Nella piccola chiesa allestita nel suo appartamento ci sono poche sedie, ma posto per tutti. "Se siamo tanti celebro messa in giardino", spiega Luca Ceccarelli, 48enne perugino, ex prete cattolico della diocesi di Terni che tredici anni fa ha fatto i conti col desiderio di condividere la vita con un compagno e ha abbandonato l'abito talare e la Chiesa cattolica.
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Ma il suo rapporto con Dio continua su una nuova strada, al fianco di Maria Vittoria Longhitano, la prima donna vescovo in Italia, nella Inclusive anglican episcopal church, chiesa della tradizione anglicana, con lo sguardo rivolto al cattolicesimo, che non obbliga i sacerdoti al celibato.
Da due mesi è padre Luca, per i suoi nuovi fedeli. Omosessuali, appartenenti alla comunità Lgbt, divorziati. Anime messe ai 'crocicchi', che cercano Dio ma non si sentono accolte dalla chiesa di Roma. Per ora una manciata di persone che la domenica si ritrovano nella sua casa di famiglia a Villa Pitignano, frazione di Perugia seduta su un'ansa del Tevere, dove abita con Mauro, il suo compagno col quale si è unito civilmente quattro anni fa.
"Non nego la comunione a chi ha il cuore proteso", dice padre Luca. Per la chiesa cattolica i sacramenti dispensati da lui sono validi, perché la natura del sacerdozio rimane in perpetuo, ma non leciti. "Nella mia nuova chiesa - dice l'ex sacerdote cattolico - sono validi e leciti".
Quando ha deciso di lasciare il suo ruolo di sacerdote?
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"Quando mi sono accorto che non riuscivo più a sublimare ciò che era in me, forse preso dal vortice dei tanti impegni e a causa della solitudine. Avevo molto incarichi diocesani, nella liturgia e nel cerimoniale, sono stato catechista, aiuto esorcista e notaio del tribunale diocesano. A un certo punto ho iniziato a concedermi l'affetto che mi mancava. Avevo una relazione con un uomo e non volevo prendere in giro i fedeli, che amavo. Così ho deciso di andarmene".
Cos'ha fatto una volta abbandonato l'abito talare?
"Non è stato facile rinascere a 35 anni. Mi sono barcamenato con diversi lavori, poi ho conosciuto Mauro, che nel 2017 è diventato mio marito. Ma anche amandolo da morire, sentivo che il mio cuore era a metà. Mi mancava testimoniare concretamente l'amore di Dio a coloro che soffrono".
Continuava a frequentare la chiesa?
"Vangelo e rosario sono sempre stati sulla mia scrivania, ma in quel periodo non mi accostavo all'eucaristia, perché una legge lo vieta. Non ho mai voluto mentire e quando mi sono confessato non mi hanno assolto perché ero sposato con un uomo. Questo mi ha portato ad avvicinarmi alle persone che vivono una situazione di fede e amore travagliato, per dire loro che Dio li ama tutti, indistintamente. Per Dio non c'è casta, non c'è genere".
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Questo lo si può sentire durante l'omelia in una qualsiasi domenica dell'anno.
"La chiesa apostolica romana dice: vi accettiamo come figli di Dio, ma non potete accostarvi a certi sacramenti. Lo potete fare solo spiritualmente, a meno che non viviate nella castità. È come mettere una torta davanti a due bambini e dire a uno: 'Tu mangia solo con gli occhi e assapora col cuore'. Ai miei fedeli do la comunione perché è il dono più grande che Dio ci ha dato, che aiuta chi vive nella sofferenza di un mondo che impone etichette inaccettabili".
Come ha trovato la sua nuova via al cristianesimo?
"Quando ho conosciuto madre Maria Vittoria, prima donna ad essere ordinata presbitera nella chiesa anglicana di Tutti i Santi a Roma. Con lei ho iniziato un confronto e un cammino. In me risuonavano le parole del salmo 110: 'Tu sei sacerdote in eterno'. A maggio è stata consacrata vescova nella Inclusive anglican episcopal church, realtà non legata a Canterbury, e in quell'occasione ho manifestato nelle sue mani la volontà di servire la nuova chiesa. Qua ho trovato la mia totalità e globalità".
Come è organizzata la sua comunità di Perugia?
"Ci sono diverse comunità in Italia. Ci sosteniamo da soli, non abbiamo uno stipendio. Ho una cappella nella mia abitazione di famiglia, dove recito messa con un rito che ha parti comuni a quello cattolico. È intitolata 'cor unum et anima una', come dice Luca negli Atti degli apostoli".
Una piccola comunità quindi.
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"Piccolissima per ora. C'è mio marito che mi assiste, il mio amore per lui si è intensificato e ho ritrovato quella gioia che toccai quando ero stato ordinato. I miei fedeli non sono solo appartenenti alla comunità Lgbt, ma ad esempio coppie di persone divorziate e risposate, tra cui una ragazza che si è vista negare la comunione al funerale del padre. La differenza più importante con la chiesa cattolica, secondo me, è che qua non giudichiamo secondo moralismi retrivi o preconcetti ipocriti".
Cosa dicono i suoi vecchi fedeli della diocesi di Terni?
"Molti, anziani e giovani, mi chiamano ancora per chiedermi consiglio, nonostante sia uscito dalla chiesa romana e sposato con un uomo".
Secondo lei il celibato dei preti è ancora attuale?
"La chiesa apostolica ha confermato, anche dopo l'ultimo Sinodo, che il celibato dei sacerdoti sarà un perno non discutibile. Per la mia vita non è stato possibile. Non voglio fare polemica, vorrei dialogo e ponti tra le chiese".
E sul 'no' del Vaticano alle benedizioni delle unioni tra persone omosessuali?
"Non lo condivido. Anche io non unirei due persone che giocano tra loro, ma chi sono per rifiutarmi di dare il sacramento del matrimonio a chi vive davvero l'amore celebrato nel Cantico dei cantici?".
Qual è il suo auspicio sul ddl Zan?
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"Non trovo che il testo proponga niente di così grave per la libertà di espressione. Ho sentito parlare di bavaglio o fare esempi futili sulla sessualità. Non possiamo chiudere gli occhi e dire che esistono già leggi che tutelano appieno dall'odio. Non possiamo farlo di fronte alle persone che a causa delle discriminazioni per il loro orientamento sessuale si sono tolte la vita, sono state abbandonate dalle loro famiglie, sono state picchiate e insultate".
Come ha reagito la sua famiglia quando ha lasciato il sacerdozio e poi si è unito al suo compagno?
"Ringrazio il Signore per la mia famiglia. Mia madre, Chiara, mi ha detto: 'Se è la tua serenità sono contenta per te'. Villa Pitignano è una frazione di anziani, ma per strada i compaesani mi chiedono come sta Mauro. Segno che l'ottusità non è conseguenza dell'eta anagrafica".