Monica Guerzoni per il "Corriere della Sera"
marcucci zingaretti
La scintilla degli spostamenti e dei ricongiungimenti vietati era scoppiata in notturna. In Consiglio dei ministri la renziana Elena Bonetti aveva alzato i toni in difesa della famiglia, di cui il Natale sarebbe un pilastro anche ai tempi del Covid: «Con questo Dpcm che impedisce di passare le feste con i nonni volete distruggere la famiglia italiana». I ministri dell' ala del rigore, Speranza, Boccia, Gualtieri, Bonafede e questa volta anche Amendola, avevano fatto blocco e l' assalto di Italia Viva era stato respinto: «Non si cambia nulla, il Dpcm consente di muoversi per stato di necessità».
zingaretti marcucci
L' alba non ha portato il sereno. Un pezzo della corrente Base riformista, che fa capo a Lotti e Guerini, ha scelto, come raccontano i dem di rito governativo, di «lisciare il pelo» ai tanti italiani frustrati per le restrizioni anti-Covid. Il Pd si è spaccato e adesso, vista l' aria da conta interna, c' è chi teme il precipitare verso il voto anticipato. Non a caso il segretario Nicola Zingaretti si è schierato con il governo: «In 24 ore quasi 1000 persone sono morte a causa del Covid. Rifletta chi non capisce quanto è importante tenere alta l' attenzione con regole rigorose».
Il ministro Enzo Amendola, a stretto giro, ha invocato prudenza: «Sono perfettamente d' accordo con Nicola». E il presidente dell' Anci Antonio Decaro, durante il confronto tra il premier e gli enti locali, ha espresso tutta la paura dei sindaci per gli assembramenti a Natale.
ROBERTO SPERANZA
La prima mossa la fa un drappello di 25 senatori vicini al capogruppo ex renziano Andrea Marcucci, il quale già mercoledì si era duramente scontrato a Palazzo Madama con il ministro della Salute.
La «fronda» dei dem delusi dall' esecutivo scrive a Marcucci perché convinca Palazzo Chigi ad allentare la stretta che vieta gli spostamenti tra comuni a Natale e Capodanno. Segue letterina, dai toni poco natalizi, del capogruppo a Conte: «Cambi le norme sbagliate inserite nel decreto sulla mobilità comunale del 25, 26 dicembre e 1 gennaio».
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Poteva finire qui, se non fosse partita analoga missiva alla Camera all' indirizzo del capogruppo Graziano Delrio, che punta dritto a 40 firme su 90 onorevoli, raccolti in Base Riformista, nell' area che ha riferimento a Maurizio Martina e tra i Giovani Turchi di Matteo Orfini.
Se pure, a differenza di Marcucci, il presidente dei deputati non ha scritto al premier per cavalcare il dissenso interno, la tensione con Palazzo Chigi resta: i due capigruppo hanno chiesto all' unisono al capo del governo di sciogliere il groviglio di nodi su riforme costituzionali e legge elettorale: «Il Pd attende da più di un anno il rispetto delle intese nella maggioranza, siamo stati inutilmente disponibili e pazienti».
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Dunque, da una parte il Pd sprona l' avvocato a compiere «passi avanti», dall' altra i dem scalpitano e litigano tra loro, forse anche in vista di un rimpasto che Conte non vuole.
Marcucci sa che i vertici del Pd pensano di sostituirlo per le troppe uscite in sintonia con Italia Viva e lui fa capire che, senza i «suoi» senatori, il governo non ha i voti. Fonti parlamentari spiegano che questa vicenda è un attacco al capo delegazione Dario Franceschini, accusato da Base riformista (ma non dal ministro Guerini) di muoversi in beata solitudine sulle nomine e altri dossier strategici, come il Recovery fund.
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Il ministro della Cultura si è tenuto alla larga della polemica, ma ai collaboratori ha confidato il suo disagio: «Parlare di equilibri di partito mentre dobbiamo affrontare l' epidemia mi fa rabbrividire».
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