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UGO BERTONE per Libero Quotidiano
Il conferimento del premio Nobel per l' Economia a William Nordhaus e a Paul Romer suona come una condanna da Stoccolma a Donald Trump. Da una parte, infatti, la fortuna di Nordhaus nasce dall' aver messo a punto un modello per esaminare le conseguenze sul clima degli interventi di politica economica, specie in materia di fisco, al fine di «perseguire un tasso di crescita sano».
La giuria del Nobel ha usato la stessa motivazione per Paul Romer, già capo economista della Banca Mondiale, che ha concentrato le sue ricerche sul tema della crescita. Laureato in matematica alla scuola di Robert Lucas, allievo di Milton Friedman, Romer ha in seguito "tradito" i principi dei maestri della scuola di Chicago, da sempre sostenitori che il mercato produce sempre le soluzioni migliori.
Al contrario, il progresso economico è il frutto degli sforzi («sani») per influenzare le imprese a produrre nuove idee ed innovazione. Le idee, è la sua tesi, sono beni diversi dagli altri e hanno bisogno di specifiche condizioni per svilupparsi, crescere e diffondere. Ma in questo modo la sua "teoria della crescita endogena" apre la strada all' adozione di politiche attive, pubbliche e private, per stimolare l' innovazione e di conseguenza la crescita economica. Una negazione almeno parziale del liberismo trionfante ai tempi di Trump.
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Il Nobel dell' economia, del resto, quest' anno è all' insegna del politicamente corretto, in aperta contestazione della politica ambientale dell' amministrazione Usa e in linea con quella dell' Onu, che in settimana ha lanciato un nuovo allarme sul riscaldamento climatico - e che però finora, per la verità, ha prodotto più appelli e convegni che risultati tangibili.
Ma davvero l' aumento delle tasse è l' unica politica possibile? Non è che con questo pretesto si favoriscano pratiche di dumping o di protezionismo occulto, più o meno occulto? Prendiamo per buone le conclusioni di Nordhaus, per cui l' applicazione su scala globale di una tassazione per le emissioni di anidride carbonica, applicata uniformemente tra tutti i Paesi, sia la soluzione più efficace.
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Per ora, però, l' unica applicazione proposta dallo studioso nel 2014 (una sorta di tassa volontaria per un gruppo di Paesi in grado di far pagare una sorta di dazio a chi passa la loro frontiera) non ha avuto fortuna. E corre il sospetto che la "carbon tax" possa fare la fine della Tobin tax, la tassa sulle transazioni finanziarie adottata solo dall' Italia ai tempi del governo Monti.
Insomma, complimenti ai due studiosi americani, entrambi allievi di Robert Solow, l' economista che ha sviluppato la teoria classica della crescita.
I loro lavori, come recita la motivazione del premio, rappresentano senz' altro uno sforzo per «combinare la crescita sostenibile a lungo termine dell' economia globale con il benessere della popolazione del pianeta». E non è possibile negare sostegno e simpatia a Paul Romer, autore di una memorabile polemica con i colleghi per aver chiesto loro di scrivere in maniera comprensibile senza eccedere nell' uso di tecnicismi e di formule matematiche.
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Lui, 62 anni, e il collega Nordhaus, 77, coautore di una parte del manuale di economia del maestro Samuelson, hanno senz' altro titolo per dividersi il premio di 9 milioni di corone (860 mila euro circa). Ma, come continua il testo dell' Accademia, «le ricerche dei due studiosi non offrono per ora risposte esaurienti e conclusive, seppur rappresentano un passo in avanti sulla strada della crescita sostenibile». Siamo nel campo delle ipotesi ideologiche, più che delle conquiste del pensiero, come è quasi scontato parlando della "triste scienza" (anche il premio non è tecnicamente un Nobel). Non c' è niente di male. Basta saperlo: l' Accademia di Stoccolma, insomma, ha voluto spendere il suo prestigio per schierarsi contro Trump in difesa dell' accordo di Parigi.