Giuseppe Sarcina, Marco Galluzzo per il Corriere della Sera
luigi di maio 2
L'unico canale aperto è quello delle armi. Tutto il resto è fermo e, al momento, con poche prospettive. Ieri Dmitri Medvedev, vice presidente del Consiglio di sicurezza russo, ma soprattutto uno dei collaboratori più stretti di Vladimir Putin, ha bocciato malamente anche il piano di pace messo a punto dal ministero degli esteri italiano: «C'è la sensazione che sia stato preparato non da diplomatici, ma da politologi locali che hanno letto giornali provinciali e che operano solo sulla base delle notizie false diffuse dagli ucraini».
Poco dopo il ministro Luigi Di Maio ha precisato: «È ancora un lavoro embrionale, ci vorrà tempo. Noi abbiamo delineato un percorso che parte da un gruppo di facilitazione internazionale e ha l'ambizione di arrivare a una nuova Helsinki (la definizione di nuovi equilibri geo-politici ndr)».
mario draghi al forum verso sud 1
L'iniziativa della Farnesina, però, ha suscitato diversi malumori nell'Unione europea.
E non è un caso che Mario Draghi non sia mai intervenuto pubblicamente sull'argomento, né abbia mai fatto cenno a «un piano italiano».
Comunque sia, il segnale che arriva da Mosca e da Kiev è molto chiaro: non ci sono le condizioni per una trattativa seria. L'ostacolo principale è quello del «cessate il fuoco»: va inteso come una semplice tregua (interpretazione degli ucraini) o come il riconoscimento di nuovi confini acquisiti sul campo (ipotesi russa)?
Il governo americano, ormai da qualche settimana, si è convinto che saranno i rapporti di forza militare maturati sul campo a determinare come e quando si potrà aprire il negoziato. Washington, dunque, continua a spingere sulla consegna di ordigni a Volodymyr Zelensky, allargando sempre di più la coalizione dei fornitori. L'altro giorno 46 Paesi hanno partecipato al vertice online, coordinato dal Segretario alla Difesa, Lloyd Austin. E il presidente Joe Biden ha più volte evocato la necessità di allargare il fronte anti-russo anche nel viaggio in Asia, che si è concluso ieri con il summit del formato «Quad», vale a dire Stati Uniti, Giappone, India e Australia.
mario draghi e luigi di maio alla camera
Biden ha preso atto che i tempi delle sanzioni saranno più lunghi del previsto.
Un'analisi condivisa anche da fonti di governo in Italia: la stretta sull'economia russa si farà sentire a fine estate.
D'altra parte l'Unione europea non riesce a cambiare passo. Il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha chiesto ufficialmente al presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, di togliere la questione dell'embargo petrolifero dall'agenda del summit Ue in programma il 30 e il 31 maggio, a Bruxelles. Orbán resta contrario e quindi osserva: «discuterne senza consenso sarebbe controproducente». Il veto di Budapest ha costretto la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, a riconoscere che l'accordo si allontana.
ursula von der leyen a davos 2022 1
In un'intervista al sito «Politico» fa sapere da Davos: «Non dobbiamo alimentare false aspettative (sull'embargo petrolifero ndr). Penso non sia un argomento appropriato da risolvere nel Consiglio europeo, perché è molto tecnico.
Stiamo parlando di Paesi senza sbocco sul mare che necessitano di forniture alternative, quindi bisogna discutere di investimenti nei gasdotti, nelle raffinerie, nelle energie rinnovabili». I 27 Capi di stato e di governo, invece, dovrebbero occuparsi dell'emergenza alimentare.
vladimir putin
Gli europei si preparano a sostenere economicamente Egitto, Giordania, Libano e Tunisia, cioè i Paesi considerati più in difficoltà per il blocco delle esportazioni di grano dall'Ucraina. I militari di Kiev stanno valutando la possibilità di forzare con i missili il blocco navale russo nel Mar Nero. Ma si studiano anche percorsi diversi, per esempio puntando sui porti del Mar Baltico. Ieri è arrivato in Lituania il primo treno carico di cereali, a lungo bloccati nei silos ucraini.
ORBAN VON DER LEYEN
Viktor Orban, primo ministro Ungheria