DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Alberto Simoni per “La Stampa”
Il destino di Taiwan sta in un gioco di parole. Charles Kupchan politologo del Council on Foreign Relations e veterano delle Amministrazioni democratiche, lo riassume con una tendenza alla «stabile instabilità». Nessuno - è il ragionamento - ha alcun vantaggio ad alterare una situazione in cui pur fra mille difficoltà, retorica e sfoggio di muscoli, le agende di tutti i contendenti fanno progressi.
A meno che qualcuno non scuota la barca e la faccia oscillare pericolosamente», dice Kupchan Si riferisce alle esercitazioni cinesi, 22 jet attorno a Taiwan, 11 missili lanciati di cui cinque piombati nella zona economica esclusiva giapponese; o al viaggio di Nancy Pelosi? «La visita non doveva avvenire».
LA STRATEGIA DEL PORCOSPINO - TAIWAN VS CINA
Perché?
«Capisco il desiderio di mostrare sostegno a Taiwan e mandare un messaggio alla Cina, ma questo è un momento critico, sullo sfondo c'è il conflitto in Ucraina ed è evidente il rischio di alzare le tensioni globali».
Quindi la reazione cinese è comprensibile?
«Non direi comprensibile. Direi che quel che è avvenuto era atteso».
Questioni strategiche o altre motivazioni dietro la replica cinese?
«Questo è un momento storico in cui il nazionalismo - che ha pur sempre plasmato la politica cinese - è ancora più forte. Taiwan è il tema numero uno sull'agenda nazionalistica. Xi Jinping governa su una piattaforma sovranista e si sta battendo per ottenere un nuovo mandato».
Xi ha diversi problemi interni. Ritiene che usi Taiwan per coprire alcune magagne?
«Il Covid e i lockdown che il regime ha imposto a milioni di cittadini hanno avuto un contraccolpo economico. La crescita è rallentata, il sistema delle banche ha mostrato crepe. Sono elementi che hanno sollevato anche all'interno del Paese dubbi sulla stabilità finanziaria cinese innescando fenomeni di opposizione. E come accade in molte altre parti del mondo, il nazionalismo emerge come risposta allo scontento interno».
ESERCITAZIONI CINESI SULLO STRETTO DI TAIWAN
Alcuni alleati regionali ritengono che la postura anticinese Usa sia troppo pronunciata tanto da creare un clima di insicurezza. Potrebbe la leadership muscolare Usa alla lunga diventare un problema per Paesi come Giappone, Corea e Australia?
«Gli Stati Uniti hanno ragione a percepire la Cina come una potenza emergente che pone una minaccia alla stabilità geostrategica. Per questo premono sul tema del mancato rispetto dei diritti sul fronte interno e denunciano le mire espansionistiche sul fronte della politica estera.
Detto questo credo che gli Usa debbano trovare un equilibrio fra il contenimento e il coinvolgimento della Cina in una più robusta e amplia agenda sui temi globali come clima e sanità. Su questo si deve lavorare insieme, non ci sono altre opzioni».
Ma gli altri Paesi regionali condividono?
«Ci sono differenze fra di loro. Australia e Giappone sono scettiche sulla possibilità di trovare un comune sentiero con la Cina.
L'ingresso di Canberra nel sistema Aukus ha esacerbato gli animi fra Australia e Pechino. Altri Paesi come Sud Corea e Filippine non vogliono scegliere fra Stati Uniti e Cina. Da qui i dubbi per una posizione ritenuta troppo assertiva da parte Usa».
Taiwan è una piccola isola, una giovane democrazia che per dimensioni, Pil e popolazione sparisce dinanzi al confronto diretto fra Usa e Cina. Chi si stuferà prima? Gli Usa di finanziarne sviluppo e difesa o la Cina di inseguire la riunificazione?
«In America il sostegno alla politica pro-Taiwan è solido e bipartisan, ci sono differenze su cosa è meglio fare e su come trovare un equilibrio nei rapporti con la Cina. Ossia come conciliare in modo vantaggioso la One-China policy con l'appoggio a Taipei, ma non prevedo che il supporto bipartisan a Taiwan scemerà».
E i cinesi?
«Dopo la guerra in Ucraina, Pechino ha rivisto i suoi calcoli. Ha capito la forza delle sanzioni. La forza cinese è legata all'economia e all'integrazione nel mercato globale. Cose che hanno portato stabilità e sostegno popolare al regime, un recente sondaggio dice che per l'80% delle persone il Paese va nella giusta direzione».
esercitazioni militari cinesi 6
Troppo da perdere quindi in un'avventura militare a Taiwan?
«Sì, e Xi Jinping ne è consapevole. L'impatto sulla Cina sarebbe enorme».
Come si uscirà da questi giorni ad altissima tensione?
«Proseguendo con quella stabile instabilità che caratterizza i rapporti su Taiwan seguendo la massima che non bisogna prendere rischi che possano rovesciare una situazione che, benché non ideale, è gestibile».
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