Alessandro Barbera Gianluca Paolucci per “la Stampa”
PIER CARLO PADOAN CANDIDATO PD
Per quella parte della politica che guarda al destino di Unicredit come se si trattasse di Alitalia, è il delitto perfetto. Fuori il manager che non voleva compromessi sulle nozze con il Monte dei Paschi, dentro un capo azienda gradito ai palazzi romani.
Ma una banca di quelle dimensioni e così ramificata in Europa non può essere gestita con leggerezza: lo dimostrano il crollo in Borsa e il comunicato del consiglio di amministrazione, il tentativo di mettere una toppa ad un addio che ha fatto malissimo all' immagine della banca.
MUSTIER ELKETTE
Benché le voci si rincorressero da tempo, i tempi e le modalità dell' addio di Jean Pierre Mustier hanno sorpreso anche i vertici della Banca centrale europea, la quale su Unicredit vigilia in via esclusiva. Il momento non poteva essere scelto peggio, fra l' attesa per le prossime mosse di Francoforte - il 10 dicembre si riunisce il board dei governatori della zona euro sulle decisioni di politica monetaria - e la maggioranza in bilico sulla riforma del fondo salva-Stati, anche a causa del voltafaccia di Forza Italia.
massimo d'alema con roberto gualtieri
Eppure la politica non sembra avere remore, sostenuta dalla nouvelle vague statalista che non risparmia ormai nulla. Non ha problemi nemmeno a dividersi: da una parte il Tesoro e gran parte del Pd, che hanno sostenuto la nomina dell' ex ministro Pier Carlo Padoan a presidente di Unicredit e vogliono la fusione con il Monte dei Paschi, dall' altra i Cinque Stelle, che insistono per disattendere l' impegno preso con l' Unione europea di cedere la banca senese (ora pubblica per i due terzi) ai privati.
bce
Di più. Il giorno dopo l' addio di Mustier emergono i contorni di un' operazione di complicata fattibilità ma ben vista a Siena, dal viceministro (Cinque Stelle) del Tesoro Laura Castelli e già benedetta dal leader del sindacato dei bancari Lando Sileoni: una fusione a tre con Carige e Popolare Bari, altre due banche in difficoltà e già salvate coi soldi del contribuente.
Una fusione che in un secondo tempo potrebbe confluire in una banca più grande, e della quale il Tesoro non venderebbe le quote ma si diluirebbe restando socio di maggioranza. Al progetto - raccontano fonti ben informate - lavora riservatamente l' amministratore delegato del Monte dei Paschi Guido Bastianini che sta scrivendo - con il supporto dell' advisor Oliver Wyman - un piano «stand alone» di cui si parlerà oggi in consiglio di amministrazione.
padoan
Difficile quantificare le possibilità di successo di una simile operazione, viste le difficoltà delle tre banche e in un contesto complicato persino per le aziende in salute. Di certo quella che fino a qualche settimana fa era la simulazione delle banche d' affari e il desiderio di un pezzo di governo è diventata progressivamente una priorità: garantire ad ogni costo la sopravvivenza della banca senese in mani pubbliche, gravata da dieci miliardi fra perdite e rischi legali.
guido Bastianini
Un indizio del progetto per l' aggregazione con Bari e Genova sono gli emendamenti Cinque Stelle alla norma (inserita nella legge di Bilancio) che regola per l' ennesima volta le attività fiscali differite (dette «Dta») e la trasformazione in crediti d' imposta in caso di fusione.
Una norma - raccontano fonti parlamentari - scritta appositamente per agevolare le nozze fra Mps e Unicredit e che consentirebbe di sfruttare quasi integralmente i crediti presenti nei bilanci di Siena (ben 2,9 miliardi su 3,7). La prima proposta - ancora in discussione - fissa un tetto allo sconto fiscale a cinquecento milioni di euro, di fatto tagliando fuori la fusione di Unicredit con Siena.
maria patrizia grieco pie carlo padoan
L' altro, rivelato ieri da La Stampa, consentirebbe invece la trasformazione delle attività fiscali differite in crediti d' imposta anche in caso di aumento di capitale. Esattamente ciò che dovrebbe accadere grazie allo Stato per rendere possibile le nozze fra il Monte dei Paschi, Carige e Popolare di Bari.