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donald trump e mohammed bin salman al g20 di osaka
Se il virus uccide, la crisi del petrolio farà peggio. Il tracollo del prezzo del greggio potrebbe mandare gambe all’aria i bilanci di Usa, Russia e Arabia Saudita (e a cascata di tutto il mondo, già provato dai lockdown) e potrebbe farci franare in una crisi che farà sembrare il 2008 un anno bellissimo. Dopo il fragile accordo sul calo della produzione in seno all’Opec Plus e giorni di discesa, oggi il prezzo del petrolio Wti (il riferimento per il mercato americano) è crollato oggi ai minimi dal 1986 fino a scendere sotto 11 dollari al barile. Le quotazioni con consegna a maggio hanno perso addirittura il 74,22% a 4,85 dollari al barile. Ovviamente pesa l’assenza totale di domanda, con più di metà della popolazione mondiale rinchiusa in casa e soprattutto pesano i riflessi del lockdown cinese.. Il problema vero è che se scoppia la bolla del petrolio scoppiamo tutti. Le scommesse di Putin, Bin Salman e Trump per provare a fregarsi a vicenda si stanno rivelando tutte un boomerang.
vladimir putin e mohammed bin salman 4
Lo “zar”, che aveva sottovalutato l’epidemia e che si trova a gestire un paese già con le pezze al culo, è in grossa difficoltà. I sauditi non dormono la notte dopo la quotazione di Aramco e temono che il golfo ribollirà se l’oro nero varrà meno di un pezzo di pane. E Trump e gli Usa, dopo aver portato avanti la costosa strategia dello Shale Oil, ha ceduto al taglio della produzione sperando di salvare gli operatori americani. Che invece stanno fallendo.
PUTIN E XI JINPING
Segnatevi questa parola: Contango: si tratta del gap inverso di prezzo tra la quotazione attuale di una “commodity” e quella futura. Cioè il bene oggi vale meno di quanto vale il suo future. Se le fabbriche, le aziende e l’economia non riapre al più presto, balleremo tutti
CHOC PETROLIFERO: IL BARILE PERDE IL 74% TRA SPECULAZIONE ED ERRORI DEI GRANDI PAESI PRODUTTORI
Luca Pagni per www.repubblica.it
shale oil estrazione petrolio
A prima vista, il dato è clamoroso: subito dopo l’apertura di Wall Street, il petrolio sul mercato americano è arrivato a perdere fino al 74 per cento del suo valore rispetto ai prezzi di venerdì scorso. Arrivando, così, a sfondare la barriera dei 6 dollari al barile e toccando il suo minimo storico.
Un crollo così fragoroso in una sola seduta è un fatto senza precedenti, con le quotazioni tornate sui livelli di 30 anni fa. Ma va detto che, in parte, si tratta di un effetto finanziario dovuto al calendario: fra pochi giorni scade il derivato per il petrolio in consegna per il mese di maggio e gli investitori sono costretti a vendere, prima che il prezzo scenda ancora per posizionarsi sulla scadenza successiva di giugno.
mohammed bin salman trump visit da cbc
Il fondo che vende petrolio per 760 milioni
Per capire ancora meglio quanto sta accadendo in Borsa, bisogna parlare del caso legato a United States Oil Fund: si tratta il principale operatore finanziario sul petrolio, che nel mese di marzo ha denunciato posizioni gestite per marzo 3,8 miliardi di dollari: come ha comunicato alla Sec (l’organismo di controllo di Wall Street, l’equivalente della nostra Consob), dal 17 aprile il fondo ha cominciato a spostare il 20% del portafoglio sul contratto di giugno. In pratica, si tratta di 760 milioni di dollari che non solo condizionano il prezzo ma scatenano una reazione a catena tra gli altri operatori, costretti a loro volta ad anticipare la transizione.
Ma l’effetto tecnico giustifica solo in parte la tempesta perfetta che si sta abbattendo sul mercato petrolifero. E che avrà conseguenze pesanti su tutte le grandi società quotate. Oltre a contribuire al calo del Pil dei prossimi mesi. Il crollo verticale dei prezzi è niziato con la frenata dell’economia mondiale in seguito al diffondersi dell’epidemia di coronavirus, con il crollo della domanda di greggio che dalla Cina si è poi diffusa in tutto l’occidente. Soltanto il 7 gennaio scorso, il Wti, l’indice di riferimento del petrolio negli Usa, era arrivato a un passo dai 63 dollari (appena al di sotto dei massimi del 2015). Poi, i primi casi di coronavirus in Cina hanno dato il via all’effetto a valanga, con il crollo della domanda.
mohammed bin salman al saud con donald trump
Greggio, i tre grandi errori di Arabia, Russia e Trump
In un contesto di domanda in netta diminuzione, i tre grandi paesi produttori hanno commesso almeno tre grandi errori che hanno amplificato un crollo in parte inevitabile. Un mese fa, Arabia Saudita e Russia (secondo e terzo Paese per produzione di greggio alle spalle degli Stati Uniti) non si sono accordati su nuovi tagli, preferendo sfidarsi a colpi di sconti per conquistare nuove quote di mercato. E, soprattutto, per mettere in difficoltà gli operatori americani del settore shale oil, il gas strati dagli strati rocciosi. Si tratta per lo più di operatori indipendenti (non controllati dalle grandi compagnie petrolifere storiche) che lavorano per lo più con capitale preso a prestito, i cui interessi non sono più in grado di restituire quando il prezzo comincia a scendere verso i 30 dollari.
PUTIN E XI JINPING
vladimir putin e mohammed bin salman 5
La guerra dei prezzi tra sauditi e russi ha messo in crisi lo shale oil americano, ma ha accelerato la spirale dei prezzi al ribasso. Portando al secondo errore: quando, due settimana fa, Opec e Russia sono tornati a vedersi per accordarsi su un taglio di 10 milioni di barili al giorno (solo un mese prima la proposta era per 1,5 milioni di barili), la misura era ormai considerata dal mercato insufficiente. Per un valido motivo: da inizio pandemia la domanda di petrolio è calata d per 30 milioni di barili nel mondo.
shale oil estrazione petrolio petrolio libia 2
Il terzo errore lo ha commesso Donald Trump. Dopo aver battagliato per tre anni con sauditi e russi per tenere il prezzo del greggio sotto i 40-45 dollari (in modo da ergersi a paladino dei consumatori americani), negli ultimi due mesi ha cambiato linea. E ha cominciato a preoccuparsi per la salute finanziaria delle grandi compagnie (storici contribuenti delle campagna repubblicane per la Casa Bianca) e per salvare dal fallimento gli operatori di shale oil (la cui produzione ha consentito agli Usa di ornare a essere il primo produttore mondiale).
Greggio, l'incubo dei prezzi sottozero
putin Mohammed bin Salman
Fin qui le contraddizioni della politica. L’errore è stato garantire al mercato che il taglio della produzione deciso da russi e sauditi, sarebbe poi stato portato ad almeno 20 milioni se non più, all’indomani di una videoconferenza dei ministri finanziari del G20, in base a sottoscrizioni volontarie. Un accordo “ufficioso” che ha scontentato il mercato e su cui, tra l’altro, Trump può garantire relativamente visto il carattere totalmente privato del mercato del primo produttore mondiale.
shale oil estrazione petrolio
Se non bastasse, negli ultimi giorni si sono moltiplicati i timori per l’esaurimento dello spazio per lo stoccaggio di greggio a livello globale, a causa dell'elevato surplus attuale. In pratica: chi produce petrolio deve per pagare perché venga ritirata la produzione in eccesso, in alcuni casi, portando il prezzo finale sotto zero.
donald trump in mezzo a donald trump con lo sceicco mohamed bin zayed al nahyan e salman dell'arabia saudita
Tonfo del petrolio ai minimi storici
Da www.ansa.it
Il petrolio crolla ai minimi storici, con le quotazione del Wti che perdono il 74,22% a 4,85 dollari al barile.
A crollare sono le quotazioni Wti con il contratto per consegna a maggio. I contratti con scadenza nei prossimi mesi accusano invece perdite ben più limitate indicando che la domanda è attesa salire nei prossimi mesi. Il contratto per consegna a giugno perde l'11,31%, quello a luglio il 6,42%, quello ad agosto il 5,06% e quello a settembre il 3,96%. Il calo dei prezzi insieme all'attesa di una ripresa dell'attività economica in autunno si è tradotto in un fenomeno di mercato chiamato 'contango', in cui i prezzi delle commodity sono più alti per il futuro di quanto non lo siano per il presente. Una delle maggiori scommesse della storia basate sul contango risale al 1990 quando Phibro, divisione di Salomon Brothers, aveva fatto scorte di petrolio a basso prezzo parcheggiandolo in cisterne e autobotti poco prima che l'Iraq invadesse il Kuwait e le quotazioni del greggio schizzassero. L'architetto della scommessa, Andy Hall, era diventato famoso per aver ricevuto 100 milioni di dollari per un giorno di lavoro e aver acquistato un castello in Germania.
shale oil estrazione petrolio
bacini di shale oil in america
Piazza Affari ha chiuso una seduta piuttosto nervosa poco sopra il punto d'equilibrio (Ftse Mib +0,05%), frenata dallo storico calo del greggio e dallo spread salito fino a quota 240 punti nonostante gli acquisti della Bce. Al lumicino gli scambi, per meno di 1,5 miliardi di euro di controvalore nella prima seduta della settimana in cui si riunisce il Consiglio Ue sul su Mes ed eurobond, seguito dalla revisione del rating di S&P sull'Italia. Con l'inarrestabile discesa del barile Wti abbondantemente sotto i 10,22 dollari, ha segnato il passo Eni (-1,78%), ma non Saipem (+1,42%), promossa dagli analisti di Exane Bnp. Maglia rosa ad Amplifon (+10,8%), al terzo rialzo consecutivo dopo un forte scivolone, seguita da Diasorin (+6,23%), che ha ottenuto la certificazione Ce per il test sul coronavirus. Acquisti su Atlantia (+3,77%) in attesa di una decisione del Governo sulla concessione ad Aspi. L'ipotesi di una ripresa dei cantieri ha spinto Buzzi (+3,66%) e Cnh (+3%). Bene anche Pirelli (+3,34%) ed Fca (+1,48%) in vista della riapertura. In ordine sparso le banche, con Bper (-0,09%) e Banco Bpm (+0,05%) poco mosse, Intesa (+0,49%) e Unicredit (+0,5%) in cauto rialzo e Ubi (+1,29%) positiva. Prese di beneficio per Campari (-3,17%) dopo il balzo di venerdì sulla scia dell'esclusiva per Champagne Lallier.
ali al naimi ministro saudita del petrolio
trump e mohammed bin salman
La Bce, tramite il programma di acquisto di titoli per l'emergenza pandemica (Pepp), ha comprato 20 miliardi di euro di titoli la scorsa settimana, dai 20,6 miliardi della settimana precedente. Lo si legge nelle statistiche della banca centrale. Il totale degli acquisti effettuati finora tramite il Pepp, lanciato alla fine del mese scorso, sale a 70,7 miliardi. Gli acquisti giornalieri sono accelerati al ritmo di 6,7 miliardi, il più alto finora, in una settimana in cui lo spread italiano era volato fin sopra 240.
l'inchiesta di report sul contrabbando di petrolio 6 l'inchiesta di report sul contrabbando di petrolio 7