Diodato Pirone,Enzo Risso per “il Messaggero”
Le mille chiacchiere sulla rinascita del Centro, nate soprattutto dopo le rocambolesche elezioni presidenziali, forse hanno trovato un minimo di baricentro con le amministrative di domenica scorsa.
calenda renzi
Si tratta di elezioni comunali e quindi per loro natura con dati frammentati e parziali. Ma, mano a mano che il polverone dei dati si dirada, effettivamente sembra emergere uno spazio intorno al 10% per una cosa centrista. Il fenomeno riguarda sia il versante di centrodestra che quello di centrosinistra. Tanto che ieri Italia al Centro formazione guidata dall'ex forzista Giovanni Toti, in un comunicato ha fissato ad un lusinghiero 7,48% il risultato della media ponderata delle liste nelle quali il movimento era presente.
Sull'altro versante è soprattutto Azione, il partito di Carlo Calenda, a poter riempire di numeri a due cifre l'analisi dell'andamento del voto. E' un fatto che candidati centristi vicini ad Azione hanno ottenuto risultati notevoli in alcune città. Eclatante il caso de L'Aquila dove Americo Di Benedetto è arrivato secondo (dietro il sindaco Biondi riconfermato al primo turno) con quasi il 24% dei voti. Anche Fabrizio Ferrandelli a Palermo, Dario Costi a Parma e Antonello Talerico a Catanzaro possono vantare performance di tutto rispetto, fra il 13 e il 14%.
renzi calenda
LE FORZE IN CAMPO Molto bene, relativamente alla forza attribuibile alla galassia delle forze centriste, sono andate liste civiche di Centro. Oltre il 17% alla Giordani Sindaco a Padova, il 16% a Il Centro per Cuneo, e nei pressi di Roma il 19% ad Ardea Domani e quasi l'8% a Ciampino sul serio. Anche liste con i simboli della Federazione Azione/Più Europa possono vantare risultati consistenti: l'8% a Palermo, quasi il 6% ad Alessandria, il 4,8% a L'Aquila.
L'ondata centrista sembra essersi coagulata intorno alla maggior attrazione della proposta calendiana rispetto a quella di Italia Viva. I renziani, praticamente assenti alle comunali con il proprio simbolo, hanno deciso di appoggiare sindaci di aree diverse come Bucci, di centrodestra, a Genova o Giordani, di centrosinistra, a Padova. D'altra parte tutti i sondaggi danno Calenda e Più Europa intorno al 5% contro i 2/3% di Italia Viva.
Già, ma che farà il Centro alle prossime elezioni politiche di qui a un anno? Ovviamente molto dipenderà dalla legge elettorale che - se le circostanze lo permetteranno - potrebbe diventare uno dei punti chiave della politica italiana del prossimo inverno.
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La legge elettorale attuale è al 65% proporzionale e al 35% maggioritaria. E con il taglio dei parlamentari a 400 deputati e a soli 200 senatori la corsa per vincere i collegi (130 circa alla Camera e 65 al Senato) dovrebbe obbligare centrodestra e centrosinistra a ricompattarsi. Entrambi i poli però sono uniti solo sulla carta e dunque resta in piedi una forte spinta al proporzionale con soglia al 5% che - almeno in teoria - ridurrebbe il numero dei partiti in Parlamento a 5 o 6.
Il proporzionale favorirebbe partiti di Centro (se in grado di superare il 5%) perché gli italiani che si richiamano genericamente a quest' area non sono pochissimi. Le valutazioni dei sondaggisti oscillano fra un minimo di 3 milioni e un massimo di 5 milioni di voti di area centrista. Il che vuol dire in termini percentuali dall'8 al 15% del corpo elettorale. Grosso modo la metà rispetto a chi si dichiara di sinistra o di destra.
CARLO CALENDA MATTEO RENZI
«Ma se l'area di Centro è valutabile fino al 15% dei votanti - spiega il sondaggista Antonio Noto - non vuol dire che questa sensibilità si trasformi in voti effettivi. Il dossier sarebbe assai più concreto se il Centro potesse contare su un leader riconoscibile e una organizzazione territoriale ramificata».Ma chi sono gli italiani di Centro? «Gente che odia la politica dello scontro e vuole stabilità e governabilità. Si tratta di quella fetta di società italiana dinamica in economia e moderata ma non troppo in politica», è il profilo di Enzo Risso, direttore scientifico di Ipsos.