Stefano Sansonetti per La Notizia (www.lanotiziagiornale.it)
Nell’ultimo anno risparmi praticamente inesistenti. E ancora un elenco molto corposo di voci di spesa che tra il 2014 e il 2015 sono destinate ad aumentare, almeno secondo le previsioni. Ma il dato più sorprendente è che proprio nel 2015 il Quirinale costerà ai contribuenti cinque volte di più dell’odiato finanziamento pubblico dei partiti, almeno quello di competenza dello stesso anno.
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Senza contare che “particolari” incrementi di costo si concentrano sulla tenuta di Castelporziano, dove crescono le spese di assicurazione, locazione e gestione dei mezzi agricoli, gestione forestale e faunistica, interventi di valorizzazione e tutela ambientale. Il fatto è che il Quirinale, anche dopo i tentativi di razionalizzazione delle spese, ha un “corpaccione” che pesa parecchio sulle non floride casse dello Stato. E con questo stato di cose, tra l’altro, dovrà fare i conti il successore di Giorgio Napolitano.
I DATI
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Il punto di partenza è la previsione di spesa per il 2015, fissata a 236,8 milioni di euro. Il risparmio, rispetto alla previsione del bilancio 2014, è irrisorio: appena 100 mila euro. Il Colle fa notare che rispetto al dato assestato 2014 la riduzione di spesa sarebbe di 3,1 milioni. Ma si tratta di una comparazione contabile non proprio “ortodossa”, visto che confronta dati disomogenei. Il vero paragone si potrà fare solo con il dato assestato del 2015. Naturalmente per far fronte a tali spese il Colle usufruisce di una consistente dotazione a carico del bilancio dello Stato, che per il 2015 è stata fissata in 224 milioni di euro.
Ebbene, è sorprendente notare come questa cifra corrisponda grosso modo a 5 volte la tranche di finanziamento pubblico ai partiti prevista per lo stesso anno, ovvero 45,5 milioni di euro (anche se per una svista nella legge di abolizione del finanziamento, che avrebbe scordato di attivare i rimborsi di europee e regionali, questa cifra potrebbe risultare sensibilmente inferiore). Per carità, i 224 milioni di dotazione scendono di 4 milioni rispetto all’anno precedente e di 7 milioni rispetto al 2009, come spiega la nota illustrativa al bilancio di previsione 2015. Ma il documento ricorda che proprio di 224 milioni di euro risultava la dotazione del Colle nel 2007. Insomma, significa che negli anni della crisi, esplosa nel 2008, lo Stato ha addirittura versato più soldi (ma il Colle precisa che tenendo conto dell’inflazione la riduzione reale della dotazione sarebbe del 13% tra 2007 e 2014).
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LE VOCI
All’interno del bilancio di previsione 2015, come detto, spuntano diversi aumenti di spesa. Confrontando categorie omogenee, e cioè i vari bilanci di previsione, viene fuori che per servizi accessori e collaborazioni esterne sono stati messi in conto 217 mila euro (erano 157 mila nel 2014). Le spese per hardware passano dai 270 mila euro del 2014 ai 290 mila del 2015 (ma nel 2013 erano state ancora più alte). Per gestione autoparco e mobilità si prevede una spesa di 660 mila euro, in aumento rispetto ai 570 mila del 2014 e 2013.
vista quirinale da casa pazzaglia
Poi c’è la sfilza dei costi per la tenuta di Castelporziano: le spese di assicurazione passano da 47 mila a 75 mila euro, la locazione e gestione dei mezzi agricoli da 310 mila a 338 mila euro, la gestione forestale e faunistica da 135 mila a 145 mila, la valorizzazione e tutela ambientale da 175 mila a 190 mila. La manutenzione delle varie “proprietà” costa parecchio. La stessa nota illustrativa al previsionale 2015 dice che la gestione e manutenzione del compendio immobiliare e naturalistico del Quirinale, comprensivo di Castelporziano e di Villa Rosebery a Napoli, si porta via qualcosa come 30 milioni di euro l’anno.
GLI ALTRI CAPITOLI
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Tra le altre voci di spesa, quella per agenzie, pubblicazioni e banche dati si attesta sui 560 mila euro (dato 2015 e 2014), in aumento rispetto ai 510 mila euro del 2013. Stabili a 20 mila euro i costi di servizi fotografici e video, a 140 mila le iniziative di comunicazione a 170 mila le spese per studi e ricerche. Davvero niente male, per un “corpaccione” in cui i pesi maggiori derivano dalle retribuzioni del personale (complessivamente 1.636 dipendenti a fine 2014) e dalle pensioni: le prime drenano 104,6 milioni di euro, le seconde 92,1 milioni.
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