Giampiero De Chiara per Libero Quotidiano
«Il #metoo? Un mucchio di stronzate. Conosco queste persone, so che sono codardi e deboli e finché tutto sembra bello in apparenza, per loro è sufficiente. Non sono campioni, non difendono cause. Per me sono solo perdenti». Non sono parole di Harvey Weinstein e neanche Kevin Spacey o, per rimanere in ambito nostrano, quelle di Fausto Brizzi.
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È Rose McGowan, una delle prime paladine di questa corrente di pensiero, a demolire la campagna Usa contro le molestie nel mondo di Hollywood. In una intervista, in parte ritrattata, l' attrice di Scream, al tabloid inglese Sunday Times, attacca le sue "colleghe" che con lei hanno fatto parte di questa «battaglia civile». «Sono delle perdenti perché hanno denunciato le molestie solo per cavalcare l' onda dello scandalo, senza poi fare concretamente nulla a supporto del movimento femminile».
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COLPO DI SCENA
Un colpo di scena che ha del clamoroso. Un caso di doppiezza dell' essere umano che, a voler rimanere in ambito cinematografico, ricorda una scena di Full Metal Jacket di Stanley Kubrick, sulla guerra in Vietnam. In una memorabile scena un colonnello dei marine chiede spiegazioni ad un suo soldato sul perché sull' elmetto abbia scritto "Nato per uccidere" e porti poi sull' uniforme un distintivo di pace. La risposta è lapidaria: «Volevo soltanto fare riferimento all' ambiguità dell' uomo una teoria junghiana, signore...».
rose mcgowan agli mtv music awards nel 1998
La replica dell' ufficiale, la potete immaginare... Rose McGowan, tra le prime a denunciare di aver subìto violenza da parte di Weinstein, sembra essersi comportata proprio come quel marine. Nell' intervista, infatti, fa a pezzi un anno di dibattito, screditando così lo stesso movimento da lei creato.
Amica di Asia Argento, con cui ha recentemente litigato anche via social per poi chiederle scusa, dopo le accuse di Jimmy Bennet contro l' attrice italiana non risparmia nessuno nel suo anacronistico j' accuse. «Conosco queste persone, ti sorridono fin quando fa comodo a loro». L' attacco prosegue poi al sistema cinematografico Usa: «Hollywood è solo apparentemente liberal. In realtà è tutto finto, compreso il movimento».
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Pensieri e parole che fanno venire in mente Donald Trump, che tempo si era scagliato proprio contro i finti liberal della Mecca del Cinema.
La McGowan è d' accordo con Donald e dà ragione anche a quelli che la pensano come lui: «Odiano Hollywood per essere il ritrovo dei finti liberali e hanno ragione al cento per cento».
ADDIO AL SET
Infine, nell' intervista al quotidiano inglese, rivela anche che non reciterà più e che l' industria cinematografica va boicottata «per fare in modo che il punto di vista delle donne non debba più essere filtrato attraverso uno sguardo maschile».
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Non contenta, si scaglia contro Meryl Streep («è letteralmente impossibile che non fosse a conoscenza del comportamento di Weinstein») e Hillary Clinton («vorrei riprendermi indietro gli anni in cui ho appoggiato la sua candidatura alle presidenziali»).
Poche ore dopo questa intervista, l' attrice ha smentito quanto detto con un paio di tweet, chiarendo che la sua invettiva era riferita al mondo di Hollywood in generale e non al movimento da lei stessa fondato. Una conferma che Jung, sull' ambiguità dell' essere umano, aveva proprio ragione.
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