Estratto dell’articolo da “la Repubblica”
papa francesco Angelo De Donatis
Il Laterano resta vuoto. Francesco nei giorni scorsi ha decapitato la diocesi di Roma. O meglio: il vescovo di Roma c’è, ed è il Papa stesso, ma il suo vicario non c’è più, e non ci sarà per un po’.
Jorge Mario Bergoglio ha tolto il cardinale Angelo De Donatis, “promuovendolo” penitenziere maggiore in Vaticano, e ieri ha comunicato che «si prenderà del tempo per operare un sano discernimento sulla figura di chi ricoprirà tale ruolo». Potrebbe passare qualche settimana o qualche mese, un nuovo vicario potrebbe arrivare in tempo per il Giubileo del 2025, o mai.
papa francesco Angelo De Donatis
Il Pontefice argentino ha messo da tempo mano alla diocesi di Roma. Ha ereditato una situazione dove i problemi abbondavano. Una gestione finanziaria in sofferenza, ammanchi improvvisi, appalti poco trasparenti, una politica praticamente inesistente sugli abusi sessuali. E poi un approccio burocratico, un apparato autoreferenziale, una Chiesa attenta ai rapporti politici ma spesso distratta sulle sofferenze della città.
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Nel 2017 ha nominato vicario Angelo De Donatis. Lo aveva conosciuto a pranzo, da semplice parroco, a casa di monsignor Angelo Becciu, e gli era subito piaciuto. Sembrava la persona giusta per archiviare il regno del cardinale Camillo Ruini e gli anni incolori del cardinale Agostino Vallini, canonista prudente.
Ma la sintonia non è durata a lungo.
PAPA FRANCESCO E IL CARDINALE ANGELO DE DONATIS
Molto apprezzato dai preti della diocesi — è stato a lungo padre spirituale del seminario — “don Angelo” ha un temperamento spirituale. Il governo non era il suo forte. In piena pandemia il primo dissidio palese tra il Papa e il suo vicario: De Donatis stabilisce che durante il lockdown le chiese di Roma devono chiudere, Francesco lo sconfessa: niente messe, ma per i fedeli le porte devono rimanere sempre aperte.
Da lì in poi le incomprensioni si sono moltiplicate. Da ultimo c’è stata la vicenda di padre Marko Rupnik. Il sacerdote sloveno, mosaicista noto in tutto il mondo, è stato accusato di molestie sessuali e psicologiche su diverse religiose. I gesuiti lo hanno espulso, uno dei vescovi ausiliari di Roma, il gesuita Daniele Libanori — anch’egli spostato ora dal Papa — ha indagato sugli abusi avvenuti decenni fa in Slovenia, De Donatis invece lo ha difeso pubblicamente.
cardinal angelo de donatis alla mess aper benedetto xvi
Papa Francesco, che pure non ha mai mostrato di credere fino in fondo alle accuse, poco dopo ha fatto riaprire in Vaticano un fascicolo a suo carico. L’ennesima cacofonia.
Col tempo, Bergoglio si è convinto che doveva cambiare il Vicariato stesso. L’anno scorso ha promulgato una costituzione che lo stravolge, accentrando il potere nelle mani del vescovo di Roma, ossia nelle sue. Il cardinale vicario è declassato a semplice «ausiliare» del Papa, il quale è l’istanza ultima di ogni decisione pastorale, amministrativa ed economica di rilievo. È cresciuto il peso del «consiglio episcopale», che lui stesso presiede.
Francesco governa con piglio, ha spostato diversi vescovi ausiliari con una girandola di nomine, va periodicamente a incontrare gruppi di preti in qualche parrocchia sperduta di Roma. Vorrebbe una struttura più snella, solidale, presente nelle periferie, ma per ora regnano confusione e malumore. I veleni si moltiplicano.
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IL CARDINALE ANGELO DE DONATIS E PAPA BERGOGLIO
Con la riforma, Francesco ha aumentato il peso del vicegerente. In questa casella chiave ha messo l’efficace monsignor Baldassarre Reina, che ora, assente il vicario, ne farà le veci. Siciliano, è uno degli uomini di fiducia del Papa, insieme a Michele di Tolve — anch’egli non romano, milanese — rettore del seminario maggiore, e a don Renato Tarantelli, attivissimo direttore dell’ufficio giuridico. Potrebbe essere uno di loro il futuro vicario.
Tra i preti di Roma c’è chi invece sogna un ritorno a Roma di uno dei due cardinali romani che negli anni passato è stato vescovo ausiliare della città eterna, Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, o Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena. Ma al momento sembra improbabile che Francesco li voglia spostare per destinarli a un ruolo che lui stesso ha depotenziato.
PAPA BERGOGLIO E IL CARDINALE ANGELO DE DONATIS IL CARDINALE ANGELO DE DONATIS