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    IL CESSO IN TRANS! IL PARLAMENTO BRITANNICO PENSA A BAGNI “GENDER NEUTRAL” CONTRO LE DISCRIMINAZIONI - DA WESTMINSTER ALLA CASA BIANCA FINO A PUB E RISTORANTI, SI DIFFONDONO TOILETTE PER TRANSESSUALI


     
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    Enrico Franceschini per “la Repubblica”

    TOILETTE PER TRANS TOILETTE PER TRANS

     

    La “madre” di tutti i parlamenti potrebbe presto avere una identità di genere più neutra: perlomeno alla toilette. John Berkow, speaker ovvero presidente della camera dei Comuni, sta considerando la possibilità di introdurre bagni per transgender al parlamento britannico. L’alto esponente conservatore, noto tuttavia per le posizioni progressiste spesso poco in linea con quelle del proprio partito, ha chiesto a un esperto, la professoressa Sarah Childs, docente della Bristol University, di studiare come rendere il palazzo di Westminster meno ostile alle diversità di genere sessuali.

     

    I transgender sono legalmente riconosciuti nel Regno Unito dal 2004 e la discriminazione nei loro confronti è un reato da quando è stato approvato nel 2010 l’Equality Act, una legge in difesadell’eguaglianza. Anche per questo l’iniziativa di Berkow per il momento non suscita polemiche, tantomeno ironie, neppure dagli ambienti più tradizionalisti.

     

    TRANS TOILETTE TRANS TOILETTE

    Del resto i “gabinetti per trasngender” sono un tema già affrontato anche in altri luoghi pubblici, compresi palazzi della politica non meno illustri di quello che sorge accanto al Big Ben a Londra. Nell’aprile scorso la Casa Bianca ha aperto la sua prima “gender-neutral toilet”, ovvero una toilette non per uomini, non per donne bensì per chi si identifica in un altro sesso o ha un’incerta definizione sessuale.

     

    È situata nell’Eisenhower Executive Office, l’edificio che ospita molti uffici e dipendenti dell’amministrazione americana, adiacente alla famosa West Wing, l’ala occidentale in cui si trova l’ufficio del presidente. Una misura voluta da Barack Obama a sostegno alla comunità Lgbt (Lesbiche Gay Bisessuali Transessuali) e ai suoi diritti.

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    Negli Stati Uniti musei come il Whitney e l’American Folk Art Museum a New York o l’Utah Museum a Salt Lake City nello stato tendenzialmente conservatore dei mormoni, scuole e università, ristoranti alla moda ma pure caffè e fast food, hanno adesso delle toilette riservate a transgender.

     

    Sulla porta può esserci una figurina metà uomo, metà donna, oppure la scritta “inclusive restroom”, gabinetto “inclusivo”. Ci sono applicazioni per telefonino come “Refuge Restrooms” che indicano a livello nazionale dove è possibile trovare bagni che non facciano alcuna forma di discriminazione.

     

    Non è ancora chiaro quando eventualmente il parlamento britannico ne aprirà una: non ci sono transgender fra i suoi deputati, ma potrebbero essercene fra il personale e i visitatori di un palazzo che è fra le più frequentate mete turistiche della capitale. Il linguaggio o l’etichetta da adottare sono ancora incerti: si va appunto da “unisex” a “all genders” (tutti i generi). In Australia è stata approvata di recente una “X” per designare sul passaporto il sesso di transgender o cittadini di incerta identità sessuale.

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    La figurina dell’ermafrodito metà maschio metà femmina da mettere sulla porta non piace a tutti: «Come dire che chi ci entra si sente metà maschio metà femmina, un concetto assurdo», commenta il New York Times. E qualcuno ironizza sull’argomento, come il White Dog Cafè di Filadelfia, che ha una toilette con scritto sulla porta “democratici” e una con scritto sopra “repubblicani”; o il ristorante Founding Farmers di Washington, sulle cui tre toilette è scritto “Uomini”, “Donne” e “the rest of us” (tutti gli altri).

     

     

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