Giovanni Pons per "la Repubblica"
La speculazione di fine novembre tiene alto il titolo Telecom, che ieri ha guadagnato il 4,5% finendo a 0,71 euro. Le indicazioni provenienti dall'Antitrust brasiliano, che dalle prime indicazioni è schierata contro il rafforzamento di Telefonica sulla società italiana, hanno in realtà rinfocolato l'idea che gli spagnoli possano forzare una vendita di Tim Brasil. Ma si tratta di speculazioni in quanto non è chiaro chi possa effettivamente avanzare un'offerta in questo momento, dopo che il titolo è salito del 38% da inizio anno sull'onda dei rumor di possibile vendita.
La quota di Telecom in Tim Brasil al momento vale 5,8 miliardi e un'offerta, per essere portata all'attenzione del board, dovrebbe essere pari a 7 miliardi, che corrisponderebbe a una valutazione di 19 volte il cash flow operativo. Un'enormità se si considera che il concorrente Vivo, controllato da Telefonica e leader di mercato, tratta a 8,7 volte.
Forse solo un fondo di private equity, beneficiato dalla grande liquidità oggi presente sui mercati, potrebbe affrontare un'operazione del genere. L'interesse di Telefonica, invece, sarebbe opposto: cercare di spegnere la speculazione al rialzo, far scendere il valore di Tim Brasil nei prossimi mesi, e cercare di rendere attraente l'ipotesi spezzatino che sta studiando da diverso tempo.
cesar_aliertaIn ogni caso l'attenzione del mercato verso Telecom resterà alta almeno fino all'assemblea del 20 dicembre, chiamata dall'azionista Marco Fossati a esprimersi su un'eventuale revoca del board. Ipotesi difficile da raggiungere in quanto i fondi anglosassoni hanno difficoltà a votare contro il management, anche se intorno alle quote di Findim (5%) e Asati (piccoli azionisti) potrebbe coagularsi un nucleo di astenuti che esprimerebbe così un sentimento di insoddisfazione.
Soprattutto per come è stato gestito il convertendo che ha escluso dai potenziali compratori gli investitori americani, ad eccezione di Blackrock che ha sottoscritto attraverso la filiale londinese. Ma altre novità potrebbero arrivare da qui a fine anno. Oltre a un possibile consolidamento del mercato italiano (con una fusione fra 3 e Wind) anche in Brasile potrebbe lentamente farsi strada l'idea di una fusione tra Tim Brasil e Oi, il campione nazionale.
Bernabe e marco patuanoFossati in questi giorni è in Brasile proprio per sondare questa possibilità, che darebbe origine a importanti sinergie tra le due società e rappresenterebbe una valida alternativa alla vendita di Tim tout court. L'ostacolo principale, ancora una volta, sarebbe l'alta valutazione raggiunta in Borsa da Tim Brasil in questi mesi.
Intanto le mosse dell'antitrust hanno avuto l'effetto di riaccendere l'attenzione sui possibili conflitti d'interesse di Telefonica e indotto i sindacati a chiedere al governo un tavolo al quale vorrebbero fosse invitato anche il gruppo di Cesar Alierta. «Al partner spagnolo - sostiene il segretario Uil Luigi Angeletti - vanno chieste garanzie occupazionali e industriali, a partire dalla rete, idonee ad assicurare una prospettiva competitiva ad uno dei pochi grandi gruppi italiani. Se così non fosse, quelle che già sono soltanto buone intenzioni sulla crescita del paese verrebbero definitivamente declassate al rango di chiacchiere».
LUIGI ANGELETTI