Charles Michel Jens Stoltenberg Ursula von der Leyen
MICHEL, È POSSIBILE IN UE COLLABORARE CON L'ESTREMA DESTRA
(ANSA) - BRUXELLES, 14 MAG - "La cosa che conta davvero sono le politiche, la sostanza". Lo ha detto il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel al Forum per la democrazia di Copenaghen rispondendo alla domanda se sarà possibile collaborare con le forze di estrema destra dopo le elezioni europee.
"Al Consiglio Europeo c'erano dubbi e preoccupazioni prima delle elezioni di Stati membri e poi abbiamo visto che era possibile lavorare con i governi di quei Paesi anche se nella coalizione c'era un partito di estrema destra", ha detto precisando di non voler dare "esempi specifici".
ursula von der leyen charles michel
Incalzato sul dopo elezioni europee, Michel ha chiarito che al "Parlamento Europeo la questione sarà quali saranno i partiti politici pronti a cooperare per sostenere l'Ucraina, difendere i principi democratici e rendere l'Ue più forte". Per Michel la realtà "è più sfumata", perché "se osservo i partiti politici che vengono definiti di estrema destra vi sono al loro interno delle personalità con cui si può collaborare, perché condividono gli stessi obiettivi su questi temi" mentre ci sono altri individui "con cui non è possibile collaborare".
URSULA, LO STRANO VIAGGIO DELLA (EX?) CANDIDATA: NIENTE VERTICE COL PREMIER
Estratto dell’articolo di Francesco Malfetano per “il Messaggero”
Charles Michel Jens Stoltenberg Ursula von der Leyen 2
Contestata dagli studenti per Gaza, rinnegata da una parte di Forza Italia e senza un appuntamento per incontrare "l'amica" Giorgia Meloni. La due giorni italiana con cui la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen aveva in mente di rilanciare il riflesso tricolore della sua immagine da spitzenkandidat del Ppe - dopo una comparsata sul canale 9 a "Che tempo che fa" domenica sera - ha finito ieri con l'assumere le sembianze di un boomerang clamoroso.
URSULA VON DER LEYEN VOLODYMYR ZELENSKY
Se a compensare l'uscita dell'ex capogruppo di FI e vicepresidente del Senato Licia Ronzulli («Ormai è un cavallo zoppo», avallata anche dal vicepresidente della Camera Giorgio Mulé) si è prodigato solo in parte ieri Antonio Tajani, occupato a fare da gran maestro della kermesse di apertura dell'euro-campagna elettorale azzurra tenuta nel pomeriggio all'Eur, a rattoppare l'evidente clandestinità del rapporto di Ursula con Giorgia Meloni ci ha provato lei stessa.
[…] Nulla di strano si direbbe, se solo la candidata popolare non fosse nel mezzo del fuoco incrociato. Da una parte il Pse, indispensabile già in questa legislatura per portarla a Rue de Berlaymont, continua a dirsi indisponibile ad un accordo con l'estrema destra (inclusi i conservatori meloniani), dall'altra Meloni, con cui i rapporti sono ottimi dopo il sostegno al "modello Tunisia" nei rapporti con l'Africa, costretta a tenere coperto questo feeling.
ZELENSKY E URSULA VON DER LEYEN
Tant'è che ancora ieri, senza cadere nella provocazione del front-runner socialista Scmidt che ha posto il veto sull'ultra-destra, ha aggirato ogni presa di posizione netta. «Lavorerò con tutti coloro che sono chiaramente impegnati a favore dello Stato di diritto, dell'Unione europea e dell'Ucraina».
D'altro canto a guardarla con gli occhi della premier (ieri impegnata a palazzo Chigi nell'incontro con il primo ministro ceco ed esponente conservatore Petr Fiala) si scrive Ursula e si legge Elly. Sostenere il bis della politica tedesca porterà necessariamente ad un'alleanza con i socialisti europei e, quindi, con il Pd di Schlein. Difficile da far digerire ai suoi. Impossibile evitare che si trasformi in un tema-pungolo da parte di chi, come la Lega, strizza l'occhio agli elettori di destra più radicali. […]
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[…] Tajani […] si ritrova a guidare un partito che mostra qualche crepa proprio attorno al nome di Ursula. «La presenza di von der Leyen non era prevista, con Ursula le cose vanno sempre bene» ha scandito dal palco romano, senza però blindare la candidatura. «Il congresso del Ppe ha votato» ha detto «ma siccome il trattato non prevede al momento che sia eletto dai cittadini direttamente il presidente della Commissione europea dovrà essere proposto dal Consiglio, cioè dai capi di Stato e di governo, al Parlamento». In altri termini, le cose possono cambiare. […]