Da open.online
TENSIONE RUSSIA UCRAINA
Nuove informazioni nelle mani dell’intelligence americana confermano il metodo ibrido scelto dalla Russia per scatenare l’invasione dell’Ucraina, a partire da una finta provocazione
L’invasione russa dell’Ucraina potrebbe partire con un falso pretesto, una finta provocazione, secondo le ipotesi dell’intelligence americana che hanno scatenato l’allarme del consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan.
putin
Dietro quello che la Russia chiama «il culmine dell’isteria americana» ci sarebbe la scoperta da parte dei servizi americani di una nuova operazione russa che punterebbe a creare una false flag con un video falso, in cui verrebbe mostrato un attacco da parte degli ucraini sul territorio filorusso del Donbass, nell’Ucraina occidentale, come scrive il New York Times.
Ma non sarebbe l’unico piano nell’agenda militare del Cremlino, che starebbe preparando più di un’operazione provocatoria, considerata verosimile al punto da spingere l’intelligence Usa a ribadire che la Russia potrebbe far partire l’invasione in qualsiasi momento e non oltre i primi giorni della prossima settimana. Accuse su un piano di questo genere sono state lanciate dallo stesso Joe Biden ancora ieri, durante la telefonata di oltre un’ora con Vladimir Putin.
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Da settimane l’intelligence americana mantiene viva l’ipotesi, rinforzata nelle ultime ore da nuove informazioni che sarebbero state intercettate in diverse conversazioni tra alti militari russi. I media americani non escludono che le ultime informazioni emerse dalle intercettazioni possano essere tentativi dei russi di disorientare gli avversari. Ma quel che è certo, scrive anche Repubblica, è che le comunicazioni siano state registrate e sono sotto l’analisi degli analisti americani.
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Tra i pochi dati incontrovertibili c’è la concentrazione di forze russe lungo i confini ucraini, diventati sempre più intensi negli ultimi giorni soprattutto nella regione separatista del Donbass. Laddove la provocazione russa dovesse riuscire, partirebbe l’attacco tra mercoledì 16 e giovedì 17 febbraio con una dimostrazione di forza delle forze russe con uno scenario da «terra bruciata», provocando quindi importanti danni fino alle porte di Kiev, per poi passare al ritiro delle truppe.
Sarebbe una dimostrazione di forza da parte di Putin che lo terrebbe però al riparo dalle accuse di occupazione dell’Ucraina, costringendo così le forze occidentali, compresa Kiev, a trattare una sorta di resa. E nella trattativa il Cremlino potrebbe non accontentarsi di acquisire nuovi territori, puntando a una nuova definizione del sistema di sicurezza europeo, a cominciare dall’espansione della Nato verso oriente.
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COSA ACCADREBBE SE LA RUSSIA DECIDESSE DI INVADERE DAVVERO L’UCRAINA
Da fanpage.it
Ma se siamo tutti così sicuri che l’invasione russa dell’Ucraina sia alle porte, perché non proviamo anche a immaginare che cosa succederebbe dopo e in che mondo vivremmo, gli ucraini e noi tutti, a invasione compiuta? Diamo un’occhiata alle forze in campo. Dal punto di vista degli armamenti, l’Ucraina, nonostante sia stata rifornita negli ultimi mesi da molti Paesi occidentali con gli Usa in testa, non può competere con la Russia. Soprattutto per quanto riguarda la guerra aerea e missilistica. Alla fin fine, lo strumento più importante sul lato ucraino sono i droni Bayraktar forniti dalla Turchia. Efficaci contro le milizie del Donbass, poca cosa contro l’apparato russo.
possibili rotte invasione russa
Diciamo quindi che l’invasione potrebbe cominciare proprio dall’aria, con una serie di bombardamenti russi sulle basi (soprattutto sui due aeroporti militari) e sulle infrastrutture essenziali dell’Ucraina: centrali elettriche, autostrade, centri di controllo. E già qui bisognerebbe cominciare a contare i morti perché, come ben sappiamo da esperienze come quelle in Afghanistan, in Iraq o in Siria, le “bombe intelligenti” sono solo un mito.
Subito dopo toccherebbe alle truppe di terra, e anche qui bisogna fare due conti. Secondo le diverse fonti, i soldati russi già mobilitati vanno da 110 a 170 mila. E pare un’enormità. Ma secondo i portavoce delle Repubbliche filorusse autoproclamate del Donbass, l’esercito ucraino avrebbe a sua volta ammassato lungo il confine orientale 130 mila soldati.
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La questione delle fonti non è poca cosa, perché la propaganda impazza e non saranno certo i Governi di Russia, Ucraina e Usa (o, per meglio dire, i loro servizi segreti) a dirci la verità. Prendiamo per buone le cifre che circolano. E anche le cartine geografiche che circolano, con diverse ipotesi d’attacco per i russi. Si sente di tutto, come al Risiko. Ma questo non è un gioco e l’ipotesi più probabile è la più semplice e brutale: un’offensiva diretta sulla città di Kharkiv, la seconda in Ucraina per numero di abitanti (1,5 milioni), a una mezz’ora in auto dal confine con la Russia.
tensione alle stelle tra russia ucraina
Perché qui? Perché Kharkiv è vicina, è un grande centro industriale, la sua popolazione è in parte significativa russofona (e forse russofila, perché le parentele sui due lati del confine si sprecano), e soprattutto perché la regione di Kharkiv confina con le Repubbliche filorusse di Donetsk e Lugansk. Fatto questo, le truppe russe potrebbero cercare di conquistare il grande porto ucraino di Mariupol, più a Sud, per ottenere il controllo del Mare di Azov che, unito alla già notevole superiorità esercitata nel Mar Nero, di fatto consentirebbe a Mosca di tagliar fuori l’Ucraina dal traffico (e dai rifornimenti) via mare.
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Perché l’invasione della Russia in Ucraina sarebbe il suicidio di Putin (e infatti non accadrà)
A quel punto, dopo due-tre giorni di combattimenti, sarebbe quasi inevitabile una pausa, perché i comandi russi dovrebbero analizzare i risultati e decidere se accontentarsi di una conquista parziale del Paese (saremmo a circa il 15-20% del territorio totale) o se muovere su Kiev. Questa seconda scelta pare improbabile, e in ogni caso, se il Cremlino avesse questo come obiettivo finale, in quei tre giorni avremmo già visto i russi arrivare dalla Bielorussia, assai più vicina alla capitale ucraina.
L'evoluzione del conflitto fra Russia e Ucraina
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Le truppe ucraine, nel nostro scenario sconfitte, hanno comunque resistito. Centinaia di morti? È una stima al ribasso, considerati i bombardamenti iniziali, la conquista di Kharkiv, l’avanzata russa. Con due elementi difficili da valutare. L’Ucraina in questi anni ha organizzato una milizia territoriale forte di 130 mila uomini, la cui anima sono le formazioni para-militari di forte impronta nazionalista, e spesso filo-naziste, che hanno combattuto nel Donbass. Hanno grinta, convinzione, esperienza di combattimento. Ma non si sono mai cimentate con un vero esercito che dispone di armi pesanti. Si batteranno? Per quanto tempo? E come? L’altro elemento sono i civili che, proprio per iniziativa di tali formazioni, in queste settimane si sono armati e hanno seguito “corsi” di formazione militare. A Kharkiv, è notizia di ieri, i negozi di caccia e pesca e gli armaioli hanno finito le cartucce, tutte vendute nell’ansia dell’invasione. Se questi civili dovessero provare a resistere, il computo dei morti salirebbe ancora. Da diverse centinaia ad alcune migliaia.
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E i russi? Nel primo impatto perderebbero uomini ma non troppi, grazie alla copertura aerea e ai mezzi corazzati. Diciamo cento. Ma poi? Il territorio conquistato andrebbe tenuto. E da lì in avanti le cose per i russi, costretti a installare uomini e mezzi in Ucraina, potrebbero farsi complicate. Gli Stati Uniti e gli altri Paesi occidentali comincerebbero a reagire, e potrebbero farlo in diversi modi. Le sanzioni economiche contro la Russia produrrebbero effetti solo sul medio-lungo periodo.
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Ma intanto, come è già stato accennato in diversi rapporti che i servizi segreti hanno avuto cura di far trapelare, le relazioni con i Paesi dell’Est inseriti nella Nato e ostili alla Russia, dalla Polonia ai Baltici alla Romania, permetterebbero di organizzare e coordinare un movimento di resistenza con cui non sarebbe facile fare i conti. L’Ucraina è grande due volte l’Italia ed è chiaro che più l’occupante russo si spingesse verso Ovest, più crescerebbero le difficoltà da affrontare. Servirebbero più uomini: le forze armate russe ne hanno un milione, ma sono impegnate anche altrove, per esempio in Siria, e comunque devono difendere un Paese enorme. Più linee di rifornimento, più basi in terra ostile. E se dovesse nascere un movimento partigiano ucraino, le conseguenze potrebbero essere drammatiche.
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Secondo noi, lo scenario più probabile in caso di un’invasione dell’Ucraina è il seguente. I russi occupano una porzione del Paese variabile tra il 15 e il 20%, nella parte Est e Sud. Poi si fermano e di fatto spaccano in due l’Ucraina. Nello scontro, tra civili e militari, muoiono almeno 3 mila uomini e donne, poi ci sarebbe il “prezzo” dell’occupazione. La parte occupata dell’Ucraina viene annessa alla Russia. Nella parte rimasta libera si forma un nuovo Governo con l’aiuto degli Usa e dei Paesi occidentali, che devono di fatto mantenerlo. L’Ucraina occidentale viene subito ammessa nella Nato, che dispiega le proprie forze sul suo territorio. Si torna alla politica della “distruzione reciproca assicurata” che fu tipica della Guerra Fredda. L’Europa tronca i rapporti diplomatici e soprattutto commerciali con Mosca, scatenando in Russia una crisi economica e in Europa una crisi del gas.
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In Russia cresce lo scontento della popolazione, già provata dalla crisi dell’economia, comunque ostile a una guerra e particolarmente ostile a una guerra con l’Ucraina. Vladimir Putin e il Cremlino prendono misure di controllo sociale e repressive ancor più stringenti. Di fatto, tra la Russia e il mondo occidentale, rinasce il Muro.
LE PAROLE DEL PAPA
Gian Guido Vecchi per corriere.it
«Fratelli e sorelle, le notizie che giungono dall’Ucraina sono molto preoccupanti. Affido all’intercessione della Vergine Maria e alla coscienza dei responsabili politici ogni sforzo per la pace». Papa Francesco interviene dopo l’Angelus e rivolto ai fedeli, «preghiamo in silenzio», lancia ancora una volta un appello perché si faccia tutto il possibile per evitare una guerra alle porte dell’Europa.
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Ne aveva parlato anche all’udienza generale di mercoledì scorso: «Continuiamo a supplicare il Dio della pace, perché le tensioni e le minacce di guerra siano superate attraverso un dialogo serio, e affinché a questo scopo possano contribuire anche i colloqui nel “Formato Normandia”. Non dimentichiamo: la guerra è una pazzia!», aveva detto. È una riflessione che Francesco ha fatto più volte nel corso del suo pontificato: la guerra è «contraria alla ragione» perché «è folle distruggere case, ponti, fabbriche, ospedali, uccidere persone e annientare risorse anziché costruire relazioni umane ed economiche», come aveva detto a Bari nel 2020.
BIDEN
Il richiamo contro la guerra, «una pazzia alla quale non ci possiamo rassegnare», è centrale nel magistero di Francesco fin da quando andò a celebrare una Messa nel Sacrario militare di Redipuglia, nel 2014, a cent’anni dall’inizio della Prima Guerra mondiale: «Mentre Dio porta avanti la sua creazione, e noi uomini siamo chiamati a collaborare alla sua opera, la guerra distrugge. Distrugge anche ciò che Dio ha creato di più bello: l’essere umano. La guerra stravolge tutto, anche il legame tra i fratelli. La guerra è folle, il suo piano di sviluppo è la distruzione».
papa francesco a che tempo che fa 8
Fino a concludere: «Anche oggi, dopo il secondo fallimento di un’altra guerra mondiale, forse si può parlare di una terza guerra combattuta a pezzi, con crimini, massacri, distruzioni. Come è possibile questo? È possibile perché anche oggi dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere, c’è l’industria delle armi. E questi pianificatori del terrore, questi organizzatori dello scontro, come pure gli imprenditori delle armi, hanno scritto nel cuore: “A me che importa?”».
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