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    DALLO STATUS QUO AL VIRUS QUO - MATTARELLA HA DETTO IN TUTTE LE SALSE CHE NON VUOLE LA RIELEZIONE AL QUIRINALE MA SE LA POLITICA ANDASSE IN CRISI E I PARTITI IN DEFAULT, POTREBBE CHIAMARSI FUORI? SE IL NOME FOSSE L’UNICO SU CUI METTERE TUTTI D’ACCORDO, POTREBBE DIRE NO? SENZA CONTARE CHE IL SUO “SACRIFICIO” SAREBBE PER POCO PIU’ DI UN ANNO, IL TEMPO DI CHIUDERE LA LEGISLATURA E DARE A DRAGHI IL TEMPO DI METTERE A PUNTO IL PNRR…


     
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    Ugo Magri per “la Stampa”

     

    ugo zampetti sergio mattarella 1 ugo zampetti sergio mattarella 1

    Ha ripetuto perlomeno una dozzina di volte che farsi rieleggere sarebbe contrario ai suoi principi. In un Paese normale verrebbe lasciato in pace. Eppure Sergio Mattarella, nonostante sia stato così limpido, è tuttora perseguitato dal fantasma del "bis". Più lui chiede di essere trattato da presidente emerito, da grande «ex», più cresce nei suoi confronti un pressing dettato per metà dalla stima che nei sette anni si è guadagnato, per l'altra metà da tutt' altro genere di preoccupazione. Il timore è quello di un rovinoso «default» della politica, paralizzata e incapace di scegliere il successore.

     

    discorso di fine anno sergio mattarella 2021 5 discorso di fine anno sergio mattarella 2021 5

    A dodici giorni dal gong d'inizio non si vede ancora la minima traccia di intese. Zero assoluto. Quel tanto che si stava costruendo intorno alla figura di Mario Draghi è stato già picconato dal Cavaliere, per soddisfare la sua immensa sete di rivalsa. Cosicché le prime tre votazioni andranno quasi certamente a vuoto e dalla quarta in poi (quando sarà scesa l'asticella del quorum) si rischia un muro contro muro tra sospetti di compravendita e veleni di ogni genere, sotto il fuoco incrociato dei «franchi tiratori»: un gioco al massacro già sperimentato in altre stagioni della Repubblica, quando erano in pochi a scandalizzarsi se la scelta tardava.

     

    malagò mattarella malagò mattarella

    Ma oggi gli umori sono diversi. Siamo nel pieno dell'emergenza, certi brutti spettacoli non verrebbero tollerati. Se lo stallo si prolungasse, alla paralisi subentrerebbe il panico; tra i 1009 grandi elettori suonerebbe la sirena del «si salvi chi può» esattamente come accadde nove anni fa, quando uno dopo l'altro i candidati eccellenti erano stati tutti bruciati e il Parlamento s' era dovuto inginocchiare davanti a Giorgio Napolitano, implorandolo di trattenersi a dispetto dei suoi quasi 88 anni.

     

    Se uno scenario così drammatico si ripetesse, in quel caso (e solo in quel caso) ci sarebbe modo di convincere Mattarella a regolarsi come il suo predecessore? Esisterebbero i margini per un ripensamento? Al momento la risposta è «no»: un «no» secco di quelli che non lasciano spiragli. Il presidente sta traslocando dal Quirinale. Un po' di pacchi verranno trasportati nel nuovo ufficio da senatore a palazzo Giustiniani; gli effetti personali invece nell'appartamento preso in affitto dietro via Salaria, lato Parioli, vicino a dove abitano figli e nipoti.

    sergio mattarella emmanuel macron mario draghi sergio mattarella emmanuel macron mario draghi

     

    Tutte le iniziative pubbliche sono state cancellate, solo incontri di congedo. Poi, si capisce, Mattarella non vive fuori dal mondo. Legge i giornali, vede la tivù, c'è chi lo tiene informato; dunque non ignora cosa sta succedendo, conosce i motivi di allarme, è al corrente che sono sempre più numerosi quanti vorrebbero trattenerlo al Quirinale.

     

    Lo sa benissimo e proprio per questo, a maggior ragione, vuole tenersi lontano dai giochi; desidera che gli eventi seguano il loro corso, che ciascun candidato sia libero di giocare liberamente le proprie carte e che nessuna ambizione - grande o piccina - possa sentirsi ostacolata dall'eventualità di un secondo mandato.

     

    Il solo fatto che se ne parli potrebbe creare alibi, interferire nelle dinamiche dei partiti, renderle ancora più ingestibili: ecco perché Mattarella è così categorico, al punto da escludere l'ipotesi di rielezione perfino se tutti glielo dovessero chiedere (né per adesso glielo stanno chiedendo).

    Mattarella Amato Mattarella Amato

     

    Sennonché al di sopra di tutto c'è il bene comune. Se votazione dopo votazione lo stallo si trascinasse, se l'Italia si ritrovasse sull'orlo del caos, se l'emergenza dovesse richiedere un ultimo sacrificio per la tenuta delle istituzioni, come farebbe Mattarella a tirarsi indietro? Come potrebbe giustificare i suoi scrupoli? Ecco l'argomento su cui intendono far leva i fautori del «bis», dunque la spiegazione del perché non si sono ancora arresi all'evidenza e testardamente insistono come gli ultimi combattenti giapponesi nella giungla, soprattutto nella base parlamentare Dem e dei Cinque stelle. Capiscono che il presidente, gli piaccia o meno, potrà trovarsi di fronte a un dilemma, politico e personale.

     

    Mattarella protesi acustica Mattarella protesi acustica

    Tra l'altro ci stiamo avventurando lungo strade ignote. Per esempio, poca attenzione è stata rivolta al pericolo che, causa Covid e relative procedure di sicurezza, il ritmo delle votazioni per il Colle possa essere di molto rallentato. Iniziando il 24 gennaio, come ha deciso il presidente della Camera Roberto Fico, saranno possibili al massimo dieci tentativi prima del 3 febbraio, giorno in cui verrà a scadenza il mandato di Mattarella.

     

    A quel punto nessuno sa, con esattezza, chi svolgerebbe il ruolo di capo dello Stato. Trattandosi di caso limite, la Costituzione purtroppo non specifica. Una parte della dottrina (Mortati, Virga, Marini) ritiene che subentrerebbe la seconda carica istituzionale in veste di supplente, dunque toccherebbe a Elisabetta Casellati, donna di centrodestra; altri costituzionalisti non meno autorevoli (Paladin, Balladore Pallieri) sostengono invece che resterebbe in carica il presidente uscente, in regime di «prorogatio».

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    Al Quirinale pare ci stiano ragionando, anche perché non è affatto irrilevante sapere a chi toccherebbe firmare eventuali decreti-legge, per esempio in materia sanitaria. Le istituzioni non potranno chiudere, i vertici della Repubblica dovranno restare operativi, la continuità andrà garantita comunque, perfino in caso di suicidio della politica e dei partiti.

     

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