Alessandro Rico per “la Verità”
NINO CARTABELLOTTA
I verbali della task force anti Covid ci permettono di risalire alle origini di uno dei fenomeni caratteristici dell' era pandemica: le previsioni sgangherate del presidente della fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta.
È il 20 febbraio 2020. Alla riunione del gruppo, apre le danze proprio il gastroenterologo, che presenta un «modello predittivo di natura statistica», elaborato a partire da due variabili: l' incremento percentuale dei nuovi casi di Covid e il «tempo espresso in giorni». Analizzando i numeri riferiti al 19 febbraio, Cartabellotta intravede «una riduzione dell' incremento percentuale assoluto giornaliero».
Il dottore sottolinea l' importanza del «coefficiente R al quadrato, «che indica la proporzione tra variabilità dei dati e attendibilità del modello considerato», ma poi si lancia in un paio di proiezioni. Anzitutto, sulla Cina: il numero uno di Gimbe stima «un' assenza di nuovi casi» a 46-47 giorni dal t0, cioè il punto in cui iniziano le rilevazioni.
nino cartabellotta FONDAZIONE GIMBE
Nel verbale, viene indicata la data del 28 febbraio, ma presumibilmente il riferimento è al 28 gennaio. Il pronostico è che si arrivi a zero casi «a partire dal 19 marzo» (che però sarebbe il cinquantunesimo giorno). Per quanto riguarda invece la provincia dell' Hubei, cioè la regione di Wuhan, da cui è partito il focolaio, il t0 è rappresentato dal primo febbraio e, per la cessazione dell' incremento dei casi, si dovrebbero attendere 42-43 giorni, fino al 16 marzo.
Attenzione: il Nostradamus del virus aggiunge anche che il «coefficiente R al quadrato indica che il modello è affidabile». In Cina, tuttavia, ci si avvicinerà stabilmente agli zero casi giornalieri solamente a maggio: due mesi più tardi rispetto alla stima. Molto più fortunato il vaticinio sull' Hubei, dove il 16 marzo i casi registrati saranno, in effetti, solo quattro.
NINO CARTABELLOTTA DELLA FONDAZIONE GIMBE
Il sistema predittivo, però, prende cantonate pazzesche quando viene applicato all' Europa e agli altri Paesi, anche se lo stesso Cartabellotta ammette che, «essendo pochi i dati registrati», «il modello è debole, quindi poco affidabile».
Lui, tuttavia, si avventura lo stesso in un' ipotesi, cioè «un' assenza di nuovi casi a partire dal quarantacinquesimo-cinquantesimo giorno dal t0», che coincide sempre con il 2 febbraio.
Al più tardi, il 23 marzo 2020. Peccato che, 24 ore dopo, venga individuato il paziente 1 di Codogno e incominci l' incubo per l' Italia e tutto il Vecchio continente. Cartabellotta, in fondo, riconosce che «altre variabili», come nuovi focolai o nuovi modelli diagnostici, potrebbero avere un «coefficiente di variazione pari a circa il 30%». In buona sostanza, il sistema per le previsioni serve a malapena a descrivere quel che avviene in Cina (per la quale tra l' altro, ci si deve fidare delle rilevazioni comunicate dal regime).
nino cartabellotta
Tant' è che Gianni Rezza, dirigente dell' Iss, «esprime perplessità sul modello predittivo», sulla base delle esperienze coreana ed egiziana e conclude: «È troppo presto per fare previsioni». Come premio per il brillante contributo, comunque, Cartabellotta spopolerà per oltre un anno su giornali e tv. Un pulpito dal quale continuerà a diffondere le sue previsioni. Sbagliate.
nino cartabellotta