigione per aver picchiato un buttafuori di un teatro e poi nel 1958, dove è accusato di aver rubato 50 candele da accensione da Macy’s.
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Scoperto e rincorso dalla polizia dice che non se la sta passando bene. Un paio d’anni dopo però, quando scoppiò la moda del peplum e, col nome di Ed Fury, sembra legato a quello della moglie, Marceline Yvette Dubois, sposata nel 1959, approda in Italia, e lì diventa un vero e proprio protagonista del genere. Anche se, biondo e belloccio, non è il massico come Ercole e Maciste.
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Infatti lo troviamo prima nel quasi parodistico “La regina delle amazzoni” di Vittorio Sala con Rod Taylor e Dorian Gray, nel ruolo di Glauco, diventato presto un film stracult in America (“Non so fast, big boy” era una delle sue battute che facevano più ridere il pubblico), mentre in “Maciste contro lo sceicco” di Domenico Paolella, è un Maciste barbuto, cosa abbastanza strana per il genere, e Erno Crisa è lo sceicco.
Raggiunge il massimo della carriera nella trilogia che lo vede protagonista come Ursus di Mileto, che inizia con "Ursus" diretto da Carlo Campogalliani e prodotto da Italo Zingarelli nel 1960. Se ne parla, sui giornali del tempo, già dall’agosto 1960, con gran lancio di Ed Fury. Apprendiamo che arriverà in Spagna, per girare ai Sevilla Studios, alla fine del 1960. Poi che per la grande scena realistica della lotta con il toro venne sostituito da uno specialista portoghese in quest’arte.
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In un articolo di pura cronaca, in data 2 gennaio 1962 (“Stampa Sera”), si legge che l’attore Edmund Rupert, in arte Ed Furi (Furi è il cognome della moglie, Marcellina) è stato ricoverato in un ospedale psichiatrico a Napoli dopo aver ingerito una forte dose di barbiturici e aver dato sintomi di “agitazione psicomotoria”. Cosa alquanto oscura… . Proprio come Ursus, per il lancio di “The Mighty Ursus”, così si chiamerà il film in America, venne fotografato sulla copertina della celebre rivista di culturismo "Physique Pictorial" di Bob Mizar.
Lo ritroviamo ancora come Ursus in "Ursus nella valle del leoni " (1961), diretto da Carlo Ludovico Bragaglia per la Filmar dei Fratelli Maggi, dove oltre ai nemici nel film e alle bestie feroci, deve sfidare pure la concorrenza, cioè un nuovo Ursus, Samson Burke, protagonista di “La valle di Ursus” diretto da Luigi Capuano e prodotto da Fernando Felicioni. Ma come spiegano i flani del tempo, “C’è solo un Ursus, Ed Fury! Mai si era visto un Ursus così spettacoloso!”.
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Va da sé che in tutta la prima parte del film, che vede Ursus spassarsela coi leoni nella foresta come una specie di Tarzan, non troviamo Ed Fury, ma ben visibilmente il domatore Orlando Orfei. L’Ursus di Ed Fury qui sembra proprio un Tarzan col ciuffo. Interpreta infine, sempre per la Filmar, "Ursus nella terra del fuoco” (1963), che sarà il terzo e ultimo film della serie, diretto da Giorgio Simonelli ma terminato da Nick Nostro con Luciana Gilli e una giovane Claudia Mori.
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In una delle scene clou Ursus, incatenato e imprigionato, deve liberarsi da un pesante masso che lo sta schiacciando sotto gli occhi delle guardie sadiche. Lo troviamo anche in “Le sette sfide” di Primo Zeglio, prodotto da Emimmo Salvi, dove interpreta Ivan e divide la scena con una vera attrice americana, Elaine Stewart e la giovane cubana Bella Cortez, che sposò proprio sul set il produttore Emimmo Salvi. Fu il suo ultimo peplum girato in Italia. Per una serie di curiose circostanze, i film italiani di Ed Fury passarono così tanto in tv tra la fine degli anni’60 e i primi anni ’70 in America da farne una star.
Così, tornato a Los Angeles, Fury continuò a fare apparizioni da guest star in serie e show popolari, “The Dating’s Game”, "Gilligan's Island" (1965), "Star Trek" (1968), "Mission: Impossible" (1968), "The Doris Day Show" (1969), "La strana coppia" (1971). Lo troviamo anche in due episodi del "Tenente Columbo" (1973 & 1974), e "Fantasy Island" (1979). Lo ritroviamo molti anni dopo nel cartoon parodistico "Dinosaur Valley Girls" (1996), dove interpreta Ur-so. Pensa un po’…
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Una delle sue ultime apparizioni in pubblico fu nel 2001 a Venice Beach coi suoi compagni del tempo, Peter Lupus, Reg Lewis, Mickey Hargitay, Brad Harris, Mark Forest, Richard Harrison and Gordon Mitchell.
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