1. CALABRIA, CALLIPO COL PD METTE IN DIFFICOLTÀ M5S: UN RISCHIO IL VOTO ONLINE
Simone Canettieri per ''Il Messaggero''
Sorpresa: alla fine Pippo Callipo ha detto sì. Il re del tonno correrà il 26 gennaio per le regionali in Calabria. Solo che, a differenza di qualche settimana fa, la sua discesa in campo questa volta è benedetta dal Pd e non più dal M5S che per lungo tempo lo aveva corteggiato pensando che potesse essere il candidato civico della coalizione giallorossa, il trait d' union. Insomma, stile Umbria.
PIPPO CALLIPO
Dopo lo stop di Luigi Di Maio alle alleanze locali con i dem -così come accade anche in Emilia Romagna - i grillini hanno scelto il docente universitario Francesco Aiello (finito al centro di una polemica per una villa abusiva). In queste ore il passo in avanti dell' imprenditore ittico sta creando più di un tormento ai pentastellati calabresi. E costringendo anche il centrodestra ad accelerare sul nome che ancora non c' è. Insomma, si entra nel vivo in Calabria.
E di sicuro c' è Callipo «pronto ad accettare la sfida» con «tanto di appello a partiti e movimenti civici nel nome del rinnovamento e della legalità». Il primo a commentare la notizia è appunto il segretario dem Nicola Zingaretti: «Lo sosterremo con il massimo impegno, intorno a lui occorre costruire un' alleanza vasta, civica e politica». E si torna sempre qui, dalle parti del Nazareno: cosa farà il M5S? Tirerà dritto da solo oppure cercherà il successo convergendo sull' imprenditore?
LA LINEA
francesco aiello
Di Maio ufficialmente tace. In Calabria, come in Emilia Romagna, era favorevole a una «pausa elettorale». Quindi a non presentarsi. «Ma - è il ragionamento che il leader pentastellato sta condividendo con i suoi collaboratori - se i territori hanno deciso di presentarsi bene, ma spetterà a loro la gestione».
Di sicuro è il concetto che ripete il ministro degli Esteri: «In Calabria non si va con il Pd». Anche perché un accordo clamoroso su Callipo riaprirebbe il dossier dell' Emilia Romagna. E dunque? «Avanti con Aiello». Ovviamente però, proprio come succede nella regione rossa, si scontrano diverse linee tra i grillini. E dunque anche al Sud regna un discreto caos. Nicola Morra, presidente della commissione antimafia ed esponente di peso del M5S calabrese, si tira fuori: «Cosa cambia ora? Non sono io a decidere nel Movimento».
francesco aiello 4
Tecnicamente la palla è nella mani del coordinatore regionale Paolo Parentela che raccomanda in chat ai colleghi: «Non commentate la notizia del giorno!». La deputata Federica Dieni si sfila: «Aiello non fa gioco di squadra, rimettiamo tutto al parere di Rousseau». E quindi della rete. Ma questo significherebbe riaprirebbe il dossier emiliano-romagnolo con una domanda semplice: meglio andare da soli o sostenere Bonaccini? Nel dubbio Di Maio è per la linea della fermezza.
Non a caso oggi il prof parteciperà a un incontro con i meetup grillini. Ma la partita non è chiusa, del tutto. Comunque vada la candidatura di Aiello non convince in fondo i grillini: in passato si schierò con Renzi e il governatore uscente Oliverio. E da regola dovrebbe essere ratificato su Rousseau. E se non dovesse passare. Ancora Dieni: «Io voterò contro».
LUIGI DI MAIO INCONTRA BEPPE GRILLO A ROMA 2
Di sicuro la presenza di Callipo rincuora Zingaretti. Il segretario dem, commentando con i suoi la candidatura, parla di gesto di «grande generosità». E la settimana prossima sarà in Calabria per la prima uscita insieme. «Da qui parte il rinnovamento della Calabria», è il pensiero del segretario. Anche nel Pd, a dirla tutta, ci sono piccole sacche di resistenza a Callipo.
La deputata calabrese Enza Bruno Bossio, vicina a Oliverio, lo boccia: «Fu candidato (con Idv e radicali) nel 2010 contro Agazio Loiero del Pd ed era in campo a sostegno della candidata del centrodestra Wanda Ferro, battuta da Oliverio, nel 2014. Insomma non è mai stato di centrosinistra». Ma nel Pd i barricaderos sono minoranza. Anche perché l' auspicio del Nazareno è che adesso si possano riaprire i giochi con i grillini. Ipotesi complicata, ma non del tutto esclusa.
Da qui il silenzio di Di Maio e il mandato ai parlamentari locali di gestire una situazione che non sembra affatto semplice. E il centrodestra? Ecco, il centrodestra non ha sciolto. Tutto rimandato a un vertice a tre Berlusconi-Salvini-Meloni la prossima settimana. Anche da queste parti non sono mancati i candidati bruciati e saltati all' ultimo momento. Da accordi tocca a Forza Italia esprimere il nome. Jole Santelli, coordinatrice regionale, invita i tre leader «a fare presto». Ma i giochi sono aperti e non esclusa, nemmeno in questo campo, l' opzione civica.
TONNO CALLIPO
2. FALLISCE IL BLITZ PRO DEMOCRAT DI GRILLO: SU GOVERNO E ALLEANZE DI MAIO NON CEDE
Simone Canettieri per ''Il Messaggero''
«Parole al vento». Ai piani alti del Pd analizzano la burrascosa settimana appena trascorsa e, senza entrare nelle dinamiche di un altro partito, non possono che registrare quanto il blitz di Beppe Grillo non abbia sortito effetti sulla stabilità dell' esecutivo. Anzi.
Pippo Callipo
Eppure, da Dario Franceschini ad Andrea Orlando passando per Nicola Zingaretti tutti credevano, o forse auspicavano, che qualcosa sarebbe cambiato nel ménage quotidiano con gli alleati. D' altronde il Garante sceso a Roma sabato scorso dopo giorni di pressanti invocazioni, nel famoso video con Di Maio ha detto principalmente due cose. La prima: «Con il Pd dobbiamo portare avanti progetti alti» per contrastare «la destra pericolosetta di Salvini». La seconda: «Il capo è lui - riferito al ministro degli Esteri - non rompete i coglio...».
In quest' ultimo caso il messaggio sembra essere passato. Le fronde grilline appaiono dormienti, soprattutto quelle al Senato. Lo dimostra anche l' intervento di Paola Taverna - molto critica nelle settimane appena trascorse nei confronti del Capo politico - all' ultima riunione del gruppo. Quella che doveva discutere il nuovo regolamento dei senatori. «Prima di essere messo ai voti deve vederlo Luigi», ha sentenziato la vicepresidente di Palazzo Madama. Stop, festa finita.
zingaretti di maio
Dopo le 48 ore romane (con doppio intermezzo all' ambasciata cinese) Grillo è ripartito. Direzione Genova. Ma a chi ha parlato con lui ha confessato: «Sono stanco, ma darò una mano. Ma non so ancora come». E così in questi giorni ha iniziato a telefonare ai senatori del M5S, molti dei quali non conosceva nemmeno di persona. È il caso, per esempio, di Gianluca Perilli, neo capogruppo a Palazzo Madama, con precedente esperienza nel consiglio regionale del Lazio. Non solo: sempre il Garante ha promesso che prima della pausa natalizia, o subito dopo, ritornerà a Roma per partecipare a un' assemblea congiunta davanti a tutti i 300 parlamentari pentastellati.
oliverio
«Beppe è consapevole che non esiste un' alternativa a Di Maio, quindi l' unica cosa che può fare e cercare di tenere in piedi la baracca, lavorando da padre di famiglia», racconta un interlocutore abituale del comico. Nei colloqui romani di una settimana fa Grillo ha tenuto a specificare un concetto: «Se dovesse cadere il governo, la regola del secondo mandato non sarà cambiata. E anche Casaleggio la pensa come me». Se quest' estate, dopo la caduta del Conte 1, era stato possibilista a una deroga per far ricandidare i big uscenti, ora «Beppe non vuole concedere sconti». E dunque avanti così. O tutti a casa.
Per sempre. Ma poi qui entra in ballo la prima parte del video registrato all' hotel Forum sabato scorso. E riguarda il Pd. E dunque la stabilità dell' esecutivo di Conte. Il richiamo di Grillo ha avuto la reazione opposta da parte di Di Maio.
I FRONTI
Negli ultimi sette giorni M5S e dem sono arrivati ai ferri corti praticamente su tutto: le Autonomie, autostrade, la Rai, la giustizia, il Salva Stati. Una guerriglia continua con sempre un sottinteso sventolato da Di Maio: su questo dossier il governo rischia. L' ultimo caso è appunto quello del Mes.
wanda ferro
Commentano dunque gli stessi senatori che si aspettavano una scossa nelle dinamiche interne: «Meno male che dovevamo lavorare con il Pd a progetti alti, qui è in corso una vera e propria strategia della tensione». Che passa anche dalle regionali. Ecco perché «mi spiace dirlo, ma l' intervento di Beppe è stato sconnesso dalla realtà», confida un big della primissima ora del Movimento.
Eppure Grillo è «entusiasta della manovra» in corso di conversione («Ragazzi, è bellissima»). Ma allo stesso tempo fatica a far passare il messaggio di un' intesa strutturale con i dem soprattutto in vista del futuro. «Ma - come ragiona un altro pezzo da novanta del M5S - i due messaggi che ha inviato sabato scorso cozzano tra di loro. Ma come perché? Se tu legittimi ancora Di Maio, che notoriamente è da sempre scettico e contrario all' accordo con il Pd, come fai a dirgli di portare avanti progetti alti con il Pd?».
wanda ferro come immagine di copertina di marco caltagirone
E' questo il bug che si è creato nell' ultima settimana. Con un ulteriore paradosso il capo politico ha ritrovato anche un asse d' acciaio con Alessandro Di Battista per condurre insieme battaglia sovraniste che sicuramente piacciono più a Matteo Salvini che a Nicola Zingaretti. Un rebus senza soluzione. Dal Nazareno confermano «di navigare a vista», dal M5S, la parte più filo Pd, scuote la testa: «Luigi sta cercando di capire quanto può tirare la corda per riprendersi la scena, ma è un gioco pericoloso». Nel dubbio Grillo non batte un colpo da una settimana.