Fabio Polese per “il Giornale”
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In India il ministero della Cultura ha stanziato un budget pari a circa un milione e duecentomila euro per acquistare kit per il test del DNA e relativi macchinari all'avanguardia per stabilire la storia genetica e «tracciare la purezza delle razze» dei suoi 1,4 miliardi di abitanti. A riferirlo, citando fonti governative di alto livello, è stato il quotidiano The New Indian Express, che ha spiegato che il processo di acquisizione sarebbe iniziato di recente, a seguito di un incontro avvenuto due mesi fa a Hyderabad, dove hanno partecipato il segretario del ministero Govind Mohan, l'archeologo Vasant S. Shinde e diversi studiosi del Birbal Sahani Institute of Paleosciences.
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Shinde, che è professore al National Institute of Advanced Study di Bangalore e direttore del Rakhigarhi Research Project, è noto per sostenere una narrativa maggioritaria Indù, che rifiuta una teoria secondo cui la razza ariana è emigrata in India e ha spostato la popolazione indigena del Paese.
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Un'opinione supportata dal «Partito del popolo», il Bharatiya Janata Party di Narendra Modi, attualmente al governo, che ha anche il record di essere il primo movimento al mondo per numero di iscritti, con un totale di 180 milioni di fedelissimi. «Vogliamo vedere come è avvenuta la mutazione e la miscelazione dei geni nella popolazione negli ultimi 10mila anni. La mutazione genetica dipende dall'intensità del contatto tra le popolazioni e dal tempo impiegato da questo processo. Avremo quindi un'idea chiara della storia genetica. Potresti anche dire che questo sarà uno sforzo per tracciare la purezza delle razze in India», ha detto Shinde in un'intervista rilasciata al quotidiano indiano.
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Le parole del professore hanno scaturito polemiche a non finire. «L'ultima volta che un Paese ha avuto un ministero della cultura che studiava la purezza razziale, non è andata a finire bene. L'India vuole sicurezza del lavoro e prosperità economica, non purezza razziale, primo ministro», ha detto Rahul Gandhi, figlio di Sonia Gandhi, dell'Indian National Congress. Sui social si è espresso anche Jairam Ramesh, esponente dello stesso partito d'opposizione e membro della camera alta del parlamento. «Niente può essere più sinistro della decisione del ministero della Cultura di acquisire macchine per il profilo del DNA per stabilire la storia genetica e tracciare la purezza delle razze in India. La storia genetica è una cosa, ma la purezza razziale?», ha twittato.
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A seguito delle parole di Shinde, l'Anthropological Survey of India, con sede nella città orientale di Calcutta, che sin dall'inizio ha fatto parte del progetto cominciato nel 2019, ha espresso «riluttanza» nel procedere. L'obiettivo iniziale, spiegano al The New Indian Express, era quello di «sviluppare una risorsa di linee cellulari e campioni di DNA che possano essere utilizzati per studiare il polimorfismo della sequenza del DNA nelle popolazioni indiane contemporanee». L'organizzazione aveva precedentemente affermato di voler comprendere la diversità genetica delle popolazioni indiane tra i vari gruppi etnici in tutto il Paese sulla base del risequenziamento dei genomi aploidi.
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Secondo il rapporto sui diritti umani del 2021 redatto dagli Stati Uniti, dall'ascesa al potere del primo ministro Narendra Modi nel 2014, l'India è stata testimone di un'ondata di violenze contro le comunità minoritarie tribali e religiose in tutto il Paese.
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