Estratto dell’articolo di Vincenzo Trione per il "Corriere della Sera"
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Nomi leggendari. Per citarne alcuni: Il Verri e Marcatre, Paragone e Nuovi Argomenti, Domus e Casabella. Il Novecento è stato il secolo delle riviste. Luoghi di militanza, che suggerivano punti di vista non ortodossi. Arene di dialoghi, che miravano ad alimentare confronti accesi. Cornici all’interno delle quali si registravano tesi eretiche e false partenze: […] Di quelle esperienze, oggi, è rimasto solo l’involucro.
Stiamo assistendo a un fenomeno paradossale. Mai come negli ultimi anni, in Italia, proliferano riviste. Che, tuttavia, spesso, sono condannate all’irrilevanza e non hanno ambizione a incidere nel discorso pubblico.
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Si tratta di periodici senza circolazione, governati dalla lobby dei peer reviewers , concepiti per soddisfare le esigenze di professori e di giovani ricercatori che, per accedere e per avanzare nella carriera, sono costretti a pubblicare «a getto», frettolosamente, sulle cosiddette riviste di fascia A articoli di breve respiro, iperspecialistici, privi di originalità, specchio di una concezione utilitaristica e notarile del sapere, fondata su procedure standardizzate.
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[…] occorrerebbe ripensare i criteri di giudizio […] Fermare il mercato delle riviste. E finalmente tentare di combinare libertà di ricerca e valutazione. […]
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