Gianluca Veneziani per "Libero quotidiano"
A VENEZIA CON UN PICCIONE IN TESTA. STORIA TRAGICOMICA DEGLI ITALIANI IN FERIE
Dio ci scampi dalle vacanze, soprattutto dalle vacanze all' italiana. Ne abbiamo un disperato bisogno dopo questi tempi duri, si dice. Ma siamo sicuri che non causino più stress di quello che assicurano di toglierci? Non che è al ritorno servirà poi un'altra vacanza per riprendersi dalla vacanza?
Da queste domande parte il gustosissimo libro di Giuseppe Culicchia, A Venezia con un piccione in testa. Storia tragicomica degli italiani inferie (Solferino, pp. 192, euro 16), una fenomenologia ironica e dissacrante dei nostri connazionali alle prese col rito della villeggiatura. Un rito che risale a oltre un secolo fa, è diventato di massa nel Dopoguerra al tempo del Boom, e ora riprende in altre forme, più tecnologicamente avanzate ma molto più pacchiane.
Le vacanze italiane degli Anni Venti-Venti non possono fare a meno di essere corredate di selfie: spararsi un autoscatto diventa spesso l'unica buona ragione per vedere un posto. O meglio, una location, perché solo qua puoi scattare foto con uno «sfondo, quinta, scenario» tali da fare invidia agli amici social.
GIUSEPPE CULICCHIA
In villeggiatura l'italiano continua a essere affetto da un'impresentabilità estetica, quasi fantozziana, che smentisce il mito del Belpaese che sa vestire bene. In riva al mare esibisce un mix in grado di far inorridire il tedesco più fedele all' abbinata mocassino -calzettone di spugna: e cioè, pinocchietto, infradito, maglia di due tre taglie più larga con marsupio a mettere in risalto l'adipe in eccesso e cappello simil-Borsalino. In montagna è capace di calzare, anche su strade impervie piene di crepacci, comodissime scarpe da tennis in tela con la suola liscia.
UNA FAMIGLIA ITALIANA IN VACANZA
Il dramma è che, insieme a questa disastrosa mise, l' italiano di oggi in vacanza fa vanto di una cafoneria arricchita e ultra -chic, tra «donne palesemente facoltose, riviste e corrette dal chirurgo plastico» che «paiono bambole gonfiabili» e «cinquantenni in Lacoste e dall' aria benestante, magari con ventiduenne russa un filo appariscente a rimorchio», che «si rivelano facili allo "scazzo"», se qualcuno osa attraversare sulle strisce mentre «loro stanno arrivando a bomba sulla fiammante fuoriserie cabrio». Attorno a loro, torme di uomini palestrati, depilati, abbronzati, tatuati e con sopracciglia ad ali di gabbiano (gli unici gabbiani rimasti in riva al mare: gli altri sono tutti emigrati a Roma). E poi ragazzette dai costumi risicatissimi, quasi inesistenti, a conferma che le vacanze hanno letteralmente cambiato i costumi degli italiani.
vacanze italiani
Tutti costoro non possono dire di aver vissuto una vacanza a pieno se non hanno fatto qualcosa per sentirsi un po' vip, tipo stappare bottiglie da migliaia di euro a un tavolo in disco, salvo poi essere costretti ad aprire un mutuo balneare per permettersi la prossima vacanza. Oppure dare la caccia al vip, sperando di trovarlo nella spiaggia "in" e nel locale "cool", e naturalmente spararsi un selfie con lui.
vacanze italiani
L' italiano poi va all' estero per screditare il posto in cui è arrivato e rimpiangere casa sua (la Svizzera è noiosa, Parigi è carissima, a Londra non si lavano, a Berlino si mangia male), anche se per il maschio medio l'obiettivo non cambia mai: cercare la «figa», che sia a Ibiza, in Brasile o in Ungheria, dove siamo noti per aver messo su un' industria del porno grazie a Rocco Siffredi. Come diceva Houellebecq, i nostri connazionali «vanno ovunque ci siano bei culi». L' italiano d' estate è in fuga, anche se spesso non si tratta di cervelli.
Nel mezzo, però, il vacanziero tricolore fatica come un dannato per raggiungere l'agognata meta. Viaggia in treni più o meno scassati con escursioni termiche degne del deserto, in cui si può passare da temperature raggelanti da -20° a climi leggermente afosi a +35°; se in aereo, deve stare attento a non restare zoppo a causa dei trolley usati come armi contundenti contro i piedi altrui.
vacanza riccione
CHE ANSIA LA PARTENZA
Quando è in macchina, rimane puntualmente imbottigliato per via della sua presunta furbizia che lo porta a scegliere "partenze intelligenti" in piena notte, convinto di non trovare traffico, ignorando che tutti gli altri italiani hanno scelto di fare partenze intelligenti alla stessa ora. E così, tra ansia da prenotazione, ansia da prestazione, ansia da fine -ferie e costante ansia da meteo, l'italiano medio si trova a soffrire di stress pre e post -vacanza, ridotta a una parentesi infernale tra l' esodo e il controesodo. E finisce quasi per rimpiangere i tempi in cui poteva starsene comodamente a casa, impossibilitato a uscire a causa del lockdown.
Anche se poi lo stesso italiano medio ci pensa su e capisce che proprio lo stress da villeggiatura è il miglior sintomo dell'avvenuto ritorno alla normalità.