• Dagospia

    ''IL PD MI HA SEDOTTO E ABBANDONATO'' - MAURIZIO MIAN, CHE SALVÒ ''L'UNITÀ'' DOPO LA GESTIONE SORU (RICORDATE IL MILIARDARIO CANE GUNTHER?), RISCHIA IL PROCESSO PER BANCAROTTA: ''IL PARTITO MI HA USATO COME UN BANCOMAT'', PER POI ABBANDONARLO QUANDO I BILANCI INSOSTENIBILI HANNO PRESENTATO IL CONTO - A CAUSA DI QUEL CRAC CONCITA DE GREGORIO È ''PIGNORATA A VITA'' E DEVE PAGARE DI TASCA PROPRIA TUTTI I RISARCIMENTI PER DIFFAMAZIONE A CARICO DEI GIORNALISTI


     
    Guarda la fotogallery

     

    Pietro Barghigiani per “la Stampa

     

    maurizio mian maurizio mian

    C'era la fila ad ascoltarlo raccontare i suoi progetti televisivi e con pari solerzia a chiedere un contributo per iniettare liquidità nel giornale di partito sempre più agonizzante. E lui, imprenditore munifico quanto sensibile ai temi della sinistra, ci aveva investito. Alla fine sostiene di aver perso quasi 14 milioni di euro nell' Unità, il quotidiano del Pd che da tempo ha cessato le pubblicazioni. Ora si ritrova con una richiesta di rinvio a giudizio per bancarotta per il crac dell' editrice Nie Spa.

     

    Maurizio Mian, 63 anni, pisano, una fortuna immobiliare e cash ottenuta dalla vendita a un colosso di Big Pharma americano dell' azienda farmaceutica di famiglia alla fine degli anni Novanta, al magistrato che lo vuole processare ha scritto: «Il Pd mi ha sedotto e abbandonato. Sono stato raggirato». Era il 2011 quando Mian entrò nell' operazione di salvataggio dell' Unità. Prima e dopo di lui altre undici persone devono adesso fronteggiare la tagliola giudiziaria che a metà settembre li vedrà riuniti davanti al gup del Tribunale romano: fra loro anche Renato Soru, il fondatore di Tiscali ed ex governatore della Sardegna (dal 2004 al 2008).

     

    Quella dei debiti dell' Unità è una storia che aveva portato in superficie anche un altro aspetto, quello legato alle sentenze per diffamazione a carico dei giornalisti. L' ex direttore Concita De Gregorio sta pagando per tutti. L' editore è fallito e non salda. E il direttore della testata, responsabile in solido, viene citata in tribunale. Sono spariti quelli del Pd e Concita De Gregorio combatte in solitudine la sua battaglia.

     

    maurizio mian maurizio mian

    Mian sostiene che gli sia toccata la stessa sorte e accusa il Pd di averlo «usato come un bancomat» per poi trovare il deserto al momento di chiedere il conto di una gestione editoriale in cui sono state bruciate decine di milioni di euro.

     

    I legali di Mian, gli avvocati Pasquale Pantano e Davide Contini, avevano chiesto al pm di indagare sul Pd. La risposta del magistrato è stata di «rigettare le richieste istruttorie potendo provvedere la difesa all' acquisizione documentale e all' assunzione delle informazioni». Gli avvocati hanno avanzato un' istanza al pm chiedendo di fare luce, tra le altre cose, sull' esistenza di un patto parasociale «in forza del quale la concreta gestione dell' affare sociale di Nie era concentrata nelle esclusive mani del Pd per il tramite di Eventi Italia srl. In sostanza il pm vuole che indaghiamo noi sul Pd quando invece spetterebbe a lui».

    MAURIZIO MIAN MAURIZIO MIAN

     

    Il magistrato titolare dell' inchiesta Stefano Fava è finito, nel frattempo, indagato per favoreggiamento e rivelazione di segreto d' ufficio nell' ambito dell' indagine di Perugia che coinvolge l' ex presidente di Anm, Luca Palamara, sospeso per la crisi del Csm, e legato, stando alle intercettazioni, all' ex ministro Pd, Luca Lotti.

     

    MAURIZIO MIAN GUNTHER IL CANE LUPO MILIONARIO CON CICCIOLINA MAURIZIO MIAN GUNTHER IL CANE LUPO MILIONARIO CON CICCIOLINA

    Secondo l' accusa i 12 imputati, ciascuno el ruolo di socio o consigliere di amministrazione, avrebbero «cagionato o partecipato a cagionare il dissesto della società aggravandone la crisi finanziaria e dissipando il patrimonio societario non riducendo i costi fissi relativi alla stampa del quotidiano, pur in presenza di una contrazione delle vendite della testate e di un decremento significativo dei contributi pubblici».

     

    Non solo. L' addebito a tutti gli amministratori è di «non aver ridotto i costi fissi del giornale, con i debiti che tra il 2009 e il 2014 sono cresciuti da 16 a 26 milioni, continuando fra l' altro a stampare 65 mila copie a fronte di una vendita di 18 mila». Per la Procura gli amministratori avrebbero omesso di sciogliere la società malgrado alla chiusura dell' esercizio 2013 il capitale sociale risultasse più che azzerato.

     

    maurizio mian maurizio mian

    E il Pd? «Non mi sono mai occupato di conti. E meno male, perché non ne avrei avute le competenze. Ho fatto studi archeologici, figuriamoci», dice Matteo Orfini al Tirreno. «Non ho la più pallida idea di cosa sia accaduto e di chi sia la responsabilità. C' era una società e non la dirigevamo noi, né io né il Misiano, come non l' hanno diretta dopo di noi Bonifazi e Renzi».

     

    La chiusura

    Nel 2014 il quotidiano ha 125 milioni di euro di debiti e cessa le pubblicazioni. L' anno dopo torna in edicola con il Pd diventato socio attraverso la fondazione EYU Europa-Youdem-Unità I primi guai Il quotidiano fondato da Gramsci nel 1924 chiude per la prima volta nel 2000. Riapre l' anno dopo e nel 2008 viene acquistato dal governatore sardo Renato Soru.

     

    I debiti

    Nel 2012 il patron di Tiscali si defila, scendendo dal 98% al 5%. Il suo pacchetto azionario viene acquistato dalla società Nie il caso Il quotidiano fondato da Antonio Gramsci ha cessato la pubblicazione nel 2017.

    RENATO SORU TISCALI RENATO SORU TISCALI ORFINI RENZI ORFINI RENZI massimo pessina massimo pessina antonio misiani antonio misiani renzi bonifazi renzi bonifazi guido stefanelli guido stefanelli

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport