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    GRANDI ELETTORI, GRANDI TRAPPOLONI - IL PD È RIMASTO FREGATO IN LOMBARDIA  DAL VOTO SUI DELEGATI REGIONALI CHE PARTECIPERANNO AL VOTO SUL CAPO DELLO STATO: È STATO SCELTO IN QUOTA OPPOSIZIONE IL GRILLINO DARIO VIOLI, CHE HA SUPERATO IL CAPOGRUPPO DEM, FABIO PIZZUL (FIGLIO DI BRUNO) - I PIDDINI GRIDANO ALLO SCANDALO: IL SOSPETTO È CHE CI SIA LA MANO DEI LEGHISTI, CHE STANNO LAVORANDO SOTTOTRACCIA A UN ASSE GIALLO-VERDE CON IL MOVIMENTO, IN MEMORIA DEI VECCHI TEMPI…


     
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    Cesare Zapperi e Giuseppe Alberto Falci per il “Corriere della Sera”

     

    dario violi dario violi

    Il casus belli sui delegati regionali che faranno parte dei grandi elettori per scegliere il prossimo capo dello Stato esplode in Lombardia quando a metà mattina il consiglio regionale elegge in quota opposizione Dario Violi. Il grillino supera di cinque voti il capogruppo del Pd Fabio Pizzul ed è subito caos.

     

    Uno scandalo, battono i pugni gli esponenti del Nazareno. Al punto che Francesco Boccia attacca: «Il centrodestra in Lombardia ha calpestato la prassi sempre rispettata nell'elezione dei rappresentanti tra i grandi elettori. Il rispetto per le istituzioni passa attraverso il rispetto delle regole e delle prassi consolidate.

    fabio pizzul fabio pizzul

     

    In tutti i consigli regionali sono eletti due rappresentanti per la maggioranza e un rappresentante per l'opposizione e quando non c'è un'indicazione unitaria si elegge il capogruppo del maggior gruppo di opposizione».

     

    Il sospetto, nemmeno tanto velato, è che dietro l'elezione del grillino Violi ci sia la mano del Carroccio che nel segreto dell'urna avrebbe messo a disposizione del pentastellato un pacchetto di voti utili a farlo eleggere. Una mossa, quella leghista, che fa pendant con la recente dichiarazione del vicesegretario del Carroccio Lorenzo Fontana che ha affermato di voler eleggere «un capo dello Stato di centrodestra con il M5S».

    CAMERE IN SEDUTA COMUNE PER L ELEZIONE DEL PRESIDENTE CAMERE IN SEDUTA COMUNE PER L ELEZIONE DEL PRESIDENTE

     

    Oltretutto, si vocifera nei palazzi, Violi finisce subito nel mirino perché potrebbe votare Berlusconi per il Colle. «È ridicolo solo pensarlo» si oppone il diretto interessato. Fatto sta che se la Lega fa un mezzo scherzo al Pd, in altre Regioni si consuma una lotta intestina tutta interna al centrodestra. In particolare, Fratelli d'Italia rivendica il posto in cinque realtà dove la coalizione è all'opposizione anziché dividere i seggi con Lega e Forza Italia. La Toscana deciderà tutto il prossimo 18 gennaio.

     

    E già si prefigura un braccio di ferro tra le truppe di Meloni e la Lega che invece spinge per ottenere un posto per Marco Landi. Uno scenario non dissimile potrebbe consumarsi, sempre il 18 gennaio, in Emilia-Romagna anche se lì dovrebbe avere la meglio via Bellerio, in virtù del migliore risultato in consiglio regionale.

     

    MARCO VINCENZI MARCO VINCENZI

    E in questo gioco di veti incrociati e di franchi tiratori fa discutere il risultato del Lazio. Il consiglio regionale ha dato il via libera a Nicola Zingaretti in qualità di presidente della Regione, Marco Vincenzi, sempre del Pd, in quanto presidente del Consiglio regionale, e a Fabrizio Ghera, capogruppo di FdI in Regione. Ma dalle parti della Pisana si fa notare che il governatore del Lazio ha ottenuto tre voti in meno del compagno di partito Vincenzi.

     

    «Si tratta di un segnale politico?», si domanda maliziosamente Angelo Tripodi (capogruppo Lega). Fa altrettanto discutere quello che è successo in Campania, dove si racconta di «un accordo tra Martusciello e De Luca per far fuori Stefano Caldoro», consigliere regionale azzurro e in fondo capo dell'opposizione in quanto candidato uscente del centrodestra alla Regione. Morale della favola: prevale la forzista Annarita Patriarca. E oggi pomeriggio sarà il turno della Sicilia e della Sardegna.

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    Nella prima dovrebbe prevalere la prassi: un posto toccherà al governatore Nello Musumeci, l'altro al presidente del Parlamentino Gianfranco Micciché, e uno al 5 Stelle Nunzio Di Paola come primo partito di opposizione. «Vediamo chi sarà eletto, poi sarò compito mio convincerlo a votare Berlusconi» sorride Micciché che sogna di vedere il Cavaliere al Quirinale. In Sardegna l'indicazione di Michele Pais (Lega) non accontenta tutti nella maggioranza.

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