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    IL PICCOLO SCRIVANO VALTERINO - PINTABONA TIRA IN BALLO PAOLINO BERLUSCONI: “AVREBBE DOVUTO FAR AVERE A CAPRIOTTI I 500MILA DOLLARI CHE GLI DOVEVA LAVITOLA” - LA LETTERA TROVATA NEL PC E MAI RECAPITATA AL PATONZA NON E’ L’UNICA: NE SPUNTA UN’ALTRA PER “MASSACRARE” GHEDINI - QUELLA FATTURA PAGATA DA IMPREGILO - VALTERINO SECONDO PINTABONA OTTENNE DA LULA LA CONCESSIONE PER SFRUTTARE UNA FETTA DI FORESTA AMAZZONICA!...


     
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    Marco Lillo e Antonio Massari per il "Fatto quotidiano"

    VALTER LAVITOLA A FIUMICINO jpegVALTER LAVITOLA A FIUMICINO jpeg

    I contatti con Paolo Berlusconi. E tanto altro. I primi riscontri alla lettera scritta da Valter Lavitola, indirizzata e mai pervenuta a Silvio Berlusconi, arrivano dall'interrogatorio dell'ingegnere siciliano Carmelo Pintabona e portano anche al fratello dell'ex premier: Paolo Berlusconi, nelle intenzioni del faccendiere campano, avrebbe dovuto consegnare 500 mila dollari ad Angelo Capriotti. Parliamo dell'imprenditore, indagato in concorso con Lavitola per la corruzione internazionale a Panama, per il quale il gip napoletano Dario Gallo aveva chiesto la custodia in carcere. Capriotti è tuttora all'estero.

    Valter LavitolaValter Lavitola

    "Lavitola - dice Pintabona - mi disse che i soldi (500 mila dollari) che lui doveva dare ad Angelo Capriotti, Berlusconi li avrebbe potuti far avere allo stesso Capriotti, per il tramite del fratello Paolo Berlusconi, amico del Capriotti medesimo. Ricordo che Lavitola mi disse tale circostanza in più di una occasione, tant'è che io lo riferii anche a voce al presidente Berlusconi, quando andai a casa sua, nel gennaio 2012".

    È nel pc di Pintabona che i pm napoletani hanno trovato la missiva di 20 pagine, indirizzata all'ex premier, ed è proprio l'ingegnere siciliano che avrebbe dovuto aiutare Lavitola a consegnare la lettera a Berlusconi: "Mi fu inviata da Lavitola nel dicembre 2001 - dice Pintabona ai pm Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli - e io avrei dovuto consegnarla in busta chiusa al senatore Caselli".

    Paolo e Silvio BerlusconiPaolo e Silvio Berlusconi

    Il punto è che Esteban Juan Caselli viene a conoscenza dell'intento di Lavitola, e dell'esistenza della lettera, ma - pur essendo un parlamentare - non denuncerà l'episodio. Anzi. "Andai dal Caselli - continua Pintabona - al quale manifestai la mia contrarietà circa il recapito di tale missiva al Berlusconi; anche Caselli fu contrario e dunque, almeno per via mia e di Caselli, tale lettera non fu portata a Berlusconi". Poi aggiunge: "Ho interpretato la lettera (di Lavitola a Berlusconi, ndr) nel senso di una richiesta di aiuto fatta a Berlusconi da Lavitola che, nell'occasione, rammentava a Berlusconi i piaceri che gli aveva fatto. In tale prospettiva ho accettato di andare personalmente da Berlusconi".

    CARMELO PINTABONACARMELO PINTABONA

    La lettera fu ricevuta da Pintabona a dicembre: il mese successivo l'imprenditore siciliano incontra Berlusconi. Nella sua casa. E non si tratta dell'unica lettera che doveva giungere al Cavaliere: in un'altra mail indirizzata a Pintabona, questa volta del marzo 2012, l'obiettivo era l'avvocato Niccolò Ghedini: "Anche questa missiva non è stata consegnata a Berlusconi", spiega Pintabona, "e ora che la leggo ricordo che Lavitola diceva di voler ‘massacrare' l'avvocato Ghedini. Vi erano allegate alcune pagine di un interrogatorio di Ghedini evidenziate in blu".

    I PM WOODCOCK E PISCITELLII PM WOODCOCK E PISCITELLI

    Pintabona parla dei rapporti tra Lavitola e Finmeccanica, spiegando di aver ricevuto, da Lavitola, la richiesta di emettere una fattura a Impregilo: "Mi chiese di fare una fattura a Impregilo - i cui rappresentanti nella persona di Paolo Romiti parteciparono alla riunione - indicando un conto sul quale farmi bonificare le somme, cose che io feci indicando il numero del conto, che ho in una banca di Montevideo in Uruguay. (Allegato all'interrogatorio c'è il bonifico da 21.600 euro effettuato da Impregilo al conto di Pintabona).

    Fattura che diedi a Lavitola, che poi l'avrebbe consegnata personalmente". In merito agli affari brasiliani, infine, racconta: "Sapevo che Lavitola conosceva bene il presidente Lula e che aveva una concessione per lo sfruttamento di una parte della Foresta Amazzonica. Me l'aveva detto lo stesso Lavitola, per spiegare il bisogno dei soldi che chiedeva a Berlusconi, con il rischio di perdere la concessione".

     

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