Liana Milella per “la Repubblica”
TRIBUNALE DI MILANO
A Milano, in procura, lascia Edmondo Bruti Liberati. A Roma, al Csm, si è già aperta la battaglia per la sua successione. Tra le 300 nomine che palazzo dei Marescialli deve fare al più presto, quella di Milano è di gran lunga la più importante, di sicuro la più ambita, al punto da oscurare mediaticamente tutte le altre, vertice della Cassazione compresa. Un grande magistrato, famoso per la sua storica presidenza dell’Anm negli anni dello scontro furibondo con Berlusconi, va volontariamente in pensione, non sfrutta l’anno di proroga che pure il governo ha concesso.
edmondo bruti liberati
Nelle stesse ore, al Consiglio, il vice presidente Giovanni Legnini si prepara ad aprire l’elenco delle domande. L’ultimo termine scade il 15 novembre, ma basta una sbirciatina per scoprire che i prossimi mesi - tra commissione e plenum il nuovo procuratore dovrebbe essere eletto a febbraio - saranno caldissimi a piazza Indipendenza.
Il perché è presto detto. Ufficialmente, Bruti presenta domani, nell’aula magna intitolata ad Alessandrini e Galli, il suo quinto «bilancio di responsabilità sociale», un testo che contiene il resoconto dettagliato di un anno di vita della procura. Lo ha inventato lui, e come ha spiegato negli anni passati, è «uno strumento di trasparenza, ma anche di rivendicazione delle cose fatte e del metodo usato».
IL PM DI MILANO FRANCESCO GRECO AL CELLULARE
Basta andare sul sito della procura di Milano per rendersene conto. Ad ascoltarlo il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, ma anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando. Tra il pubblico, ovviamente, i suoi colleghi. E tra questi i candidati più accreditati di cui si parla ormai da mesi, tutti già procuratori aggiunti, i vice di Bruti.
Il favorito, almeno così si diceva fino a ieri al Csm, è Alberto Nobili, anni di indagini sulla criminalità organizzata. Poi Francesco Greco, il coordinatore del pool sui reati economici, uno dei protagonisti di Mani pulite, nonché il magistrato il cui parere pesa per le più importanti istituzioni economiche del Paese. In gara Ilda Boccassini, una toga che non ha neppure bisogno di essere presentata tanto è famosa in Italia e nel mondo, al punto da conquistare un posto tra le cento donne più potenti del pianeta nelle classifiche stilate dalle riviste Times ed Express. Le sue indagini su Giovanni Falcone, sulle toghe corrotte, su Previti e Berlusconi fanno parte della storia giudiziaria italiana.
Boccassini Ilda
Ma chi vincerà alla fine? Uno di loro? Oppure un outsider che arriva da fuori? E qui la gara per la procura si fa intrigante. Basta ascoltare le anticipazioni sulle candidature che arrivano dal Csm. Il nome più famoso, quello del procuratore aggiunto di Reggio Calabria Francesco Gratteri, che Renzi avrebbe voluto ministro della Giustizia, ma subì lo stop dell’ex presidente Giorgio Napolitano.
ilda boccassini
Lo stesso Renzi gli ha affidato la presidenza della commissione che, a palazzo Chigi, ha ipotizzato la riscrittura del codice penale. Per la cronaca è anche quello che vorrebbe mandare in galera i giornalisti che pubblicano intercettazioni. Un altro magistrato noto, il procuratore di Messina Guido Lo Forte, braccio destro di Gian Carlo Caselli alla procura di Palermo, uno dei protagonisti del processo Andreotti, bocciato (ma ha fatto ricorso) per la procura di Palermo.
GIULIANO FERRARA CANTA CON LA PARRUCCA ROSSA IMITANDO ILDA BOCCASSINI
Poi la sorpresa delle ultime ore. Scende in campo Giovanni Melillo, il capo di gabinetto del Guardasigilli Orlando, ex procuratore aggiunto a Napoli, serie chance alla procura di Bari quando invece accettò la proposta di Orlando, un passato al Quirinale. In via Arenula dicono che Orlando, quando ha saputo (non da lui) dell’intenzione di Melillo di candidarsi a Milano, abbia espresso disappunto per l’eventuale perdita di un collaboratore stretto che ha fama di meticoloso controllore. Tutto deve passare da lui, al punto che c’è pure chi si lamenta.
GIOVANNI MELILLO NICOLA GRATTERI
È presto per dire come andrà a finire. Di voci ce ne sono tante. Come quella che accredita un organigramma correntizio già fatto, in base al quale sono già stati assegnati i posti di presidente del Tribunale (Roberto Bichi) e del procuratore generale (Roberto Alfonso). Adesso toccherebbe a Magistratura democratica. Ma proprio un outsider potrebbe scompaginare tutto.