la regina elisabetta e diana
Natalia Aspesi per il Venerdì – la Repubblica
Oggi sarebbe una bella signora di 56 anni, il sorriso di sempre, lo sguardo malinconico che commuoveva tutti. Potrebbe aver cambiato negli anni più di un cognome, di un titolo e di un marito, avrebbe forse altri figli, l’ex suocera sempre inamovibile regina, l’ex marito Carlo quasi settantenne e risposato ancora in attesa della corona, i due figli adulti, anche loro eredi al trono, una nuora molto bella e dalla vita placida che non sarebbe riuscita a rubarle la scena.
Diana, una nonna magnifica di due piccini, il principe George, quattro anni, la principessa Charlotte, due, da amare e che l’avrebbero amata come William e Harry l’avevano amata e mai dimenticata. Forse avrebbe conquistato finalmente una vita privata, e magari avrebbe sofferto di non essere più la donna più fotografata del mondo, sostituita da fulminee celebrità del web, con milioni di clic per non più di un paio d’anni.
diana e fergie scherzano con gli ombrelli ad ascot
Lei lo è stata per tutta la sua breve vita, e forse per quello non c’è più. Il 23 giugno 1997, esattamente 20 anni fa, la casa Christie’s di New York mise all’asta 79 abiti da sera scelti da lei, dalla principessa di Galles, nel suo immenso guardaroba a Kensington Palace: quello di velluto e seta blu, che aveva indossato, con un alto collare di perle danzando con John Travolta alla Casa Bianca, allora presidente Usa era Ronald Reagan, fu battuto a 222.500 dollari. Tutto il ricavato, 3 milioni e 258.750 dollari andarono ai malati di Aids e cancro sulle due sponde dell’Atlantico.
diana dodi
Diana arrivò per il ricevimento finale, abbronzata, bellissima, con un corto abito sottoveste a fiori, che sottolineava la sua nuova libertà: sempre autorizzata a chiamarsi Principessa del Galles ma non più Sua Altezza Reale, non più futura regina d’Inghilterra ma per sempre madre di un futuro re. Era ormai una giovane donna di 36 anni, al massimo del suo fascino e con una intera esistenza da ricreare. Quella sua vita sospesa tra nuovi amori, nuovi impegni umanitari, l’intero mondo a celebrarla ma anche a braccarla, finì poco più di due mesi dopo: il suo cuore si fermò definitivamente alle 4.05 del mattino di domenica 31 agosto 1997, nella sala operatoria del Pavillon Cordier dell’ospedale Pitié-Salpêtrière di Parigi.
Quella fine così assurda fu pianta da tutto il mondo che aveva amato la favola di una nobile giovane vergine andata sposa, arrivando nella cattedrale in un cocchio antico, a un futuro re, che però si sarebbe rivelato un marito senza amore; madre amorevole di due figli che l’amavano moltissimo, in diversa posizione eredi al trono, due suoceri ostili, tradita, bulimica, appassionata di maghe, tentata dal suicidio, sventata, con suoi innamorati chiacchieroni e sfruttatori, pazza per la moda, dedita con convinzione e autentica compassione alla lotta contro le malattie, le mine antiuomo, la fame di intere popolazioni, il dolore degli indifesi e delle vittime.
diana hasnat khan
Per il suo funerale, il 6 settembre 1997, Londra fu invasa da più di 3 milioni di persone in lutto e in lacrime; il giovane nuovo premier laburista, Tony Blair, trovò le parole giuste per celebrarla, la regina fu costretta a far abbassare su Buckingham Palace la bandiera (quella della Gran Bretagna, non dei Windsor), a tornare da Balmoral a Londra col principe Filippo e i due ragazzi, William e Harry, storditi e disperati; e a dedicarle parole di rimpianto e di lode in un discorso televisivo che le era stato imposto nel momento più difficile della monarchia.
L’ultima estate di Diana è la cronaca documentata e appassionante che Antonio Caprarica, autore anche di una biografia della Regina ultranovantenne (Intramontabile Elisabetta) dedica agli ultimi mesi di vita della principessa, giorni confusi, affannosi, fastosi e crudeli, forse ancora insondabili sotto il clamore dei pettegolezzi e delle illazioni, dei fraintendimenti, delle menzogne e dei silenzi.
carlo e diana
L’ennesimo fallimento nella vita sentimentale della più ambita donna di quel tempo era stato, dopo due anni quasi del tutto segreti, la fine del legame con il suo coetaneo Hasnat Khan, cardiochirurgo pachistano in un ospedale londinese, innamorato del suo lavoro e probabilmente anche di lei, ma deciso a non farsi divorare dalla stampa: in una testimonianza consegnata nel 2004 a Scotland Yard per l’inchiesta ufficiale sulla morte di Lady D, il giovane medico ha scritto: «La mia principale preoccupazione circa il matrimonio era che la mia vita sarebbe diventata un inferno a causa di chi era Diana. Sapevo che non avrei potuto vivere una vita normale».
LADY DIANA CAMILLA
Lei lo tartassava di messaggini firmati Dr. Armani, verso mezzanotte andava a trovarlo in ospedale, raggiunse anche Lahore per farsi conoscere dalla famiglia di lui che non la prese in considerazione: inglese, protestante e divorziata. La madre e il padre furono categorici, il figlio avrebbe sposato non quella signora bionda dalle lunghe gambe sempre in mostra, ma una ragazza scelta da loro, che «deve appartenere a una famiglia rispettabile, possibilmente benestante, dell’alta borghesia, e in ogni caso pachistana e musulmana».
Sarà poi lei, la bellissima principessa, a rinunciare a quest’uomo diverso da tutti quelli che aveva frequentato, che le aveva fatto conoscere un modo di vivere a lei ignoto e che, alme no per un po’, l’aveva affascinata: quando lo raggiungeva nel suo monolocale, si trasformava in casalinga, gli lavava le magliette, passava l’aspirapolvere, scoprendo l’esistenza del microonde per scaldargli i cibi pronti. Dal 28 agosto 1996 Diana è ufficialmente divorziata, come ha voluto fermamente la regina, è libera e ricca, “liquidata” dalla famiglia Windsor con 17 milioni di sterline.
Un anno dopo festeggia quella data sull’immenso yacht Jonikal, appena acquistato da Mohamed Al-Fayed e regalato al figlio Dodi, per ospitarla sontuosamente nelle acque di Saint- Tropez. Si sa chi è Al-Fayed, un egiziano di ricchezza assurda, tra l’altro proprietario allora dei grandi magazzini di lusso Harrods, che però non è mai riuscito a farsi accogliere da chi conta in Inghilterra, sempre snobbato e tenuto lontano. Né è servito, anzi l’ha maggiormente danneggiato, aver affittato per 50 anni il castello Windsor a Parigi, dove hanno vissuto Edoardo e Wally, i reprobi della Casa reale.
LADY DIANA CARLO
Anche Diana ha sempre cortesemente rifiutato i suoi sontuosi inviti ma in quel luglio del 1997, col divorzio già firmato anche se non ancora diventato pubblico, forse è la sola vacanza che può permettersi: perché a luglio le spettano i figli che passeranno poi l’agosto a Balmoral con i nonni. Non lei, ma i ragazzi vanno protetti e si sa che Al-Fayed è maniaco della sorveglianza e ha a sua disposizione un vero esercito di guardie del corpo.
A Saint- Tropez il magnate ha acquistato un castello, un paradiso terrestre costruito nel 1860, trenta stanze da letto, eliporto e tutto ciò che la ricchezza sprecona può permettere. William ha 14 anni, Harry 12, Al Fayed arriva con la seconda moglie, ex modella finlandese e i loro quattro figli ragazzini. E ordina a Dodi di piantare la fidanzata e la vacanza progettata con lei ed accorrere dove avrà una sorpresa: una bellissima celebre ricca ragazza single, che se entrasse in famiglia, consentirebbe finalmente all’egiziano miliardario di non essere più un reietto.
LADY DIANA CARLO
Dodi è un playboy di 42 anni, molto fascinoso, sedicente produttore cinematografico, in realtà coperto di denaro dal padre e abituato a uno sperpero grandioso. Caprarica racconta con un ritmo incalzante, una ricchezza di particolari, un intrecciarsi di possibili verità, il nascere di un‘amicizia, poi di una relazione amorosa che secondo le notizie da lui raccolte non era un amore ma solo una distrazione estiva, almeno per la principessa, stordita da quella ricchezza generosa e plateale, dall’eccesso di gioielli che le venivano regalati;
a Londra avrebbe rivisto il suo cardiochirurgo, e intanto scambiava telefonate con un altro miliardario, pure lui musulmano. Caprarica è stato corrispondente per la Rai da Londra proprio da quel 1997, ed è convinto che, contrariamente a quanto sempre sostenuto dal padre di Dodi, Diana non aveva nessuna intenzione di sposarlo, né aveva accettato un anello di fidanzamento.
LADY DIANA
Fu una storia estiva la loro, dal 14 luglio al 31 agosto, notte in cui morirono, meno di due mesi di fughe, crociere, vacanze, in guerra continua con l’esercito sempre più agguerrito e spietato dei fotografi. In quei 48 giorni la principessa non aveva smesso il suo impegno umanitario: l’8 agosto parte infatti per la sua missione antimine in Bosnia, che affronterà con la sua solita grazia, tenerezza, compassione.
La mattina del giorno prima il Mirror ha pubblicato la prima indiscrezione sulla nuova coppia, ma domenica 10 la prima pagina del Sunday Mirror ha uno scoop mondiale: col titolo The Kiss a caratteri cubitali, c’è una grande foto, sfuocata, di Diana e Dodi, «stretta tra le braccia del suo amante, la Principessa trova finalmente la sua felicità». Diana che bacia Dodi.
Un milione di sterline, tre milioni nel resto del mondo, ricorda Caprarica, per lo scoop clamoroso di un fotografo italiano, Mario Brenna, avvertito dall’inglese Jason Fraser a sua volta avvertito da qualcuno molto vicino alla principessa, mentre a insaputa di lei e di Dodi, lo stesso Al-Fayed tiene al corrente i giornali di ogni mossa della coppia in vacanza. A un certo punto l’assedio violento dei fotografi impaurisce persino Diana che pure ha sempre amato l’attenzione dei media, soprattutto quando le serviva a oscurare Carlo.
Dodi al Fayed e Lady Diana
È per questo che non si capisce il comportamento dei due nelle ultime ore della loro vita. Il 30 agosto alle 15.20 sbarcano dal jet privato a Le Bourget, l’aeroporto parigino dei Vip, dove comincia l’inarrestabile violento assalto dei reporter armati di teleobiettivi e, su moto potenti, l’inseguimento alla Mercedes della coppia. Che arriva a villa Windsor, al Bois de Boulogne, dove si fermano 28 minuti, e riescono a raggiungere il Ritz, di proprietà di Al Fayed.
Lei va dal parrucchiere lui, in macchina, raggiunge la gioielleria Repossi proprio di fronte all’albergo e ci sta 7 minuti e 27 secondi, troppo poco per scegliere il famoso anello del non ancora programmato fidanzamento. Hanno a disposizione per la notte la lussuosa suite imperiale, fuori rumoreggia un muro di fotografi: perché Dodi decide di affrontarli ancora per andare insieme nel suo appartamento personale a due passi dall’Etoile?
Antonio Caprarica ADS
Dove però non si barricano, perché alle 21.35 ecco la coppia gettarsi di nuovo nel caos, per raggiungere un bistrot già assediato e decidere quindi di cenare al Ritz, dove li aspettano altri paparazzi e non ci sono più tavoli liberi. Alle 22.10 lasciano il ristorante e si fanno servire la cena nella loro suite.
Ma Dodi non si lascia impressionare dalla bolgia di curiosi e fotografi che ormai invade place Vandôme, né dalla stanchezza di Diana, e decide che devono tornare nel suo appartamento. Ancor peggio, per guidare la macchina sceglie il vice capo della sicurezza dell’albergo, Henri Paul, che nel frattempo si è scolato una quantità esagerata di pastis e vino.
Pochi minuti dopo mezzanotte la coppia lascia l’albergo con un programma imposto da Dodi e che le guardie del corpo hanno tentato invano di fargli cambiare. Henri Paul guida tra 118 e i 155 chilometri l’ora dove il limite è a 50. Davanti, oltre all’autista, c’è una guardia del corpo, dietro Diana e Dodi, senza cinture di sicurezza: dentro la galleria dell’Alma. «La corsa verso la morte dura tre minuti» scrive Caprarica.
lady diana
«Mezzanotte era passata da 23 minuti». Le pagine finali di L’ultima estate di Diana raccontano come in pochi secondi attorno all’ammasso informe delle lamiere, a quell’atroce spettacolo, si scattano le prime foto. Diana «giaceva sul pavimento, coperta da un tappetino, ma respirava e sembrava illesa, per quanto le gambe apparissero disposte in modo innaturale… e la testa fosse incastrata tra i due sedili anteriori». Si lamentava, stava morendo mentre la mitragliavano di scatti che non sarebbero mai stati pubblicati dai giornali inglesi. Per Dodi e gli altri pareva già che non ci fosse più speranza.
lady diana a necker island
Sull’ambulanza il cuore di Diana si ferma, la rianimano, poi in ospedale si ferma ancora e ancora la rianimano, ma si capisce che la situazione è senza speranza, il cuore è addirittura spostato a destra dal terribile urto. Il terzo arresto cardiaco è fatale. Così la ricordano in quel momento: «Il suo viso era estremamente dolce, molto fresco, molto sereno, molto giovane. Era davvero commovente. Aveva quei capelli biondi che la facevano assomigliare a un putto di Raffaello».
diana amava andare a cavallo