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    IL PD DI SCHLEIN CIANCIA DI SALARIO MINIMO E DI DIGNITA' DEL LAVORO MA NON HA ANCORA RISOLTO IL CASO DEGLI 89 LAVORATORI IN CASSA INTEGRAZIONE – “NON LICENZIEREMO NESSUNO" - IL TESORIERE FINA SI INCAZZA CON CHI HA MESSO IN GIRO LA VOCE CHE IL DESTINO DEI DIPENDENTI DEM IN CIG CON SCADENZA IL 30 SETTEMBRE SIA SEGNATO: "NON SI GIOCA COSÌ CON LA VITA DELLE PERSONE, SI VERGOGNINO. PESANO LO STOP AI FONDI PUBBLICI E GLI SPRECHI DI RENZI"


     
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    Estratto dell’articolo di Niccolò Carratelli per la Stampa

     

    elly schlein alla festa del fatto quotidiano elly schlein alla festa del fatto quotidiano

    «Il Partito democratico non ha mai licenziato e non licenzierà nessuno». Michele Fina, da pochi mesi tesoriere al Nazareno, è «piuttosto incavolato» con chi ha messo in giro la voce che il destino degli 89 dipendenti dem in cassa integrazione, con scadenza il 30 settembre, sia segnato. «Capisco il tentativo maldestro di indicare la "trave nell'occhio" di un partito che si batte per il salario minimo e per la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori – dice Fina a La Stampa – ma non si gioca così con la vita delle persone, si vergognino».

     

    Tesoriere dallo scorso marzo, Fina si trova a gestire un problema che si trascina da anni, più precisamente dal 2014, quando è iniziata la progressiva cancellazione del finanziamento pubblico ai partiti, poi azzerato nel 2017. «Il Pd ha visto ridursi il proprio bilancio a un ottavo – ricorda Fina – per questo si è trovato in difficoltà con i suoi dipendenti, che all'epoca erano 176». Da lì è partita la cassa integrazione per crisi e poi per riorganizzazione.

    schlein festa unità ravenna schlein festa unità ravenna

     

    Negli ultimi anni, tra pensionamenti e uscite volontarie, la platea dei lavoratori si è ridotta agli attuali 115, di cui 89 effettivamente in forze, mentre gli altri sono in aspettativa non retribuita, in quanto distaccati a supporto dei gruppi parlamentari (quindi pagati da Camera o Senato). Fino allo scorso anno, con il Pd quasi sempre al governo dal 2013 a oggi, i dipendenti "in prestito" erano anche di più, perché c'erano posti a disposizione anche nei ministeri. Ora sono rientrati alla base, tornando a carico delle casse del partito.

     

    SCHLEIN SUONA LA CHITARRA a castiglione del lago SCHLEIN SUONA LA CHITARRA a castiglione del lago

    «Il punto è che, di questi 89, senza ammortizzatori sociali noi potremmo pagare gli stipendi a una sessantina o poco più – calcola Fina – quello è il numero a cui puntiamo in prospettiva. Ma ci arriveremo gradualmente, con pensionamenti ed esodi incentivati, in pieno accordo con i sindacati».

     

    Dunque, a fine mese non si aprirà il baratro, perché «dalla cassa integrazione al 50% passeranno ai contratti di solidarietà, per loro non cambierà nulla – assicura il tesoriere – di certo nessuno sarà cacciato o lasciato indietro». Personale di segreteria, amministrativi, addetti alla logistica e all'organizzazione, anche qualcuno degli uffici stampa e comunicazione.

     

    (…)  «Supereremo anche questa, nonostante abbiamo ereditato una situazione davvero complessa», sottolinea il tesoriere, che non risparmia una frecciata «a chi ci ha lasciato debiti assurdi, come quelli fatti con la costosissima campagna referendaria del 2016, che scontiamo ancora oggi». Come dire: se non riusciamo a pagare i dipendenti è anche colpa di Matteo Renzi e delle sue manie di grandezza.

    michele fina michele fina

     

    Ora, però, c'è Elly Schlein. «Lei spende pochissimo – dice subito Fina – e, secondo i primi dati parziali, con il suo arrivo quest'anno aumenteremo le entrate del 2xmille, che possono aiutare». La segretaria è stata chiara: sul destino dei propri dipendenti il Pd non può consentirsi nessuna macchia. Perché le persone contano. E i voti pure.

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