1 - IL PADRE DI SIMON "CINQUE DOMANDE AI PM SULLA FINE DI MIO FIGLIO"
Stella Cervasio per “la Repubblica”
Dominique Gautier
«Vado avanti soltanto per sapere se qui è stato fatto tutto il possibile per salvare Simon».
Dominique Gautier è stanco, parla a fatica, si tiene la testa tra le mani. È un uomo diverso da quello che voleva trovare a tutti i costi il figlio disperso, corso in Cilento dalla Francia quando gli hanno comunicato che il suo Simon non si trovava più.
Quattro giorni dopo la sua scomparsa, gliel'hanno detto. «Tre e mezzo », precisa con un sorriso doloroso Esther, la compagna, accarezzando una spalla di Dominique. Il padre di Simon Gautier, l'escursionista francese morto in un crepaccio nel Cilento, si appoggia al tavolo e s'interrompe: «Perdonatemi. Non ce la faccio a parlare di lui. Era prima di tutto un figlio. Un figlio meraviglioso».
Simon Gautier
Trattiene le lacrime, poi prende con decisione dalla tasca un foglietto scritto a mano, con qualche cancellatura, e con voce rotta legge, in francese, le cinque domande che ha consegnato ad Antonio Ricci, procuratore di Vallo della Lucania: «Perché, dove, come e a che ora è morto Simon? Perché la telefonata al 118 non ha permesso di geolocalizzarlo? Perché il 118 non l'ha aiutato a geolocalizzarsi da solo? Perché il 118 ha chiuso la telefonata? E infine, perché i soccorsi sono stati mobilitati con grande ritardo?».
Il manager delle poste francesi, che ha la doppia nazionalità franco-canadese, vive a Montréal con la compagna spagnola, da cui ha avuto due figli; Simon e la sorella erano arrivati con il precedente matrimonio. Ieri, Dominique Gautier ha incontrato per mezz' ora il medico legale che ha assistito per suo incarico all' autopsia. Ha atteso due interminabili ore nell' albergo dove si era trasferito, per non essere raggiunto da nessuno.
delphine godard, la madre di simon gautier 1
Una conversazione, quella con il perito, mediata dall' interprete, che lo ha definitivamente prostrato. Ha la barba lunga, gli abiti di chi ha messo insieme una valigia veloce e resta una settimana lontanissimo da casa, animato solo da una speranza. Sul suo volto, ora c' è un' espressione triste ed è sparita la forza di volontà dimostrata nei giorni scorsi partecipando alle ricerche del figlio. Fino all' ultimo sperava di ritrovarlo vivo.
Invece domenica sera, nel residence dove alloggiava, ha saputo del ritrovamento dal tg delle 21. «Potevano venire a dircelo prima ». Nessun altro commento. Abbraccia Esther e piange per quel figlio strappatogli un giorno d' agosto in un Paese straniero.
gli speleologi recuperano il corpo di simon gautier 5
Lo studente, che viveva da due anni a Roma e avrebbe discusso tra un mese la tesi di dottorato al Centre André Chastel di Parigi è scomparso il 9 agosto ed è stato ritrovato morto il 18. Nove giorni per scoprire dov' era, nonostante la telefonata al 118 che non è servita a salvarlo. È morto coprendosi il volto con una mano.
L'autopsia eseguita ieri a Sapri, dove la salma era stata portata tre giorni prima dai volontari del Soccorso alpino che l' avevano recuperata dopo otto ore, ha confermato che Simon è morto dissanguato per la lesione all' arteria femorale e tibiale provocata dalla frattura della gamba sinistra, che è stata quasi amputata. Nella caduta, gli si era rotta in malo modo anche l' altra. La morte è stata rapida, come si era detto da subito: al massimo 45 minuti dopo la caduta. Ma l' inchiesta sull'organizzazione dei soccorsi prosegue in parallelo a quella sulla morte del giovane.
gli speleologi recuperano il corpo di simon gautier 7
L'ipotesi resta omicidio colposo. «È vero, potrebbe essere morto entro un' ora - dice il legale dei familiari, Maurizio Sica - ma non c' entra con i soccorsi: ci sono voluti 9 giorni per sapere dov' era Simon». Che domani torna a casa, in aereo: dopo l' autopsia, la salma è stata dissequestrata.
2 - E MENTRE NOI ERAVAMO AFFANNATI INTORNO AL NULLA DELLA CITTÀ POLITICA, LA FORTUNA ABBANDONAVA LA FUGA EROICA DI UN FRANCESE GIOVANE E BELLO
Giuliano Ferrara per “il Foglio”
simon gautier
Il randonneur era un giovane bello che studiava arte a Roma da due anni. Conosco le spiagge del Cilento in quel tratto di costa, tra le più isolate e misteriose d'Italia, per averle viste dal mare sulla mia barchetta. E conosco quei monti impervi e ostili, esposti a est, solcati da gole e acque, che contrastano nella frescura gli effetti caldi del pomeriggio, creando ampia ombra assai prima del tramonto, nel villaggio magnifico di Scario.
simon gautier 4
Da una di quelle spiagge la mattina di un venerdì, dopo averci dormito, organizzato a puntino per raggiungere Napoli a piedi, Simon Gautier ha incominciato la sua passeggiata in ascesa, difficoltosa ma non estrema, dando le spalle al mare, al Golfo di Policastro e al Tirreno meridionale. Di lato, poco distante, riluceva Porto Infreschi o Bagninfreschi, una baia naturale d' acqua fredda per via delle sorgenti. Dall'altra parte Palinuro e il suo capo, dal nome del timoniere di Enea caduto tra le onde calme a notte, sconfitto dal dio del sonno o viaggiatore distratto (come preferite).
il luogo dove e stato trovato simon gautier
Anche il viaggiatore Simon deve essersi distratto o forse è stato colpito da un dio. Secondo un suo amico romano, avrà fatto sosta su un dirupo per guardare le acque profonde lì sotto, stregato, e la roccia ha ceduto e tutti speriamo che sia morto presto, presto, subito dopo la telefonata in cui diceva di avere le gambe spezzate, chiedeva aiuto "per favore", aggiungeva che non ci stava già più con la testa, niente dettagli di geolocalizzazione, stava "morendo di male", morire di dolore, e l' u nica cosa che sapeva era che vedeva il mare.
Ventisette anni sono pochi per una bella morte tanto dolorosa, solitaria e pietosa. Come sua madre Delphine Godard, non riesco a capacitarmi dei ritardi nella comunicazione di quanto stava avvenendo o era avvenuto, delle insufficienze pareggiate dalla buona volontà dei soccorritori, ma sopra tutto non riesco a capire come la Fortuna abbia abbandonato un' impresa così semplice e solenne, così umanamente divina, come la passeggiata solitaria di montagna verso Napoli attraverso i monti del Cilento.
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In quei giorni, quel giorno, eravamo tutti affannati intorno al nulla della città politica, all' inseguimento di bisbigli e rutti da bordello, mentre un francese che studiava arte a Roma la faceva, l'arte, con le sue gambe spezza te dall' imitazione della vita e della morte.
Ci sono più cose tra cielo e terra, si sa.
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Ma tra il cielo del Cilento, la terra franosa, l'incespicatura, la caduta e il mare che muore di male anche lui c'è tutto quello che divide una giornata sfortunata e letale da una vita pubblica accaldata, affollata, troppo affollata, stupida e profondamente immorale. Isolarsi, distaccarsi, passeggiare, stancarsi, coltivare un cammino, guardare, abbeverarsi fino alla morte per acqua, come Phlebas il Fenicio, non è un gesto romantico, una ricerca di salute, è una fuga eroica o così mi appare. La terra è desolata, ma non muore, come dicono quelli dell' altro bla bla, muoiono gli uomini che dicono a sé stessi di non esser ancora morti.
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