Estratto dell’articolo di Alessandra Ziniti per www.repubblica.it
naufragio nello ionio
Violentata e strangolata a bordo della barca a vela che colava a picco. Emerge orrore su orrore dalle indagini sul naufragio che domenica 16 giugno è costato la vita a circa 65 persone partite dalla Turchia su un’imbarcazione poi affondata in acque Sar italiane a circa 100 miglia dalle coste calabresi.
Una donna sopravvissuta ha raccontato agli inquirenti la tragica fine della figlia, una ragazzina di soli 16 anni, uccisa a bordo da uno dei passeggeri, un uomo iracheno, anche lui tra gli undici superstiti, che ha riconosciuto e denunciato e che oggi è stato arrestato dagli uomini della squadra mobile di Reggio Calabria e del commissariato di Siderno.
Nei confronti dell’uomo la Procura di Locri ha emesso un decreto di fermo per omicidio. Secondo il drammatico racconto della donna, mentre la barca era già alla deriva dopo l’esplosione ad un motore, l’uomo, un giovane iracheno di 27 anni, avrebbe preso di miro la ragazzina, usandole violenza fino a soffocarla.
NAUFRAGIO DI UNA BARCA A VELA AL LARGO DELLE COSTE CALABRESI
[…] Orrore su orrore in un naufragio dai contorni ancora indefiniti, dove non c’è chiarezza neanche sul numero delle vittime recuperate: 36 l’ultimo numero dato dalla prefettura di Reggio Calabria, le salme portate a terra dai mezzi della Guardia costiera in diversi porti calabresi quasi sempre di notte, le bare mai viste, non un solo momento di cordoglio e raccoglimento. Una strategia studiata per evitare l’effetto Cutro.