Alessandro Trocino per il “Corriere della Sera”
Referendum e legittima difesa. Due materie apparentemente piuttosto distanti, una relativa alle forme di democrazia diretta l' altra alla sicurezza e ai diritti degli individui. Eppure in questi giorni i due provvedimenti, che sono in corso di approvazione, appaiono fortemente legati.
matteo salvini luigi di maio
Perché il Movimento insiste per introdurre il referendum propositivo senza quorum e perché la Lega tira dritto sul suo progetto di riforma della legittima difesa, che provoca più di un mal di pancia nei 5 Stelle. Ma la ragione di governo vuole che, almeno fino alle Europee, una soluzione si trovi. E così dopo una giornata di trattative, i 5 Stelle accettano un compromesso: il quorum per il referendum propositivo ci sarà e potrebbe essere del 20 per cento.
In cambio, il Movimento è pronto a dare il via libera senza troppi problemi alla legittima difesa. Difficile che la Lega si opponga a questa proposta di mediazione, anche se solo due giorni fa Matteo Salvini aveva fissato in almeno il 33 per cento la percentuale minima dei votanti: «Altrimenti qua si alzano in dieci e decidono cosa fare».
MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE
Oggi alle 11 alla Commissione Affari Costituzionale della Camera comincia la discussione delle proposte abbinate dei testi di Francesco D' Uva (5 Stelle), Stefano Ceccanti (Pd) e Riccardo Magi (+Europa).
Quella del Movimento prevede un meccanismo inedito: se le proposte di legge di iniziativa popolare (presentate con 500 mila firme) non vengono trasformate in legge entro 18 mesi dal Parlamento, si trasformano in referendum propositivo vincolante. Nel caso in cui le Camere approvino invece un testo difforme, si andrà al ballottaggio tra le due proposte.
Uno dei problemi è il quorum. Ma ne vengono segnalati altri due: non c' è un limite per materia (si potrebbero fare anche in leggi di spesa e penali) e non c' è un tetto annuo al numero dei referendum. Nel contratto di governo era prevista la cancellazione del quorum anche per il referendum abrogativo, che però non è stata rilanciata.
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Il leghista Igor Iezzi, che dice di voler evitare «lo strapotere di minoranze superorganizzate», aveva ventilato un emendamento poi mai presentato. Il radicale Magi prova a mediare tra i testi dei 5 Stelle e del Pd: «Il referendum nasce con le istituzioni rappresentative e non può sostituirle, come vorrebbe M5S.
Si potrebbe inserire un quorum di voto favorevole, non di partecipazione. E limitare il numero di materie. Il meccanismo del ballottaggio, poi, è aberrante, perché rischia di contrapporre popolo e Parlamento». Nel frattempo, però, giacciono (per l' inerzia di questo e di molti Parlamenti precedenti) diverse proposte di legge di iniziativa popolare, che non vengono calendarizzate e che dopo due legislature decadono.
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Il Movimento si prepara a cedere sulla battaglia del quorum utilizzando un argomento non proprio originale. Che espone senza infingimenti il senatore Elio Lannutti: «È giusto mettere un quorum, così evitiamo uno sperpero di pubblico denaro». Non già dunque per evitare che pochi possano decidere su questioni complesse per molti, ma per ridurre spese e tagliare costi. Che la legge passi non è detto, anche perché si tratta di una riforma costituzionale che prevede due passaggi e maggioranze qualificate. Ma quel che importa ai 5 Stelle è arrivare prima delle Europee con il testo approvato dalle Camere. Per questo c' è molta fretta ed è stata già fissata l' Aula per il 16 gennaio.