• Dagospia

    DICIAMO CHE L'USCITA DA ''REPUBBLICA'' NON L'HA PRESA BENISSIMO - IL PRIMO CAPITOLO DEL LIBRO DI MARIO CALABRESI: ''EVITO I LUOGHI AFFOLLATI, SOPRATTUTTO EVITO I LUOGHI DOVE SI RITROVANO I GIORNALISTI. IN UN MOMENTO DI CRISI NON BISOGNA FINGERE CHE LE COSE VADANO BENISSIMO E CHE UN MILIONE DI PROGETTI TI ASPETTINO. HO SEMPRE TROVATO PATETICA QUESTA COSA. LE COSE PEGGIORI SONO IL SILENZIO E LA FINE DI UN TEMPO SCANDITO DA RITI E ABITUDINI. OGNI PERSONA CHE INCONTRO MI CHIEDE…''


     
    Guarda la fotogallery

     

     

     

     

    Continuo a fare lo stesso sogno, ogni notte. Arrivo alla riunione del mattino al giornale, sono tutti già attorno al tavolo, mi siedo e inizio a proporre idee per la giornata.

     

    mario calabresi cover mario calabresi cover

    Segnalo un titolo che non funziona sul sito e chiedo spiegazioni sul perché non sia stato fatto un pezzo. Nessuno risponde, tutti stanno in silenzio, finché qualcuno mi fa un cenno e scuote la testa.

     

    Solo allora mi rendo conto che con la riunione io non c’entro più nulla e mi alzo. A quel punto mi sveglio e mi arrabbio con il mio inconscio che continua a tornare là.

     

    Non esiste una vaccinazione per la mancanza delle abitudini, esiste solo il tempo necessario per farsene una ragione.

     

    I primi giorni sono come una corrente a cui non si riesce a sfuggire: non fai che pensare a quello che hai perso.

     

    Come un fiume in piena che ti trascina, ogni tanto incontri una roccia o un ramo e per un attimo rallenti, metti la testa fuori, fai un respiro profondo.

     

    mario calabresi direttore de la repubblica (6) mario calabresi direttore de la repubblica (6)

    Per un momento t’illudi di aver razionalizzato, di aver trovato una spiegazione convincente capace di mettere da parte la sofferenza o di contenerla, ma l’istante dopo l’hai già dimenticata e sei tornato in balia della corrente.

     

    Le cose peggiori sono il silenzio e la fine di un tempo scandito da riti e abitudini. Ogni volta che me ne rendo conto sento quel vuoto allo stomaco che si prova quando ci si tuffa dall’alto.

     

    Ogni persona che incontro fa le stesse due domande: «Che cosa è successo?». E poi: «Ma adesso cosa farai?».

    mario calabresi carlo de benedetti mario calabresi carlo de benedetti

     

    Per questo evito i luoghi affollati, soprattutto evito i luoghi dove si ritrovano i giornalisti.

     

    Non ho voglia di rispondere a queste domande troppo spesso e, quando lo faccio, rispetto un paio di regole che mi sono venute spontanee: niente lamentele (i dettagli che interessano a me non interessano a nessun altro) e niente finto ottimismo.

     

    Il miglior favore che ci si può fare in un momento di crisi è di non fingere che le cose vadano benissimo e che un milione di progetti ti aspettino. Ho sempre trovato patetica questa cosa.

     

    Così dico semplicemente che sto scrivendo un libro. Questo libro: #lamattinadopo

     

     

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport