Elena Del Drago per la Stampa
artissima piper torino
Artissima 2017 con la nuova direzione affidata a Ilaria Bonacossa, deve tentare di mantenere salda la propria identità, senza tralasciare le sfide imposte da un contesto artistico in cui le fiere acquisiscono maggiore importanza.
Abbiamo incontrato Ilaria Bonacossa per farci raccontare strategie e idee del nuovo corso.
Come ha cercato di dare una nuova impronta ad Artissima? «La mia idea è stata di cambiare dolcemente, in continuità, perchè la fiera è un prodotto di eccellenza, con persone competenti che ci lavorano da 18 anni e volevo concertare con loro il cambiamento. Ho puntato molto sull' identità di una fiera sperimentale, giovane.
Oggi le fiere sono moltissime: quando Artissima è nata ne esistevano soltanto 15, ora ce ne sono 150. Dunque bisogna ribadire la sua specificità, distinguersi, concentrarsi sullo scoprire o riscoprire talenti, come avviene nella sezione "Back to the future".
Ho scelto di dare sostegno alle gallerie piccole e serie che sostengono le carriere degli artisti e in questa economia fanno molta fatica. Credo che per loro Artissima, established ma sperimentale al tempo stesso, sia una piattaforma davvero interessante».
artissima untitled view
E come avete operato per accentuare questo carattere attento alla sperimentalità? «Da una parte abbiamo lavorato a stretto contatto con il comitato di selezione delle gallerie che resta lo stesso degli scorsi anni, poiché loro hanno una rete internazionale che consente di scoprire facilmente nuove gallerie interessanti, poi mi sono affidata ad un team curatoriale non istituzionale.
Chi lavora in un museo credo faccia più fatica a scoprire un nuovo talento. Meglio dunque ricorrere a sguardi esterni: nel comitato di "Back to the Future", ad esempio, c' è anche un' artista, Dora Garcia, spagnola, proprio perché gli artisti hanno un occhio speciale, non vivono le graduatorie di potere del mondo dell' arte».
A proposito di «Back to the future», perché avete deciso di concentrare questa sezione storica sugli Anni 80? «Sì, perché l' idea di riscoprire talenti avuta da Francesco Manacorda ha fatto moda, ha creato davvero una tendenza: il lavoro di Carol Rama per esempio, ha trovato gallerie internazionali proprio grazie a "Back to the future".
Oggi poi gli Anni 70 sono mainstream, i musei dedicano mostre e indagini a quel decennio, mentre gli 80 sono vicini e segnano tra l' altro la nascita del mercato dell' arte e quindi degli outsider. Sono pochi gli artisti che ebbero successo, gli altri insegnavano, facevano performance e dunque vivevano fuori da questo primo boom del mercato».
artissima senza titolo argiolas
Perché una nuova sezione dedicata al disegno? «Questa nuova sezione nasce da una mia passione, ho collezionato solo disegni nella mia vita, poiché credo che il disegno sia un modo di pensare degli artisti.
Fino agli Anni 70 è esistito un collezionismo specifico di disegni e gallerie che realizzavano delle tirature, poi con il boom del mercato non conveniva più, le carte hanno prezzi minori rispetto a tele e sculture, e sono finiti un po' nel dimenticatoio.
Quindi ho pensato ad una sezione specifica, che non doveva però sembrare una quadreria ottocentesca ed ho chiesto alle gallerie di realizzare una piccola personale di un solo artista».
Anche la parte dedicata agli incontri, le conferenze ecc, mi sembra cambiata. «Sono partita dall' idea che in fiera non si ha mai abbastanza tempo per seguire gli incontri, così ho cercato di trasformarli in qualcos' altro, affidando a The Classroom, progetto di Paola Nicolin che organizza una scuola temporanea in cui gli artisti tengono dei corsi gratuiti, la cura dei talk. A fiera ancora chiusa, per esempio, l' artista italiano Seb Patane, tiene un corso per 25 studenti che poi realizzeranno, nei giorni inaugurali, una performance».
artissima 2016
Quali invece le iniziative per i 50 anni dell' Arte Povera? «Innanzitutto riporteremo in vita il Piper, uno spazio leggendario, autogestito dagli artisti, dove Pistoletto realizzava pareti di specchi e Gilardi sfilate e dove si esibì il Living teatre nel '66. Grazie all'Archivio di Pietro Derossi e a Gufram saremo in grado di evocarlo. Così come il Deposito di Arte Presente nato nel '67: ad Artissima avremo un magazzino, con tanto di rastrelliere e scaffalature, per l' arte italiana dal 94 ad oggi».
ilaria bonacossa