1. IL MILAN SOTTO LA LENTE DI PECHINO PER RISCHIO SISTEMICO
Andrea Pira per www.milanofinanza.it
C’è anche la nuova proprietà del Milan tra le società le cui operazioni potrebbero rappresentare un rischio sistemico per il sistema finanziario cinese e che pertanto sono finiti sotto la lente dell’autorità di regolamentazione del settore bancario. All’inizio di giugno, riferisce la stampa cinese, la China Banking Regulatory Commission ha dato istruzione a diversi istituti di fornire maggiori informazioni sui prestiti contratti da alcuni dei gruppi più attivi negli investimenti esteri e di verificare l’esposizione nei loro confronti.
li yonghong closing milan
Le società coinvolte sono la Dalian Wanda del magnate Wang Jianlin, le cui acquisizioni spaziano dal calcio (ha il 20% dell’Atletico Madrid) all’intrattenimento (con le sale Odeon e Uci); il gruppo Fosun (proprietario del Club Méd e che in Italia ha rilevato il 35% della casa di moda Caruso); la holding Hna, primo azionista di Deutsche Bank e della quale si è parlato per un possibile interessamento verso Alitalia. Fa parte del gruppo anche il colosso della assicurazioni Anbang recentemente all’onore delle cronache per i contatti d’affari con il genero di Donald Trump e per l’arresto la scorsa settimana del presidente Wu Xiaohui.
Assieme a questi giganti dell’economia cinese, sotto la lente dell’authority guidata da Guo Shuqing è finita anche la Rossoneri Sport, il veicolo creato per l’acquisizione del Milan. L’operazione da 740 milioni è stata dal punto di vista dell’immagine una delle più rilevanti della campagna d’investimenti delle imprese cinesi all’estero, tanto più nel pieno della promozione del calcio in atto nel Paese. L’addio di Silvio Berlusconi e il passaggio del club da Fininvest alla compagine guidata da Li Yonghong sono però stati rallentati dalle restrizioni alla fuoriuscita di capitali imposta da Pechino per evitare il deprezzamento dello yuan. Limitazioni che la nuova proprietà rossonera era comunque riuscita a scavalcare.
gruppi cinesi rischio sistemico
Tra le alte sfere della dirigenza comunista non erano però mancate perplessità. Lo scorso marzo Pan Gongsheng, vicegovernatore della People’s bank of China, aveva espresso dubbi sulle operazioni effettuate a debito per acquistare squadre di calcio, chiedendosi se le stesse siano utili a migliorare il livello del football nella Repubblica popolare. Le grandi aziende sono «naturalmente» sotto l’occhio del regolatore. Per il loro peso portano infatti con sé un rischio sistemico che potrebbe scaricarsi su realtà più piccole, ha ricordato il vice direttore generale della Cbrc, Liu Zhiqing.
Le richieste del regolatore rientrano peraltro nel mandato assegnato a Guo al momento della sua nomina lo scorso febbraio: ridurre i rischi insiti nel sistema del credito cinese. Da più parti infatti è stato sollevato il pericolo della leva finanziaria e l’eccessivo indebitamento con i quali le aziende ottengono le risorse per le acquisizioni in mancanza di liquidità. Inoltre, i controlli sono stati richiesti mentre la finanza cinese è finita nel mirino della campagna anti-corruzione, come dimostra la vicenda Anbang.
crollo in borsa per i giganti a rischio sistemico
Per le tre aziende quotate delle cinque nella lenta della vigilanza le ripecussioni si sono fatte senitire in borsa. A Hong Kong Dalian Wanda e Fosun hanno perso rispettivamente il 5,8% e il 6,2%. Hna il 7,5%. A Shenzen invece Dailan Wanda ha perso il 9,9%, ma su gruppo ha influito anche l’indiscrezione, smentita, che alcune banche avrebbero ordinato la vendita delle obbligazioni detenute. A questo punto, una volta completato la valutazione su potenziali rischi connessi alle acquisizioni all’estero le banche, dovranno ridurre l’esposizione nei confronti delle cinque società.
2. «RISCHIO SISTEMICO», PECHINO INDAGA SUI «CAPITALISTI ROSSI»: DAL FONDO DEL CLUB MED A QUELLO DEL MILAN
Guido Santevecchi per www.corriere.it
berlusconi li yonghong
I colossi cinesi della finanza e dell’industria che hanno guidato un’impressionante campagna di acquisizioni all’estero sono sotto inchiesta e i loro titoli in Borsa crollano. «C’è un rischio sistemico» che coinvolge le banche che hanno prestato i capitali a questi grandi gruppi ha detto ieri Liu Zhiqing, alto funzionario della «China Banking Regulatory Commission». Alle banche è stato ordinato di indagare sui loro conti.
CROLLO IN BORSA
Liu non ha fatto i nomi delle aziende coinvolte, ma le voci sul web cinese hanno cominciato a correre, indicando prima Wanda, il gruppo che spazia dal settore immobiliare all’intrattenimento e ha acquistato negli Stati Uniti catene di cinema e case di produzione: alla Borsa di Shenzhen il titolo ha perso il 10 per cento, bruciando quasi un miliardo di dollari di capitalizzazione.
Crolli analoghi per Fosun International, che negli ultimi anni ha acquisito il Club Med e Palazzo Broggi nel centro di Milano; HNA, un conglomerato che controlla compagnie aeree e altre attività logistiche e finanziarie; Anbang, partita dalle assicurazioni e lanciatasi in uno shopping globale che comprende il prestigioso Waldorf Astoria di New York.
LA VENDITA DEL MILAN
Accertamento anche su Sino-Europe Zhejiang Rossoneri Investment, il veicolo finanziario utilizzato per il tormentato acquisto cinese del Milan, ceduto da Silvio Berlusconi dopo una trattativa prolungatasi a causa del ritardato arrivo dei fondi. Ma i circa 400 milioni di euro pagati per il club di calcio italiano sono niente rispetto alle centinaia di miliardi mossi da Wanda, Fosun, Anbang e Hna.
wang qishan xi jinping
BANCHE OMBRA
Il problema è che per procurarsi i capitali questi gruppi avrebbero fatto ricorso alle banche cinesi (controllate dallo Stato) e allo «shadow banking», il mercato ombra. Il debito delle aziende è diventato un serio problema per la Cina seconda economia del mondo e ora anche il governo di Pechino, che pure lo ha non solo tollerato ma incoraggiato per la campagna di globalizzazione, lo teme.
UN DOPPIO OBIETTIVO
C’è un doppio livello in questa inchiesta. Il primo è di sostenibilità finanziaria, perché anche un Paese che si vanta di avere una «economia di mercato con caratteristiche cinesi», vale a dire un capitalismo garantito dallo Stato (che ha in cassa riserve valutarie per oltre tre trilioni di dollari), non può correre il rischio di un contagio destabilizzante dell’indebitamento «corporate» che se diventasse insolvente peserebbe sulle banche (sempre statali).
Gli economisti internazionali ammoniscono su questo pericolo da anni, sempre rimbeccati da Pechino, forte della sua crescita continua anche se rallentata. Ma ad aprile anche il presidente Xi Jinping ha parlato di «rischio finanziario sistemico» davanti al Politburo del Partito comunista.
wang qishan barack obama
LOTTA POLITICA
Ed ecco il secondo livello dell’inchiesta, quello politico. Forse il più rilevante, perché in autunno si svolgerà il 19° Congresso del Partito, avvenimento quinquennale durante il quale ci sarà un grande ricambio ai vertici. Xi Jinping vuole arrivarci senza problemi, vuole imporre tutti i suoi uomini nelle posizioni chiave.
E per farlo deve anche eliminare possibili concorrenti. Tutti i gruppi industriali sotto la lente dell’inchiesta hanno forti collegamenti politici. Ordinando alle banche di indagare sui mezzi di finanziamento arrischiati o «non convenzionali» concessi ai capitani d’industria «rossi», Xi Jinping punta con ogni probabilità a neutralizzare i loro referenti politici. Gente che ha consentito fughe di capitale e riciclaggio (anche per costituirsi patrimoni all’estero).
ARRESTI E SPARIZIONI
Wu Xiaohui di Anbang con Stephen Schwarzman di Blackstone
All’inizio di giugno è scomparso (arrestato senza comunicazione ufficiale) Wu Xiaohui, presidente di Anbang, marito della nipote di Deng Xiaoping, quindi legato a un gruppo di potere, la cosiddetta «nobiltà rossa» della Cina. Commenta Bill Bishop, sinologo che cura una news letter molto informata: «Una prova ulteriore che nessuno è intoccabile a Pechino e un promemoria ai partner internazionali che debbono conoscere a fondo le loro controparti in Cina».
Nel dicembre del 2015 scomparve misteriosamente Guo Guangchang, numero 17 tra i miliardari cinesi, il capo di Fosun: choc in Borsa fino a quando Guo non fece sapere che era impegnato a «collaborare con la polizia in un’inchiesta delicata». Lo rilasciarono dopo qualche giorno, senza ulteriori spiegazioni. A gennaio di quest’anno è toccata a Xiao Jianhua, finanziere da sei miliardi di dollari di fortuna personale e affari che lo hanno legato al vertice del potere, scomparso a Hong Kong: rapito dalla polizia di Pechino e portato in un luogo segreto in Cina «per collaborare».
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IL GRANDE INQUISITORE WANG
Un’inchiesta che spazia dagli eccessivi rischi dei capitalisti d’assalto cinesi che hanno comperato molto all’estero, alla corruzione politica. E non a caso ieri è ricomparso al telegiornale della sera Wang Qishan, membro del Politburo e capo della temuta Commissione centrale di disciplina del partito, il grande inquisitore per conto di Xi Jinping. Anche Wang ha ottimi contatti nel mondo dell’alta finanza e ultimamente erano circolate voci su un suo coinvolgimento. Questa partita è solo al primo tempo, la conclusione e il risultato si conoscerà solo al Congresso d’autunno.
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